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Regioni e Comuni in rivolta contro la Tesoreria unica

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Unasituazione che spinge il governo verso la richiesta dell'ennesimo voto di fiducia. La decisione sarà ufficializzata oggi e riguarderà il testo così come è stato licenziato dalla commissione Industria, che nella sua maratona conclusa ieri mattina ha introdotto ben 141 modifiche. Il voto finale arriverà in serata, poi il testo verrà trasmesso alla Camera. Qui è stato stabilito che l'esame in Commissione termini entro il 19 marzo. Ma il premier Mario Monti, annunciando che «vigilerà» sul secondo passaggio parlamentare, lascia intendere che i margini per ulteriori cambiamenti è pochissimo. Tra i nodi da sciogliere rimane però quello sulla Tesoreria unica, con Roberto Maroni che minaccia di guidare la rivolta di Comuni e Regioni. Ieri mattina, Idv e Lega hanno presentato delle pregiudiziali di costituzionalità sostenendo che questa norma fosse illegittima. Ma l'Assemblea le ha respinte. «Nessun ente locale non avrà i soldi da spendere», ha rassicurato il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli. Intanto il governo ha accolto un ordine del giorno del leghista Massimo Garavaglia. In esso si impegna l'esecutivo a dare agli Enti locali gli interessi maturati nella Tesoreria centrale, a evitare che debbano ricorrere alle banche per avere liquidità, e a non lasciare affondare le piccole banche locali per le quali una quota consistente del fatturato deriva dallo svolgimento del servizio di tesoreria degli Enti locali. Non contenti dell'esito della formulazione del decreto sono gli agenti assicurativi rappresentati dal Sindacato Nazionale Agenti (Sna) pronti a presentare ricorsi all'Isvap. Secondo lo Sna l'obbligo di confronto dei preventivi non garantisce ai clienti un reale confronto dei prezzi delle polizze.

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