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Crisi Italia-India, i marò italiani rischiano la pena di morte

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I militari del San Marco fermati in India Massimiliano Latorre (con la mimetica) e Salvatore Girone (dietro con la barba)

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L'India vuole la testa dei due marò italiani. La polizia dello stato di Kerala li ritiene colpevoli di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Ricostruzione smentita dalle dichiarazioni dei nostri militari imbarcati sulla petroliera Enrica Lexie, ma nonostante la disponibilità dei marinai coinvolti e dell'Italia, l'India li ha già condannati. L'imputazione da verificare è quella prevista dall'art. 302 del codice penale indiano che prevede la condanna massima della pena di morte. Le notizie che giungono da Kochi parlano di arresto, ma i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono al Circolo ufficiali della Marina a Kochi, dove trascorreranno la notte, con loro il console Giampaolo Cutillo e dell'addetto militare italiano presso il governo di Delhi. «La situazione è grave». Il ministro Terzi abbandona i toni diplomatici di sabato e aggiunge che il livello di crisi è tale che il premier Mario Monti «è costantemente informato». Roma e New Delhi, ha reso noto la Farnesina, non hanno trovato l'accordo sulla gestione della crisi. L'incontro di ieri nella capitale indiana, tra la delegazione italiana dei ministeri di Esteri, Giustizia e Difesa e funzionari indiani, nel tentativo di trovare una posizione comune, infatti, «è andato male», ha fatto sapere una fonte vicina alla stessa delegazione. Al termine la Farnesina ha diramato un comunicato in cui ufficializzava il mancato accordo, evocando «atti unilaterali». Da parte sua il portavoce del ministero degli esteri indiano, Syed Akaruddin chiosava la riunione sostenendo che «abbiamo spiegato la logica della nostra posizione» e l'auspicio che «l'Italia voglia cooperare con noi nell'assicurare che la legge territoriale faccia il suo corso. Abbiamo anche chiesto loro di collaborare pienamente con la polizia del Kerala». Il disaccordo tra Italia e India ruota fondamentalmente attorno a quattro punti: secondo Roma, l'incidente che ha coinvolto la nave battente bandiera italiana, convinta di essere sotto l'attacco dei pirati, è avvenuto in acque internazionali, non indiane. Di conseguenza - spiega la Farnesina - la giurisdizione è di competenza della magistratura italiana. Da parte italiana si sottolinea infine che i marinai - imbarcati sulla Lexie in base a una specifica legge italiana che risponde anche alle esigenze delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia di lotta alla pirateria - sono «organi dello Stato italiano e che pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli Stati stranieri». I due militari del reggimento San Marco erano a bordo della petroliera in applicazione alle «misure anti-pirateria stabilite dalla Convenzione Onu sul diritto del mare del 1982 e da successive risoluzioni delle Nazioni Unite, alle quali nel 2011 ha aderito anche l'Italia. Precisazioni sostenute dal ministro Paola Severino. «la situazione non è tranquillizzante - ha detto il ministro della Giustizia - Abbiamo trattato tutta la notte, abbiamo in India delle persone inviate dal ministero degli Esteri, della Difesa e della Giustizia. Abbiamo comunque un'idea molto precisa: il fatto è avvenuto in acque internazionali, su una nave che batte bandiera italiana, quindi la giurisdizione è italiana».Poi, c'è la versione fornita dai fucilieri: hanno sparato è vero, ma contro un'altra imbarcazione. Tra l'altro ci sarebbero le immagini dello scontro a fuoco e oggi saranno mostrate alla polizia. I nostri militari e il comandante della Lexie hanno commesso un'ingenuità nel tornare indietro e mettersi alla fonda nel porto di Kochi. Ci sono poi diversi fatti che non quadrano nelle versione indiana. Non c'è stata nessuna autospia dei due pescatori morti e neppure la polizia sembra aver fatto almeno l'esame esterno dei cadaveri così da vedere i fori dei proiettili. Men che meno nessuna perizia balistica è stata eseguita. Contestazioni già sollevate dai nostri funzionari ai quali non è stata data risposta. Le difficoltà dei funzionari inviati dall'Italia sembrano però nascere da questioni interne all'India, infatti resta confermata la visita di Terzi prevista per il 28 prossimo. I rapporti tra New Delhi e l'amministrazione del Kerala, e la pressione dei media locali a ostacolare una rapida soluzione della crisi. Già ieri il «chief minister» dello Stato meridionale aveva sottolineato al ministro degli Esteri come, a livello locale, la vicenda avesse provocato «un forte movimento di opinione pubblica e l'agitazione per la perdita di due vite innocenti». L'opposizione soffia sulla protesta popolare e ieri alcune imbarcazioni hanno tentato di avvicinarsi alla Enrica Lexie. I due marò sono scesi a terra di loro spontanea volontà. Sono tranquilli come dimostra l'ultimo post scritto sul suo profilo Facebook da Massimiliamo Latorre: «Signori e signori vi mando un abbraccio... mi assento per qualche ora o forse per qualche giorno, alla prossima!!!». Circa un'ora prima, nella sua bacheca, un amico aveva postato la notizia relativa allo «sventato attacco a un mercantile italiano», commentando: «Con i leoni non si scherza. Fratello che c....».

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