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Carcere preventivo troppo abusato

Il ministro della Giustizia Paola Severino

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I magistrati italiani fanno un uso eccessivo della custodia cautelare quando invece spesso servirebbe molta più prudenza. La critica stavolta non arriva dal Pdl ma dal Guardasigilli del governo Monti, Paola Severino. Ad ascoltare l'allarme contenuto nella sua relazione sull'amministrazione della giustizia nel 2011 fatta alla Camera, però, ieri mattina c'erano solo una cinquantina di deputati, quasi tutti dell'opposizione, insieme al suo predecessore Angelino Alfano, ora segretario del Pdl. Paola Severino punta subito al problema della carcerazione preventiva: «Sulla necessità che la delicata e complessa valutazione delle esigenze cautelari sia improntata a criteri di estrema prudenza condivido le preoccupazioni pubblicamente manifestate dal primo presidente della Corte di Cassazione». Ma non si tratta solo di un'emergenza «umana» è anche un problema di costi che deve sopportare l'amministrazione pubblica. «Sono oltre 28 mila i detenuti in attesa di giudizio – spiega il ministro – Per ingiusta detenzione ed errore giudiziario nel solo 2011 lo Stato ha subito un esborso pari ad oltre 46 milioni di euro. E in media ogni anno si celebrano 2.369 procedimenti per ingiusta detenzione o errore giudiziario». «Abbiamo 9 milioni di processi pendenti – aggiunge il ministro – I tempi medi dei procedimenti sono pari a 7 anni e 3 mesi nel civile e a 4 anni e 9 mesi nel penale». Numeri impressionanti che contribuiscono a mandare a fondo la nostra economia: «L'inefficienza della giustizia civile italiana può essere misurata in termini economici come pari all'1% del Pil – sottolinea il Guardasigilli – Se a questo si aggiunge la durata stimata per il recupero del credito commerciale pari a 1210 giorni si coglie la misura di quanto ciò incida negativamente sulle nostre imprese». Altra nota dolente è il numero di minorenni del nostro Paese in carcere. Il ministro della Giustizia conferma, anche nel 2011, «l'aumento generale della presenza di minori di nazionalità italiana, già iniziata negli anni immediatamente precedenti, anche nei servizi presidenziali, come i Centri di prima accoglienza e gli Istituti penali per i minorenni, che per molti anni hanno visto prevalere numericamente i minori stranieri». Per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri l'ipotesi dell'amnistia non dispiace al Guardasigilli. Ma – come aveva già spiegato in passato – è una soluzione di cui deve occuparsi il Parlamento. «L'aministia richiede una maggioranza qualificata, e se il Parlamento dovesse raggiungere un'intesa io e il governo non avremmo nulla da obiettare» ripete. Però ora più che mai c'è bisogno di una riforma della giustizia. «Per quanto possa apparire paradossale, proprio oggi, in presenza di una drammatica congiuntura economica internazionale – commenta Paola Severino – si presenta l'occasione, forse irripetibile, di riformare davvero il sistema giudiziario italiano». E fra le emergenze c'è la necessità accorpare e ridurre le circoscrizioni giudiziarie per «ridurre le spese di gestione» e «razionalizzare l'utilizzo delle risorse umane esistenti, in progressivo decremento a causa del blocco delle assunzioni e del numero medio dei pensionamenti annuali (circa 1.200 unità)». L'Italia, prosegue, «non può più permettersi oltre 2.000 uffici giudiziari allocati in 3.000 edifici». «Il decreto che taglia il numero dei tribunali prevede - è la conclusione - l'accorpamento di diversi uffici (674) consentendo di recuperare 2.104 unità di personale amministrativo e di risparmiare, a regime, 28 milioni di euro l'anno».

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