Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Spread a 385 e accordo greco spingono le Borse

default_image

  • a
  • a
  • a

.Ma sicuramente la finanza, che in genere anticipa gli accadimenti, ha fiutato la conclusione della lunga negoziazione che oppone da giorni da una parte il premier greco e dall'altra l'Istituto Finanziario Internazionale (Iif) per lo scambio volontario dei titoli di Stato in mano ai privati. L'accordo sarebbe a buon punto e anzi secondo qualcuno «ad un passo» dalla firma dell'accordo definitivo che potrebbe avvenire entro la settimana. Ad aumentare la speranza le dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Josef Ackermann, che ha spiegato che le banche sono «pronte ad accettare un taglio di quasi il 70% del valore nominale dei bond greci». Insomma tutto si è messo per il meglio nella giornata di ieri e le borse hanno allungato il passo. Anche sulla scorta di altre buone notizie. L'eventuale intesa che dovrebbe riportare il rapporto tra debito e pil della Grecia attorno al 120%, dall'attuale 160%, è stata seguita dal buon esito del collocamento dei titoli del Portogallo di bond per 1,5 miliardi a tre e sei mesi, con tassi di interesse in calo. E sempre sul fronte delle aste pubbliche, la Germania ha piazzato Bund a dieci anni a un tasso pari all'1,82%, in calo rispetto a gennaio. Un quadro di allentamento della tensione che ha avuto il suo effetto anche sullo spread tra i bond italiani e i Bund. La differenza di rendimento ha chiuso a 385 punti, ma ha toccato un minimo a 381 punti. Il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni, inoltre, è scivolato al 5,69%. Ed è stato essenzialmente questo dato che ha messo il turbo alla Borsa di Milano. La migliore d'Europa grazie allo strappo dei valori delle banche. Piazza Affari ha chiuso con l'indice Ftse Mib a +2,76% (16.264 punti), mentre l'All Share ha guadagnato il 2,59%. Sul paniere principale il rally delle banche, capitanate da Mps e Banco popolare che hanno segnato un progresso di oltre il 10%. A motivare rialzi consistenti è stato innanzitutto il fattore psicologico. All'inizio della scia dei rialzi degli spread, la quota di tasso di interesse del 6% era considerata pesante in termini di costi ma limite ultimo di sostenibilità per le malmesse finanze pubbliche italiane. Per lungo tempo il rendimento è rimasto sopra il 6%. Ieri è tornato sotto la soglia di allarme. Dunque il futuro che è alimentato anche da aspettative più o meno razionali è parso più roseo a chi investe sui mercati. Non solo. La spinta dei titoli bancari è anch'essa legata al calo degli spread. Le banche italiane sono nel mirino dell'Europa perché tra i valori che compongono il patrimonio di vigilanza c'è un'enorme quantità di titoli di stato italiani. Che le autorità europee hanno imposto di valutare al prezzo di mercato e non al valore nominale. Nel momento più acuto della crisi il valore dei bond del Tesoro italiano era notevolmente diminuito, così anche il patrimonio, al punto da rendere necessarie costose ricapitalizzazioni. Ieri con il calo dei rendimenti il patrimonio delle banche ha cominciato a riprendere quota. Gli amministratori degli istituti di credito italiano avranno cominciato a tirare un sospiro di sollievo. La minore pressione per aumentare gli indici patrimoniali consentirà di aumentare la massa liquida da erogare sotto forma di prestiti a imprese e famiglie. Una buona notizia per l'economia reale. E dopo i mesi bui qualcosa di positivo è arrivato. L'indice Ftse Mib che era sotto i 16 mila punti ha superato di slancio la quota e raggiunto i 16.264 punti. Per gli operatori più tecnici ci sono le possibilità di salire ancora. Tutto dipende dalla Grecia. Se si chiude l'accordo bene questo diventerà modello per gli altri stati, Portogallo in testa. E l'euro sarà meno sul baratro.

Dai blog