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Garimberti rafforza il pressing su Monti

Il direttore generale della RAI Lorenza Lei e il presidente della Rai Paolo Garimberti

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All'indomani dell'infuocato consiglio d'amministrazzione della Rai non si placano le polemiche a viale Mazzini. Anzi il clima è quello dell'attesa di nuove scosse di assestamento dopo il terremoto che ha accompagnato la conferma di Maccari al Tg1. A gettare benzina sulla situazione incandescente è arrivato il via libera della Camera alle dimissioni da deputato del Pdl presentate dal consigliere della Rai Antonio Verro. I sì sono stati nettissimi (457), i no 69 e un solo astenuto. La scorsa settimana la Giunta per le elezioni alla Camera aveva inviato al consigliere una lettera per sollecitare l'opzione tra le due cariche che il Pdl Intanto il presidente Paolo Garimberti è passato dalle parole ai fatti e come annunciato, ieri ha chiesto un incontro con il premier Mario Monti ma al momento non è stata fissata una data. Un passo che è stato preceduto da un comunicato messo a punto nel giorno del cda in cui il presidente lanciava un appello al premier (come titolare anche del Tesoro e quindi azionista dell'azienda) e al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera esortandoli a rivedere i criteri di nomina per i vertici Rai. A Monti Garimberti vuole dire che questa governance condanna la Rai all'ingovernabilità, che è arrivato il momento di rimettere mano alla gestione dell'azienda pubblica perché con la legge Gasparri non si va da nessuna parte dal momento che condiziona la vita di viale Mazzini all'influenza ingombrante dei partiti. Una sollecitazione che fornirà a Monti il pretesto per intervenire. Peraltro il premier da Bruxelles ha già detto che intende occuparsi della Rai. Ma come? E in che tempi? Non è immaginabile che il governo possa procedere per decreto. Il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri ha già fatto altolà: «Garimberti vada pure da Monti ma il governo non può, a maggior ragione, scavalcare il Parlamento e ogni atto fuori dalle regole non è nemmeno immaginabile; si mettano tutti il cuore in pace: colpi di mano sulla Rai non sono ipotizzabili». Immediata la replica di Garimberti: non essendo mai stato, al contrario di altri, il megafono di nessuno, credo di avere il diritto di incontrare chi mi pare. E comunque si tratta di un incontro istituzionale giacchè l'azionista della Rai è il ministro dell'Economia. Incalza pure Paolo Gentiloni del Pd: «il governo intervenga per salvare il servizio pubblico non c'è più un giorno da perdere». Il cda scade il 28 marzo e così pure il direttore generale Lorenza Lei ma a viale Mazzini si dà per scontata una proroga. Peraltro entro aprile va approvato il bilancio e il direttore generale, in audizione in Commissione di Vigilanza, ha detto che quest'anno l'azienda tornerà a chiudere in positivo il conto economico. Difficilmente ci saranno cambiamenti prima della presentazione del bilancio. Ma le grandi manovre a viale Mazzini sono iniziate proprio con la conferma di Maccari. C'è chi vede nella scelta di Verro per la poltrona di consigliere invece che per lo scranno a Montecitorio, una mossa per avere mani libere e puntare dritto alla direzione generale per il dopo-Lei. La governance della Rai sta molto a cuore alla Lega in vista dell'importante consultazione amministrativa 2012. E il Pdl? Nel partito sembra che manchi una regia sulle questioni di viale Mazzini. Prima se ne occupava direttamente l'ex ministro Paolo Romani e per le poltrone più delicate lo stesso Berlusconi; ora sembra essersi aperto un vuoto come lamentano alcuni direttori targati centrodestra. Gli stessi si interrogano se e in che modo il ministro dello Sviluppo Economico vorrà farsi sentire.

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