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Il Prof prova a vedere positivo: "Il Pil può crescere del 10%"

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Il gesto che più gli ha fatto piacere, che più lo ha rincuorato è quello che arrivato dal Quirinale. Nel bel mezzo della riunione fiume del Consiglio dei ministri, Giorgio Napolitano ha fatto sentire la sua voce. Quello sulle liberalizzazioni, dice intercettato dall'Adnkronos in una via del centro di Roma, «è un provvedimento corposo e incisivo, come mi è stato illustrato ampiamente ieri» e, aggiunge, «inciderà sulle liberalizzazioni e sulle infrastrutture». Tanto che Monti, più tardi, in conferenza stampa, ringrazierà il Capo dello Stato per quella sorta di invito ad andare avanti. Nonostante il sostegno almeno sul Colle più alto la sensazione che se ne ricava è che il premier sia stato costretto a rivedere il testo e magari a sfogliarlo come un carciofo, togliendo foglie, brandelli, pezzi. Monti, tuttavia, prova a rilanciare: la prossima settimana verrà approvato un nuovo pacchetto sulla semplificazione. Il premier parla di «grande azione economica e sociale», evidenziando l'obiettivo di «dare più spazio ai giovani» attraverso un incremento della concorrenza. Si mostra per nulla impressionato per quello che è accaduto e sta accadendo: «Le reazioni negative vanno messe in conto». Insiste: ci sono sempre resistenze a difesa dello «status quo». «In un momento in cui abbiamo chiesto tanti sacrifici anche in forma di sacrifici fiscali, cerchiamo di liberare gli italiani da tasse occulte», ci tiene a sottolineare. E alla domanda se teme di perdere il consenso, il premier risponde senza scomporsi: «Non dobbiamo ripresentarci alle prossime elezioni...». E aggiunge: «Credo che nessuno possa dire che ce la siamo presa con i piccoli e con i poteri deboli e che abbiamo lasciato tranquilli i grandi e i poteri forti». Monti in serata interviene a Otto e Mezzo su La7 e rincara: «È un pacchetto che ha molti petali e il significato è quello di riguardare cambiamenti necessari. Un aspetto è che abbiamo favorito la costituzione di un tipo di società, chiamata «semplificata», a responsabilità limitata per giovani fino a 35 con capitale di un euro e procedure semplificate per non scoraggiare l'attività imprenditoriale». Su quanto con le liberalizzazioni ogni famiglia potrà risparmiare, il premier sottolinea che «è difficile prevedere quanto, però è vero che questa è una politica contro il costo delle vita. La produttività del Paese può aumentare del 10% e quindi ci sarà più spazio e occupazione. Anche il Pil può aumentare di questa grandezza». Il risultato è «più spazio ai giovani», come detto. Ma anche al «merito», e la «liberazione» degli italiani dalle «tasse occulte» costituite da prezzi e tariffe troppo elevati dovuti proprio alle incrostazioni del mercato. Perché il decreto varato ieri «non è solo un'azione economica ma anche un'azione sociale che rientra in uno di quei temi, rigore, equità e crescita che avevamo enunciato all'inizio del nostro tragitto», rivendica Monti nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. Protestano i tassisti, i benzinai, gli avvocati tanto per citare tre categorie. Tanto da far preoccupare anche le forze dell'ordine al punto che il centro di Roma viene sigillato per evitare irruzioni ai palazzi dei poteri a cominciare da palazzo Chigi. A Monti comunque arriva anche qualche applauso mentre percorre il breve pezzo di strada che proprio dalla sede della presidenza del Consiglio va alla Galleria Alberto Sordi dove hanno sede gli uffici distaccati dove si tiene l'incontro con i giornalisti. Incontro durante il quale Monti spiega che nella visione del governo concorrenza e liberalizzazioni non significano «un po' più di giungla» ma l'eliminazione delle «barriere soprattutto per i giovani» e anche «regole» su cui le Authority devono «vigilare attentamente». Anche quando venne varato il "salva-Italia", la prima manovra dell'inizio di dicembre, il punto di riferimento era stato il "bilanciamento" dei pesi tra le diverse categorie, e «nessuno potrà dire che ce la siamo presi con i piccoli e deboli e abbiamo lasciato perdere i poteri forti». «Se ci accorgeremo che manca qualcosa non mancherà occasione per andare avanti». Arrivano bordate dal Cavaliere, ma il Professore non si scompone: «Il presidente Berlusconi, con cui parlo abbastanza spesso e che di tanto in tanto incontro, mi dà segnali incoraggianti e anche qualche consiglio, così come me li danno anche gli altri leader dei partiti che compongono la maggioranza». «Non credo che abbia detto e non sarebbe vero, che non ci sia alcun frutto – s'inalbera –. Quello che è vero è che ci aspettavamo tutti una discesa più rapida dello spread». E che succederebbe se il governo cadesse ora? «Posso immaginare che potrebbe essere un problema per il Paese, ma non credo che un'eventualità del genere sia all'orizzonte». Monti lancia un segnale molto chiaro alla politica, ma lascia ancora una volta comprendere che la situazione del suo governo è più "blindata" di quanto qualcuno dall'opposizione può far sembrare. Il presidente del Consiglio torna anche a mostrarsi non troppo preoccupato quanto all'orizzonte temporale davanti al governo. Arriverà tranquillo al 2013? «Non lo so. Guardo a ciò che dobbiamo fare e a quello che stiamo facendo. Per me - ribadisce - non è tanto importante quanto resteremo in carica ma come lasceremo il Paese». Non nasconde le difficoltà che potrebbero apparire: «Ci saranno momenti di tensione e incomprensione e poi prevedo però anche maturità degli italiani come è stato dimostrato dall'incredibile prontezza, se pur con grande dispiacere, con cui è stata accolta la riforma delle pensioni a dicembre. Mi aspetto dei malcontenti e spero che siano entro gli ambiti di civiltà e poi penso prevarrà la consapevolezza che se qualcuno si trincera dietro le proprie posizioni impedisce ai giovani di entrare e all'economia di respirare a pieni polmoni. Io spero prevarrà la consapevolezza collettiva e in questo spero di avere un aiuto dai partiti». Torna a suggerire una sorta di vertice di maggioranza. L'appello è in particolare ai due principali partiti che continuano cordialmente a evitarsi. Il premier li invita: «Sarei lieto se trovassero il modo di dialogare di più anche tra loro». Spiega che ciò faciliterebbe l'iter delle misure che «non sono nelle mani del governo, come legge elettorale, regolamenti parlamentari, numero dei parlamentari». Infine, un'ultima soddisfazione: «Nessuno potrà dire che ce la siamo presa con i piccoli e lasciati tranquilli i poteri forti».

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