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Silvio promuove Monti: "Con lui fino al 2013"

Silvio Berlusconi e Mario Monti

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Altro che Forza Italia, Berlusconi fa Forza Monti. L'aveva già confidato ai fedelissimi nei giorni scorsi: il governo guidato dal Professore deve arrivare al 2013. Per approvare le riforme, certo, ma anche perché man mano che passa il tempo le difficoltà per la Sinistra aumentano: le fibrillazioni sul mercato del lavoro sono evidenti. Chi ha incontrato il Cavaliere racconta addirittura che Berlusconi guarderebbe anche al di là del 2013 e ipotizzerebbe un impegno futuro del premier in carica. Ieri il presidente Monti e il suo predecessore si sono incontrati a Palazzo Chigi. Con loro anche il segretario del Pdl Angelino Alfano, Gianni Letta e il sottosegretario Antonio Catricalà. Un incontro cordiale, durato tre ore, che l'ex ministro della Giustizia ha definito «costruttivo» ribadendo che il confronto è stato «sui principali temi dell'agenda parlamentare e internazionale». Innanzitutto la giustizia. Ma anche il mercato del lavoro e la Rai. Berlusconi non ha nascosto l'amarezza per essere perseguitato dai magistrati milanesi sul caso Mills. Avrebbe ripetuto più volte che si tratta di «una sentenza politica, già scritta». Ha ribadito dunque l'urgenza di una riforma della giustizia. Ma poi ha rassicurato Monti: non ha alcuna volontà di fare barricate. Anzi l'ex premier avrebbe garantito che il Pdl non si metterà di traverso, soprattutto sulle modifiche al testo che riguarda la responsabilità delle toghe, passato alla Camera, nonostante il parere contrario dell'esecutivo. Nessuna fibrillazione, insomma, o ripercussione sull'esecutivo tecnico. Nel pomeriggio il Cavaliere ha incontrato alcuni senatori (la norma è in discussione attualmente a Palazzo Madama) per convincerli a studiare un compromesso. Dovrebbe essere modificata la parte della responsabilità diretta dei magistrati: nel testo firmato dal leghista Pini ci si può avvalere, in caso di errore giudiziario, direttamente contro il giudice e non più nei confronti dello Stato. Anche grazie alla «moral suasion» del Quirinale la misura anti-toghe approvata dal Parlamento verrà cambiata. A Palazzo Chigi si è poi discusso di lavoro: l'ex premier ha invitato il Professore ad andare avanti senza tentennamenti. Lo ha spronato ad avere coraggio e a fare le riforme a tutti i costi. In ogni caso potrà contare sul sostegno dell'intero Pdl, ha assicurato il Cavaliere. Un sostegno che potrà valere anche per il futuro, visto che per Berlusconi il «modello Monti» non deve essere abbondonato. Nel pranzo, spiegano fonti parlamentari del Pdl, sarebbero stati toccati anche altri argomenti, come la «governance» della Rai. Per il Cavaliere non è una priorità, non dovrebbe competere all'esecutivo intervenire (come ha ricordato più volte in queste settimane il capogruppo alla Camera Cicchitto) ma anche sul futuro dell'azienda di viale Mazzini il partito non alzerà alcun muro. Berlusconi ha rivendicato l'operato dei partiti che stanno lavorando sulle riforme e s'è concentrato sulla nuova legge elettorale, nella speranza che si arrivi ad una «semplificazione» del sistema politico. Qualche distanza sul fronte della lotta all'evasione. L'ex premier avrebbe invitato l'esecutivo a proseguire sulla strada della caccia agli evasori, ma evitando accanimenti e interventi punitivi. Infine Berlusconi ha ripetuto di aver apprezzato il lavoro del governo in Ue, auspicando una maggiore spinta sul fronte della crescita. Dal canto suo, il premier Monti è andato sulla linea di sempre. Ha chiarito di ritenere «fondamentale» l'appoggio dei partiti anche e soprattutto sulla riforma del mercato del lavoro, che va portata avanti in tempi rapidi, ma attraverso il confronto. «Non cerco divisioni tra i partiti né con le parti sociali», avrebbe assicurato il Professore al Cavaliere. L'obiettivo resta sempre quello di cercare l'intesa per evitare tensioni sociali, ma l'articolo 18 non può essere un tabù. Dunque il governo va avanti. Ieri a Palazzo Chigi si è lavorato anche al Dl fiscale in arrivo domani. Il testo non è ancora definitivo. Domani in Consiglio dei ministri andrà anche il disegno di legge che fissa le norme per le elezioni dei nuovi consiglieri provinciali.

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