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Politica e social network: come non restare intrappolati nella Rete

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Da un tweet che diventa notizia, alle campagne elettorali gestite sul web: i nuovi media sono ufficialmente entrati a Palazzo e si candidano a diventare un imprescindibile strumento di comunicazione e informazione. La politica saprà approfittarne? Saprà utilizzare l'interazione, categoria principe della realtà virtuale, per riconquistare il rapporto - perduto - con i cittadini? Ad analizzare questo nuovo mondo e l'uso che ne fanno i partiti, il sindacato e le imprese arriva un volume che si propone di diventare una guida pratica per professionisti e non: «Combook - Twitter, Facebook, Youtube, LinkedIn. Come comunicare con i social network», di Andrea Benvenuti e Salvo Guglielmino. «Mancava nel panorama editoriale una guida completa sull'uso dei social network da parte dei giornalisti, della politica, delle imprese e del mondo sociale - spiega Guglielmino - Speriamo di aver colmato questa lacuna con questo libro. I social media sono oggi sempre più indispensabili per fare informazione». Al nuovo modo di comunicare ha ceduto anche Raffaele Bonanni: «È una libertà, un guadagno di tempo straordinario - spiega il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo alla presentazione del volume a Palazzo Giustiniani - Io tutte le mattine faccio il mio "cinguettio" su Twitter sperando di arrivare al cuore delle persone. trovo sia un fatto di igiene personale: concentrare tutto in 140 catatteri (quelli consentiti dal social network per un tweet, ndr) è un esercizio molto salutare per noi sindacalisti che siamo prolissi». Bonanni ammette invece di non avere un profilo su Facebook: «Trovo che ci siano troppe parolacce ma - data la mia passione per le foto d'epoca - sono comunque presente sotto falso nome» spiega, dando così inizio alla caccia al suo Avatar: «Cercate mio zio», ironizza allora il leader Cisl, lo stesso che avrebbe fatto la manovra meglio di Monti. «Già nel 2005 ho definito internet il viagra della politica - ricorda invece un veterano della rete come Antonio Palmieri, responsabile internet del Pdl - attraverso questo strumento possiamo ravvivare i rapporti tra politica e cittadini. È il più economico, in termini di denaro. Ma anche il più costoso - ammette - in quanto al tempo: non consente sostituti, serve che ci sia tu. Su internet fai ciò che sei». Convinto della portata rivoluzionaria della rete anche Enrico Letta, vicepresidente del Pd: «Sarà come passare dal cinema muto al cinema parlato - spiega - È un paradigma che cambia tutto: fa saltare la verticalità e premia i contenuti e il merito». A bacchettare i professionisti della politica così pieni di buone intenzioni ci pensano però Sergio Rizzo, del Corriere della Sera, e il direttore de Il Tempo, Mario Sechi: «Ormai se non fai un tweet non sei nessuno - attacca il primo - ma perché sui siti dei partiti non ci sono ancora i bilianci e l'elenco dei finanziatori?». Sechi ricorda invece l'uso della rete durante la primavera araba e la condizione in cui adesso vivono i Paesi che hanno ospitato le rivolte e ammonisce: «L'equazione internet uguale libertà è un imbroglio, la politica deve fare la sua parte». Na. Pie

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