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E i giornalisti stranieri non ci capiscono

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Icorrispondenti in Italia delle testate straniere, i giornalisti che fotografano quello che avviene in un Paese che è economicamente in bilico da mesi. E il teatrino Uil-Codacons-Colosseo-Pm non l'ha capito nessuno di loro. Tobias Piller, per esempio, corrispondente del Frankfurter Allgemeine, il quotidiano di Francoforte: «Restiamo esterrefatti. La vicenda capitata a Della Valle è paradigmatica per chi vuole investire in Italia, per chi pensa a distribuire qui dall'estero». Piller titolò a giugno «Salve, Historia!», «Ave, Restaurator» i suoi pezzi sull'annuncio del restauro. E a dicembre ha dedicato un ritratto a Della Valle diventato «da produttore di scarpe a modello di mecenate». E invece ieri si è trovato di fronte a un punto e a capo: «Da Roma a Pompei, se questo è il biglietto da visita del Belpaese!». Ancora più tranchant Philippe Ridet, corrispondente del parigino «Le Monde»: «Vicenda all'italiana, nella quale non si capisce nulla. Nella questione della sponsorizzazione di Tod's ci saranno pure piccole cose che non vanno, ma da qui all'inchiesta della Procura...Siete pazzi? Quando c'è uno che porta 25 milioni, che cosa si va a cercare?». All'annuncio dell'intesa, Ridet definì l'Anfiteatro Flavio «Un grande corpo malato», riprendendo il nome di una rock band e tirando un sospiro di sollievo perché il «Colosseo è del mondo e noi a Parigi, che è pure una grande capitale, non abbiamo monumenti vecchi 15 secoli e passa». Ma ieri ha insinuato il dubbio peggiore: «L'incontro del presidente di Tod's con i giornalisti potrebbe essere il primo passo verso una rinuncia alla sponsorizzazione. Perché Della Valle è un vincente, ha aperto senza problemi venti negozi in Cina, potrebbe non sopportare lo smacco-Colosseo. Una situazione difficile da spiegare ai francesi». Sono d'accordo due colleghi Usa di Cbs News e l'egiziano Mahdi El Nemre che scrive su «El Kuwait»: «L'iniziativa è un modello per la salvaguardia del patrimonio mondiale. Peccato se va in fumo». Li. Lom.

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