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Le riforme? Sono già realtà

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Il governo tecnico ha aperto un'altra transizione della politica italiana, una fase di "longue durée" che lascerà il segno nel sistema istituzionale. È uno di quei rari casi in cui l'esito del motto del Gattopardo, cambiare tutto perché tutto resti come prima, non sarà rispettato. Andiamo con ordine. 1. La presidenza della Repubblica ha accentuato una tendenza a diventare sempre più luogo di azione, mediazione e ispirazione del governo. Con Napolitano si sta compiendo una parabola che vede il Quirinale assumere le sembianze del presidenzialismo di fatto. E meno male che la metamorfosi c'è stata. Manca solo la codifica formale nella Costituzione. 2. Il governo svolge la sua azione quasi interamente per decreto. La «legislazione motorizzata», un tempo contestata a destra e a sinistra, oggi è pacificamente considerata l'unico mezzo per decidere. Anche qui valgono le cose dette per il Quirinale: bisogna disegnare norme per un esecutivo più incisivo e rapido. All'interno del governo, inoltre, la figura del presidente del consiglio è potenziata, per questo è giunta l'ora di parlare di un premier forte. 3. Il Parlamento è il luogo istituzionale più debole. Quirinale e Palazzo Chigi hanno ampliato il raggio d'azione, sottraendo spazio alla mediazione dei partiti. È la certificazione dell'urgenza di una riforma che metta la parola fine al bicameralismo perfetto, un fossile da Jurassic Park. 4. Regioni, Province e Comuni, in questo scenario, sembrano il frutto della fantasia di un pazzo. Hanno potere di veto assoluto su alcune materie strategiche (energia e infrastrutture), sono un pozzo senza fondo di maladministration, hanno una finta autonomia impositiva e piazzano gabelle per finanziare in gran parte spese improduttive. Urge eliminare i livelli intermedi (le Province), ridare allo Stato le competenze sulle opere strategiche e introdurre negli Enti locali il concetto di spending review. Quest'ultimo punto non si risolve con il federalismo pasticciato dei leghisti-statalisti. I dati della realtà sono sotto gli occhi di tutti. Alcune riforme hanno bisogno solo di essere codificate perché sono già materialmente visibili tutti i giorni. Serve solo una materia prima: il coraggio di ammetterlo.  

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