Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Fini: «Non mi dimetto». E rilancia: via alla seconda fase di Fli

default_image

  • a
  • a
  • a

Cimette lo spazio di un secondo, anzi del gesto secco della mano a Verona, dal palco del congresso veneto del suo partito, per smentire lo scenario sul suo futuro dipinto ieri dalle pagine del Giornale. Il quotidiano della famiglia Berlusconi dava Gianfranco Fini con la valigia in mano dalla Camera il prossimo autunno, per abbracciare a tempo pieno la causa del partito, in deficit di consensi elettorali. Pochi minuti e il «giallo» si chiarisce con la smentita del portavoce Fabrizio Alfano. «Le dimissioni del presidente della Camera Gianfranco Fini - taglia corto - sono solo il frutto di fantasie». Più caustico Italo Bocchino: «Lo ha scritto il Giornale? allora è la prova che non accadrà». Al governo Monti il presidente di Fli conferma piena fiducia sino alla scadenza del 2013. «Si assumerebbe una grande responsabilità - avverte, parlando ad una platea non amplissima, ma che vede in prima fila, l'ex ministro Galan, l'ex parlamentare azzurro Fabio Gava e il coordinatore veneto dell'Udc Antonio De Poli - chi per qualche motivo dicesse "basta si va a votare", perché si fermerebbero anche i passi avanti fatti a livello internazionale». Non fosse altro perché il governo dei professori è stato la pietra tombale «dell'epoca delle promesse, dei programmi miracolistici, della bacchetta magica - dice Fini, senza nominare Berlusconi - La gente non crede a chi promette il paradiso, delegittima gli avversari e si impania in tutta una serie di problemi». Anche sulle vicende dei marò arrestati in India e della morte di Lamolinara, Fini chiude la porta a «polemiche strumentali» verso il governo, sollecitando l'accertamento della verità per entrambi gli episodi. Dell'esecutivo Monti Fini sposa anche le perplessità sull'articolo 18, bollandolo come vessillo del passato. «Fatti salvi i diritti per chi è già assunto - chiarisce - per i neoassunti è tempo di dire che l'articolo 18 è un reperto archeologico: anziché sulla uscita ci dobbiamo concentrare su come si entra nel mondo del lavoro». E per le aziende chiede che a fare da volano alle nuove assunzioni non siano gli incentivi all'occupazione, ma l'abbassamento della pressione fiscale. Il presidente di Fli si concentra sulla Lega solo per chiedere una revisione del federalismo che tenga conto dell'attuale, difficile contingenza economica. «Il meccanismo del federalismo comporta l'esatto opposto rispetto a quello per cui era stato congeniato: l'innalzamento delle tasse locali per garantire i servizi».

Dai blog