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Napolitano: "Riforme per uscire dalla crisi"

Il capo dello Stato Giorgio Napolitano a Bologna per la consegna della laurea honoris causa (fotogramma tratto da SkyTg24)

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«Francamente un commento sulle uova e sugli accendini non mi pare di doverlo fare». Giorgio Napolitano liquida così chi ieri gli chiedeva un commento sugli scontri che hanno accompagnato la sua visita a Bologna dove ha ricevuto la laurea ad honorem in «Relazioni internazionali e Scienze internazionali e diplomatiche». Gli incidenti tra «indignati» e polizia sono avvenuti proprio mentre il presidente della Repubblica svolgeva la sua «Lectio magistralis» nell'aula magna dell'Università Santa Lucia. Gli studenti che lo contestavano hanno lanciato uova, lasciato alcuni sacchetti dell'immondizia in mezzo alla strada e sono sfilati portando alcuni striscioni con scritto «Lauree ad honorem per chi difende i beni comuni». Quando hanno tentato di sfondare il cordone di sicurezza che impediva l'ingresso nella strada dell'università la polizia li ha caricati e allontanati. Nell'Aula Magna, intanto, Napolitano svolgeva il suo discorso, intriso, come sempre, di temi politici. Il Capo dello Stato ha difeso il governo in carica e l'attività dei partiti che non può essere sostituita semplicemente da internet. Ma ha anche condannato le violenze contro i provvedimenti del governo, spronando tutto il mondo politico ad andare avanti sulla strada delle riforme. Il sostegno all'attuale esecutivo per Napolitano è fondamentale per far uscire il Paese dalla crisi. «Il logoramento della maggioranza di governo e l'emergenza di un rischio di vero e proprio collasso finanziario pubblico – è stato il suo ragionamento – hanno determinato la necessità di ricorrere anche in Italia a soluzioni non rinvenibili entro gli schemi ordinari, evitando un improvvido, precipitoso scioglimento del Parlamento e avviando politiche ormai urgenti di risanamento finanziario e di riforma di non più sostenibili assetti economici e sociali. Questo è stato il senso della soluzione rappresentata dal formarsi del governo Monti, e dal decisivo pronunciarsi di una larghissima parte del Parlamento a suo sostegno col voto di fiducia». Poi arriva la condanna nei confronti di proteste violente contro le decisioni che prende il governo: «Non intervengo nel merito di alcuna questione politicamente o socialmente controversa, metto però in guardia contro la pericolosità di reazioni a qualsiasi provvedimento legislativo che vadano ben al di là delle richieste di ascolto e confronto, anche di proteste nel rispetto della legalità, per sfociare nel ribellismo e in forzature e violenze inammissibili». Detto questo il Capo dello Stato ha chiamato il Parlamento alla responsabilità. Negli ultimi tempi, ha ricordato, si è assistito a «una perdita di efficacia, persuasività e inclusività del sistema politico», una «crisi da cui si può uscire solo attraverso riforme in tutti questi campi». Dunque, se «bisogna avere una visione non demoniaca, ma razionale e realistica dei partiti», è indispensabile che i partiti si «autorinnovino» o si rischia un rifiuto della politica che «conduce alla fine della democrazia e della libertà». Per questo, secondo Napolitano, il Parlamento deve impegnare sulla «riforma delle istituzioni e delle regole parlamentari ed elettorali per restituire ai cittadini elettori la voce che ad essi spetta innanzitutto nella scelta dei loro rappresentanti». Ma deve anche impegnarsi a una «selezione di candidati con i necessari titoli di trasparenza morale e competenza». Pa. Zap.

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