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Il governo si spacca sul conto in banca

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La norma sui conti correnti gratis per coloro che percepiscono una pensione fino a 1.500 euro «non è in discussione». Mario Monti sceglie la riunione di ieri pomeriggio tra le commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, riunitesi congiuntamente con l'obiettivo di esaminare il decreto legge sulle liberalizzazioni, per mettere la parola fine a una vicenda che rischiava di diventare alquanto imbarazzante per tutto l'esecutivo. Un vero e proprio polverone sollevato dalle dichiarazioni contrastanti di due sottosegretari che hanno prestato il fianco alla stoccata di alcuni deputati leghisti abili nel chiedere immediatamente spiegazioni al premier. Tutto ha avuto inizio mercoledì scorso quando il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, aveva escluso che potessero esserci decreti ad hoc per correggere la norma sulle commissioni bancarie contenuta nel dl liberalizzazioni. Di conseguenza il governo, secondo Polillo, avrebbe dovuto intervenire con un successivo provvedimento sulla misura del dl liberalizzazioni che prevede la gratuità dei conti correnti per i pensionati che percepiscono fino a 1.500 euro al mese. A detta di Polillo, la misura sarebbe stata un danno per le banche. Di tutt'altro avviso il collega Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico, che si era immediatamente smarcato dalla posizione di Polillo: «Il governo è favorevole a modificare la norma sulle commissioni bancarie contenuta nel dl liberalizzazioni se sarà il Parlamento a intervenire». «La posizione del governo è nota - ha detto - quella sulle commissioni bancarie è una norma votata dal Parlamento. Naturalmente il parere del governo era contrario. Se il Parlamento riterrà di modificare la norma noi saremo assolutamente favorevoli a modificarla». Parole che avevano immediatamente suscitato confuzione nei commissari tanto che non appena Monti si è presentato alla riunione di ieri pomeriggio alla Sala del Mappamondo della Camera il vicecapogruppo dei deputati della Lega Nord, Maurizio Fugatti ha chiesto al premier spiegazioni «su un tema così delicato». Spiegazioni che, ironia della sorte, il premier ha dato, in chiusura di seduta quando ormai i sei commissari del Carroccio, in protesta con il governo per aver blindato il testo indebolendo il ruolo del Parlamento, avevano già abbandonato la sala. E al sottosegretario Polillo non restava che fare una rapida correzione di rotta: «Non ho mai detto di eliminare la gratuità dei conti correnti. Ho detto - chiosa Polillo - una cosa meno banale: l'obbligo di tenuta del conto corrente nasce dalla norma sulla tracciabilità, decisa nel "salva Italia". E proprio nella manovra "salva Italia" c'è un articolo che potrebbe dare un'ipotetico sviluppo a tutta la vicenda. Infatti la «battaglia» sulle commissioni bancarie potrebbe comportare il "ritorno" ad una commissione omnicomprensiva, che non superi lo 0,5% della somma complessiva prestata dagli istituti di credito o dei fidi per gli sconfinamenti. Il provvedimento demanda però ad una delibera del Cicr, il Comitato interministeriale per il credito che deve adottare disposizioni applicative. Ma se sulle "banche " il governo ha dovuto ripiegare, sulla bontà del decreto Monti torna a fare la parte del leone: «Credo che sia da considerare lo sforzo per le liberalizzazioni non di ossequio a un principio ma uno sforzo concreto per più crescita e più equità. È un dovere contribuire a questo sforzo». Poi ha ribadito: «il decreto legge sulla concorrenza «non ha perso un grammo del quantum di liberalizzazioni ma anzi ha acquistato in realismo e capacità di applicazione». Nel suo intervento il premier ha voluto anche lanciare un appello alla Camera, visti i tempi stretti e il testo «migliorato». Ai deputati ha infatti chiesto di rinunciare a modificare il testo per evitare una terza lettura in Senato: i mercati, ha detto, «ci osservano». Monti tuttavia non ha solo stoppato gli emendamenti, ma ha fatto il punto sulle politiche economiche del governo. «Nelle ultime settimane - ha detto - c'è stata una distensione del quadro finanziario, ma che non si è perfettamente normalizzato. Siamo in una posizione di attenta vigilanza rispetto ai mercati finanziari». Quindi vanno respinti «prematuri e pericolosi impulsi a rilassamento» del quadro di risanamento, perchè «ogni arretramento può dare cadute del sistema». E questo spiega il secondo passaggio del premier: «nel contesto dato, le politiche redistributive si pongono come un "posterius" rispetto alle politiche di sviluppo non in deficit»; che tradotto significa: oggi come oggi non ci sono soldi né per taglio di tasse né da mettere in politiche industriali onerose per lo Stato. Ed è per questo, ha insistito Monti, che si deve puntare sulle liberalizzazioni. «Più concorrenza - ha spiegato - vuol dire minori rendite di posizione e minori freni all'economia che sono delle imposte occulte che, attraverso interventi dei pubblici poteri, determinano dei gravami con vantaggi indebiti per altri cittadini». Insomma imprese e cittadini risparmieranno su tariffe professionali, su assicurazioni, sulle commissioni delle banche. Quindi le liberalizzazioni quindi «danno più crescita e più equità». Il premier si è tolto poi un sassolino dalla scarpa. Ha respinto l'accusa di essere stato «forte con i deboli e debole con i forti»: Eni, a cui verrà tolta Snam, ha ironizzato Monti, non è un «soggetto particolarmente debole».

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