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Bevuto lo spread tornano sul ring

Nella combo il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani

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I partiti possono andare in letargo, fare passi indietro, lasciare per un po' ai governi tecnici il timone, ma quando s'avvicina la data delle elezioni, si risvegliano e saltellano qua e là in cerca di cibo, cioè di voti. La campagna elettorale è partita e il governo Monti dovrà fare i conti con un clima che passerà dalla «pax parlamentare» a un confronto sempre più aspro tra i partiti che, in ogni caso, continueranno a votare i suoi provvedimenti, cercando ogni volta di differenziarsi, marcare la distanza dall'avversario, esibire la propria «schiena dritta». Bevuto lo spread, si ritorna sul ring. Lo scambio di "carezze" tra Alfano e Bersani è il passaggio di stagione: Pdl e Pd marciano verso la trincea del voto, il consenso e la corsa per le candidature cominciano ad essere un tema pesante che verrà associato alle trattative per una nuova legge elettorale, più che mai necessaria. Ma se volano colpi sotto la cintola il banco salta e si andrà a votare con il «porcellum». Un disastro. Suggerisco ai partiti di trovare una buona legge alternativa, la crisi di fiducia in cui sono piombati (solo l'otto per cento dei cittadini confida nei movimenti politici) parla da sola: devono restituire lo scettro al popolo e togliere di mezzo la vergogna dei nominati. Nessuna legge è perfetta, ma quella in vigore ha consentito l'elezione di troppi candidati senza merito e l'estromissione di uomini e donne che invece avrebbero ben servito il Parlamento. La politica è un campo di battaglia durissimo e né Alfano né Bersani possono farla con l'uncinetto, sfodereranno la spada e brandiranno anche l'ascia. Chi s'acciglia chiedendo «sobrietà» fa finta di non sapere che i partiti preparano il loro ritorno. Massimo D'Alema l'ha detto chiaramente al Corriere della Sera: un bis di Monti sarebbe una sconfitta della politica. E questo testimonia che i primi a non volere una replica del governo tecnico sono i democratici. Hanno accettato la soluzione imposta da Napolitano per la transizione, ma non pensano di far diventare il provvisorio (Monti) permanente. E il Pdl? Ha seri problemi di coalizione (senza la Lega non si vince al Nord e dunque nel Paese), la distanza con l'Udc è forte, Alfano ha bisogno di rafforzarsi dentro il partito e una sconfitta alle politiche sarebbe difficile da gestire senza un «piano b» pronto. Quale? Per ora si chiama Monti bis.  

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