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Alta tensione fra Bossi e Berlusconi

Berlusconi e Bossi

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«Sono sereno, l'alleanza con la Lega regge. Al momento opportuno il centrodestra sarà compatto». Silvio Berlusconi non ha dubbi: con l'amico Umberto si sistemerà tutto. Ma a sentire le parole del leader della Lega sembra proprio che tutta questa tranquillità sventolata dal Cavaliere sia più un azzardo che una reale fotografia dei rapporti tra Pdl e i Lumbard. Mai come in questi ultimi giorni la tensione tra i due ex alleati è così alta. Un gelo che ha cancellato le speranze di quelli che lunedì scorso avevano visto nell'abbraccio tra i due leader la possibilità di una nuova intesa. Poi, ieri, la débâcle. Un ennesimo strappo consumatosi a Montecitorio dove il governo Monti aveva ricevuto la fiducia dell'Aula sul decreto "milleproroghe". Un voto favorevole arrivato anche dai banchi del Pdl che, come fosse benzina gettata sul fuoco, ha mandato su tutte le furie Bossi: «Ho già deciso: voglio far cadere la Giunta in Lombardia, la nostra manifestazione di domenica scorsa è servita a chiarire le cose: o Berlusconi fa cadere Monti o faccio cadere Formigoni». Poi l'affondo: «Berlusconi è una mezza cartuccia (qualche agenzia di stampa riporta invece «calzetta», ndr). Ha paura di mandare via Monti e son so proprio di cosa abbia paura». Parole che il premier ha prontamente rigettato al mittente: «Noi siamo responsabili, non possiamo tirarci indietro». Insomma tra Pdl e Lega l'alleanza è ormai compromessa. Da una parte ci sono le ragioni della «responsabilità», dall'altra quelle della «convenienza», da una parte il desiderio di dare all'Italia stabilità, dall'altra chi vede «un intero Paese che vuole strozzare Monti» e che spera che questo governo non arrivi a Pasqua. E nel mezzo, a farne le spese, ci sono molte alleanze locali che rischiano di vedere saltare le allenaze. Le prime ripercussioni si potrebbero avere proprio in Lombardia dove, se la Lega dovesse dare seguito al aut aut spedito agli ex amici del Pdl, dovrebbe venire meno la fiducia dei nordisti nel presidente della Giunta Regionale Roberto Formigoni. Ipotesi che lo stesso presidente nega spiegando di non credere che il Carroccio «abbia interesse a fare harakiri autoemarginandosi dal governo della Regione Lombardia. Il loro vero obiettivo - aggiunge - è tentare il Pdl perché tolga la fiducia a Monti, perché all'opposizione da soli sono in difficoltà. Ma noi abbiamo fatto una scelta di responsabilità». Poi, riferendosi alla possibilità che Roberto Maroni sia candidato al Pirellone, Formigoni replica: «Nel 2015 sarebbe un'ottima soluzione, ma nel 2015. Se la Lega facesse saltare prima la legislatura credo che tutti i loro elettori volterebbero la schiena e Maroni non diventerebbe mai presidente». E sulla tenuta dell'alleanza con il Carroccio è intervenuto anche il Segretario Angelino Alfano che ha messo in chiaro la posizione del partito: «Oggi abbiamo votato la fiducia al governo su un provvedimento importante. Noi siamo dell'idea di sostenere il governo fino a quando ha lo scopo per il quale è nato e cioè manadare avanti l'Italia in un momento di crisi globale. Rimaniamo di questa idea e non accettiamo né ultimatum né provocazioni e, d'altra parte, non ne facciamo a nostra volta». Un duro avvertimento che però Alfano lima poco dopo sottolineando di non considerare «archiviata l'alleanza con la Lega» tanto che mercoledì al Senato «abbiamo votato insieme pezzi» di risoluzioni. Intanto, se in Lombardia c'è fermento, anche in Veneto la querelle tutta interno al Carroccio sulle Comunali di Verona, continua ad agitare le acque. E proprio alla richiesta del sindaco uscente, il leghista Flavio Tosi, di presentarsi alle elezioni con una propria lista civica risponde il segretario veneto del movimento Gian Paolo Gobbo: «Noi non siamo contro le liste civiche. Siamo contro le liste nominative. Non è una questione di liste personali. La preoccupazione del movimento è che liste personali possano sminuire le liste della Lega».

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