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Il giorno dopo il declassamento subito da mezza Europa da parte di Standard & Poor's, non sono in pochi a puntare il dito contro Berlino.

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«Ladecisione di S&P' s non ci ha completamente sorpreso», replica secca la cancelliera e , in ogni caso, l'agenzia di rating non ha affatto «silurato il pacchetto di salvataggio per l'eurozona». Anzi. All'Europa ora si chiede «di accelerare sulla strada dell'unione di bilancio e di far entrare in vigore al più presto il fondo salva Stati permanente». Che sarà «più indipendente dai rating» del suo predecessore, il fondo temporaneo. La cancelliera, che venerdì aveva preferito tacere sulle indiscrezioni, si mostra tranquilla. Relativizza sulla perduta tripla A della Francia: «Si tratta di un'agenzia, non di tutte e tre. Fitch mantiene il massimo voto quest'anno». Incoraggia Roma: è giusto quello che accade all'Italia? «Giusto o non giusto l'insicurezza permane e dobbiamo lavorare per riportare la fiducia in Europa, facendo i nostri compiti». Si dice «ottimista» sul vertice del 23 gennaio: i problemi «potranno essere risolti», anche se «la strada è ancora lunga». E mostra interesse per una proposta dell'Unione sulla possibilità di cambiare la normativa, per attenuare i colpi sferrati dalle agenzie americane. Il privilegio della tripla A di Berlino preoccupa la linea antieuropeista, che non vuole aumentare il suo impegno sulle spalle dei contribuenti tedeschi per salvare la moneta unica. «Il declassamento non ha nulla a che vedere con l'idea che la Germania debba fare di più» è la risposta della Merkel a chi solleva il problema in conferenza stampa, ma ormai non tutti ne sono convinti: anche Berlino rischia il suo ineccepibile rating. Parigi, che invece la tripla A la ha già persa, va all'attacco di S&P's: una decisione «attesa», ma «fuori tempo rispetto agli sforzi della zona euro», che non va «drammatizzata» ma nemmeno «sottovalutata». Il Primo ministro francese Francois Fillon convoca una conferenza stampa di buon mattino per spiegare ai cittadini francesi che la decisione presa oltreoceano non rappresenta né una bocciatura dell'economia francese, che è «solida, diversificata e resistente», né una critica al governo e alla sua strategia di riduzione del debito, che l'agenzia di rating avrebbe giudicato «credibile». Nessuna bocciatura per l'esecutivo e il presidente Nicolas Sarkozy dunque, ma un declassamento legato soprattutto «alla situazione nella zona euro e al suo impatto» sul Paese. E a poco più di cento giorni dalle elezioni, la differenza non è da sottovalutare. Di tutt'altro avviso, infatti, Francois Hollande. Il candidato socialista, che giovedì aveva parlato di «downgrade di Sarkozy, non della Francia», torna all'attacco del rivale in una lunga intervista a Le Monde. «Non siamo più in serie A», afferma, accusando ancora Nicolas di non aver «mantenuto la promessa» di preservare il rating da migliore della classe del debito sovrano di Parigi. «La cosa più grave è che così la nostra posizione in Europa è indebolita - prosegue - perché «per la prima volta, da quando gli Stati hanno un rating, la Francia si discosta dalla Germania». Sarkozy - insiste - ha già perso la fiducia «dei mercati, e quella dei francesi. In materia di politica economica, ciò che conta sono coerenza e stabilità, tutto quello che è mancato dal 2007». Anche i cugini francesi, insomma, provano a vincere in casa, giocando la partita europea.

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