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Cantieri italiani bloccati dalle proteste

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Dinieghiche «bloccano il Paese», lasciandolo in sospeso nel limbo dei tavoli di discussione che non giungono mai ad una fine. È questo il dato principale sancito dalla VII edizione del rapporto dell'Osservatorio media permanente Nimby Forum (dove Nimby sta per Not In My Back Yard cioè «non nel mio cortile») presentato ieri aPalazzo Wedekind da Alessandro Beulcke alla presenza del direttore de Il Tempo Mario Sechi. Per il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, l'Italia dovrebbe «recuperare l'autorevolezza delle istituzioni, e rafforzare l'autonomia, quando si tratta di decidere sulle opere pubbliche». Questo perché - che si tratti di rifiuti, energia, bonifiche o Tav, «non si vuole fare quel lavoro di pulizia culturale» che è necessario al Paese. Delle 331 opere contestate, 163 sono sbocciate nel corso dell'ultimo anno, mentre gli altri 168 si conoscono dal 2004. Secondo Nimby Forum, nel 26,7% dei casi è «la politica locale ad animare la protesta» (era al 23% nel 2010), i comitati si oppongono nel 18,9% dei casi (25,4% nel 2010); il 51% delle contestazioni riguardano invece progetti non ancora autorizzati e spesso solo in forma di ipotesi. Per il direttore relazioni esterne di Enel, Gianluca Comin, «non c'è nessuno che abbia potuto costruire senza blocchi», anche se ormai c'è «un clima di trasparenza» volto a informare i cittadini. E gli esempi non mancano, come quelli fatti da Stefano Conti, direttore Affari istituzionali di Terna, che racconta per esempio di Conferenze di servizio che dovrebbero durare al massimo 180 giorni ma che invece superano questo limite in tutti le autorizzazioni. In ogni caso secondo Comin è necessario «mettere nell'agenda del Paese la stabilità normativa».

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