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Commissioni sui fidi, per ora non si pagano

Il tabellone in Aula alla Camera dei Deputati durante il voto finale sul decreto Liberalizzazioni

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Il dl liberalizzazioni è legge dello Stato: con 365 voti a favore, sei astenuti e 61 contrari, la Camera ha dato il via libera definitivo al provvedimento senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato. Ora andrà alla firma del Capo dello Stato e poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale.   Dunque per ora è rimasta lettera morta la richiesta delle banche che hanno mal digerito una norma che impedisce loro di chiedere commissioni ai clienti ai quali viene concesso un affidamento bancario. E che si traduce in una cospicua perdita di ricavi per i bilanci degli istituti. Nonostante le dimissioni del presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e la levata di scudi da parte del credito italiano contro il provvedimento considerato da economia dirigista, nel testo finale la situazione non è stata sanata. Resta per ora nel dossier un solo punto fermo: il governo ha infatti accolto l'ordine del giorno della maggioranza che chiede un provvedimento in tempi brevi sulle commissioni e sta studiando il modo di intervenire. Resta probabile l'ipotesi di un decreto legge che venga pubblicato contestualmente al provvedimento sulle liberalizzazioni evitando così agli istituti di credito la gestione del contenzioso che arriverebbe da eventuali ricorsi da parte dei cittadini e dei consumatori.   Fin qui la teoria però. Quando si è trattato di tradurre operativamente l'impegno in molti avrebbero alzato le mani. In primo luogo il governo stesso. Il pasticcio dell'eliminazione delle commissioni è nato in Parlamento. Nel passaggio nella commissione competente del Senato un paragrafo della norma che imponeva il taglio delle commissioni solo alle banche meno trasparenti nelle procedure è misteriosamente saltato. Così la cesoia è stata applicata a tutti gli operatori creditizi. Monti secondo quanto risulta a Il Tempo avrebbe chiesto ai parlamentari di riparare un errore da loro stessi generato. In soldoni l'esecutivo, anche per evitare di essere additato come troppo vicino ai banchieri, si sarebbe messo sulla difensiva. Dall'altra parte nessuno tra i partiti ha intenzione di apporre la firma a un atto che di fatto dà alla banche e toglie alle imprese e alle famiglie alle prese con una crisi economica senza precedenti. Il rischio per i partiti è quello di alienarsi le simpatie di un elettorato stressato dalla recessione e attento giudice, oggi, dei comportamenti della politica. Risultato: un rimpallo di responsabilità che rischia di far entrare in stallo la correzione del provvedimento. Stamattina la modifica non sarà inserita come da ipotesi circolate nei giorni scorsi nella delega fiscale con il quale il governo Monti metterà mano alla riforma dell'architettura delle tasse. Mentre il dl ad hoc con ragionevole certezza non è nell'agenda di governo nonostante i rumors. Dunque per ora a guadagnare saranno i clienti delle banche con fidi sui quali pagheranno solo gli interessi sull'utilizzo delle somme. Null'altro. Se le banche devono attendere, miglior sorte è toccata alla Telecom Italia. Il governo ha fatto proprie le rimostranze dell'Authority per le Comunicazioni contro la norma sulla liberalizzazione dell'ultimo miglio nelle tlc, e presentato in Senato un emendamento che corregge un articolo contestato anche dal presidente dell'azienda, Franco Bernabè.

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