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Creare lavoro è una «priorità assoluta», perchè «la persona che lavora, è un bene sommo».

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Ebisogna anche cominciare a guardare oltre questa fase di governo tecnico: è arrivato il momento di «rinnovare i partiti». Nel discorso con cui ha aperto i lavori del Consiglio permanente, organo direttivo dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha dedicato molto spazio a crisi e lavoro (e a quanto risulta, ha raccolto consensi in ambienti governativi, soprattutto per i capitoli di taglio più spiccatamente socio-economico). E la lettura dei fatti che ne esce sembra un invito a proseguire nelle riforme con due avvertimenti di fondo. Uno per quella parte di sindacato contrario ad alcune delle misure varate dal governo, come la modifica dell'articolo 18. L'altro per l'Esecutivo, perchè se i provvedimenti adottati hanno messo «al sicuro il Paese» e se «dal Governo sono attese soluzioni sospirate da anni», bisogna però «tenere insieme equità e rigore» ed è arrivato il momento di pensare alla ripresa, «di azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse per dare agli italiani la possibilità di lavorare». Una chiamata alle armi per tutti: Stato, imprenditoria e banche. Perchè si esce dalla «crisi più grave dal dopo guerra» se «Stato ed enti locali sono solventi e lungimiranti» e se «gli istituti bancari non si chiudono in modo indiscriminato alle richieste dei piccoli e medi imprenditori». Ma per rimettere in moto il Paese bisogna anche saper «modificare il modo di pensare» e mettere in piedi un sistema di «welfare condiviso», una rete di «conseguenze vincolanti, sul fronte del fisco, di un reddito minimo, di un credito agibile», che dia garanzie. Soprattutto ai giovani. Inoltre «nessuno può pensare di preservare automaticamente rendite di posizione». Infine: è giunto il momento di «rinnovare i partiti, tutti i partiti: non hanno alternativa se vogliono essere pronti a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese».

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