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Monti: "Basta posto fisso a vita E l'articolo 18 non è un tabù"

Il presidente del Consiglio Mario Monti ospite nella trasmissione televisiva Matrix

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E infine arrivò l'esordio sulle reti Mediaset. Il premier Mario Monti conclude il suo "viaggio" tra canali pubblici e privati con un doppio appuntamento su Canale 5: Tg5 e Matrix. Lo fa nel giorno in cui il fantasma dello spread tocca quota 385 e fa un po' meno paura. Solo un po', però, perché, come spiega il Professore, «non è un obiettivo raggiunto: deve scendere ancora e scenderà». Certo, la tendenza decrescente sembra ormai un dato acquisito. «Credo che già da qualche settimana - aggiunge - ci si sia accorti che il governo stia facendo bene per l'Italia». Il suo sguardo si sposta quindi verso l'Europa dove, grazie all'accordo di Bruxelles sulla politica fiscale («non è un punto di arrivo» ma non «contiene un appesantimento» per l'Italia), «la crescita non sarà più un omaggio verbale ma il cuore della politica europea dei prossimi mesi». Insomma c'è da essere ottimisti anche perché il vincolo del debito, «che non è stato preso ieri ma un anno fa», è «certamente severo ma non impossibile se saremo capaci di tornare a far crescere di più l'Italia». In che modo? Monti indica alcuni elementi che possono risultare decisivi in questo processo. Anzitutto la «valorizzazione» del «grande capitale umano» di cui il nostro Paese dispone. Quindi la riforma del mercato del lavoro che, secondo il premier, deve soprattutto ridurre «l'apartheid» tra chi è dentro e fuori. Contestualmente i giovani devono abituarsi «all'idea di non avere più il posto fisso a vita». Mentre l'articolo 18 «non è un tabù». In ogni caso, assicura, il dialogo con le parti sociali ci sarà, anche se con «tempi brevi», da «Italia europea». Utimo nodo quello delle liberalizzazioni («se prevalgono le resistenze corporative sappiano che i tassi di interesse non scenderanno») e delle privatizzazioni che non sono una priorità ma «una delle possibilità». Poi, dopo aver spiegato che Barack Obama guarda con «simpatia» allo sforzo che il nostro Paese sta facendo e aver assicurato che non "bacchetterà" Angela Merkel («si immagini se lo faccio» dice ad Alessio Vinci), il premier si sposta dall'economia alla politica. Primo punto: lui dopo il 2013 non avrà più responsabilità. Secondo punto: cittadinanza, legge elettorale e etica non fanno parte della missione del governo. Rasserenati gli animi di chi teme l'eccessivo protagonismo dei tecnici, Monti compie quello che è ormai un numero fisso del suo repertorio: l'inchino a Silvio Berlusconi. Dopotutto, ricorda, è stato grazie al Cavaliere che nel 1994 si avvicinò alla cosa pubblica (Silvio gli chiese di fare il commissario europeo ndr). «Il suo appoggio - spiega - è significativo. Dà internazionalmente un senso di continuità».

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