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Draghi: nel 2012 graduale ripresa

Il capo della Bce Mario Draghi

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Il 2012 si preannuncia un anno difficile, l'Eurozona è sull'orlo della recessione, ci sono «rischi considerevoli» per le economie dell'Euro, che però paradossalmente possono riprendersi dopo aver toccato il fondo. Insomma l'economia dell'Eurozona nel 2012 dovrebbe registrare una «ripresa, seppure molto graduale». Il presidente della Bce, Mario Draghi, pur mettendo in guardia da uno scenario che può peggiorare da un momento all'altro, in una corsa a ostacoli che dovrà portare a un fondo di salvataggio europeo più efficace e a un patto di bilancio senza ambiguità, lascia intravedere una luce in fondo al tunnel. «Vi sono significativi rischi al ribasso», premette l'ex governatore di Bankitalia da Abu Dhabi, dove era in corso un seminario con le banche centrali del Golfo. Ma, riecheggiando quanto spiegato nel bollettino mensile della Bce, spiega che vi sono anche segnali, sia pure «timidi», che l'attività economica dei Diciassette si sta stabilizzando, seppure su livelli bassi. Il 2012, insomma, potrebbe essere l'anno in cui si tocca il plafond da cui è possibile risalire, ed è proprio il bollettino mensile dell'Eurotower a parlare di una «ripresa, seppure molto graduale». Ci sono molti «se» e molti condizionali nel ragionamento di Draghi. L'impalcatura del suo cauto ottimismo sembra essere il contesto istituzionale europeo che dovrebbe allontanare i Paesi deboli dell'Euro dal baratro. «Sono molto fiducioso, l'Euro si troverà in una forma migliore nel 2012», dice Draghi, parlando di «progressi nell'affrontare la due cause primarie della crisi, la mancanza di disciplina di bilancio e di riforme strutturali, con convinzione e determinazione». Nella capitale degli Emirati non entra troppo nel merito dei negoziati in corso in Europa. A pungolare i leader europei ci pensa il rapporto mensile della Bce: «l'ulteriore sviluppo degli strumenti europei per la stabilità finanziaria dovrebbe rendere più efficace il funzionamento» del fondo di salvataggio Efsf e dell'Esm: ma «ora è necessario rendere operativi urgentemente tali strumenti»: gli Stati - è il richiamo - devono versare i soldi. Quanto ai nuovi meccanismi anti-debito e anti-deficit del «fiscal compact», che i veti incrociati rischiano di indebolire, la Bce avverte: «la formulazione delle regole deve essere efficace e priva di ambiguità». Intanto - spiega l'ex governatore - cominciano a vedersi i risultati del salvagente senza precedenti lanciato alle banche dalla Bce lo scorso dicembre. Il prestito triennale a tasso fisso, che ha raggiunto la cifra-record di quasi 500 miliardi di euro, ha «evitato una grave crisi di finanziamento» per il settore creditizio. Ora si vedono «segnali incoraggianti» e «benefici» che dal mercato interbancario cominciano a trasferirsi all'economia, e si prevede che l'analoga operazione in arrivo a febbraio avrà domanda «sempre molto alta», anche se probabilmente inferiore. Senza impegnarsi in un nuovo taglio dei tassi, Draghi continua a esortare le banche a prestare a imprese e famiglie. E la Bce - che promette di esaminare «con attenzione» l'andamento del credito nei prossimi mesi - fa un richiamo: nel ricapitalizzare le banche occorre evitare «andamenti sfavorevoli per il finanziamento dell'attività economica nell'area dell'euro». Draghi è intervenuto anche sugli interventi delle agenzie di rating nell'occhio del ciclone dopo la raffica di downgrading. «L'Europa deve creare una sua agenzia di rating» e comunque «i regolatori e i partecipanti al mercato devono imparare a vivere senza rating». Poi ha ribadito che l'intervento della Bce nell'acquisto di Btp non può procedere all'infinito.

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