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Monti cerca l'appoggio dei partiti

Il presidente del Consiglio Mario Monti

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Fronte interno con i partiti, fronte esterno con i leader europei. L'agenda del premier Mario Monti prosegue su due binari e a ritmi serrati. Il presidente del Consiglio ha assicurato al presidente francese Sarkozy, in occasione dell'incontro a Parigi, che la road map per fronteggiare la crisi non subirà battute d'arresto. Il che vuol dire che dopo la fase del rigore ora è la volta degli interventi per la crescita. E questi si poggiano su due pilastri: liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro. Obiettivo del governo e di arrivare all'appuntamento del 20 gennaio, quando a Roma Monti vedrà per una trilaterale il cancelliere tedesco Merkel e Sarkozy, con il pacchetto liberalizzazioni già in via di approvazione. Perché è così importante questa tempistica? Monti forte di questo ennesimo risultato potrà chiedere, in tandem con Sarkozy, che non vengano stretti di più i parametri del rigore come vorrebbe la Merkel, concentrandosi invece sulla crscita. Inoltre un risultato sulle liberalizzazione sarebbe un elemento in più nel segno della recuperata affidabilità per tranquillizzare i mercati. Ma Monti ha bisogno di avere il sostegno dei partiti giacchè le categorie hanno fatto sentire tutto il loro malcontento. Venerdì prossimo il premier dovrebbe vedere i leader dei due maggiori partiti, Angelino Alfano per il Pdl e Pier Luigi Bersani per il Pd. A distanza di poco tempo, forse lunedì prossimo, dovrebbe invece tenersi l'incontro con Pier Ferdinando Casini. I partiti dovranno contribuire a quel «disarmo» sul quale ha insistito Monti per scardinare certe lobby. E queste si sono già mobilitate. I tassisti hanno minacciato di «scatenare l'inferno» e di invadere le città se il governo aumenterà il numero delle licenze. L'ipotesi è di prevedere licenze compensative per i tassisti che già ne hanno una permettendo loro di rivenderla. Intanto gli edicolanti hanno sospeso ma non revocato lo sciopero in attesa di risposte del governo entro la settimana. Strada appare in salita anche sul fronte dei farmaci. I rappresentanti delle parafarmacie, che hanno incontrato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, chiedono la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C e un aumento del numero delle farmacie. Ma Federfarma si oppone a questo tipo di interventi.Secondo i parafarmacisti si dovrebbe portare il numero delle farmacie alla media europea di una ogni 2.500 abitanti, il che vuol dire 7.700 nuove farmacie. Sul capitolo carburanti, su cui il governo intende intervenire per arginare il caro-benzina, l'ipotesi è di consentire ai gestori di vendere benzina insieme ad altri beni di consumo e di dare la possibilità di vendere più marchi di benzina all'interno dello stesso impianto. Secca la bocciatura dell'Unione Petrolifera. «Vendere nello stesso impianto più benzine è una cosa che va contro natura, perché bisogna tener conto che l'impianto è costruito dalla società che si occupa della manutenzione e degli investimenti. Tutto questo viene consegnato gratuitamente al gestore. Non sta né in cielo né in terra», ha sottolineato il presidente dell'Up Pasquale De Vita. Ha suscitato polemiche anche l'annuncio di interventi nel settore idrico tanto che il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini ha chiarito: l'esito del referendum sull'acqua deve essere assolutamente rispettato, ma, ha aggiunto, anche l'acqua deve essere gestita in maniera efficiente senza generare deficit. A questo proposito Clini ha ricordato che vi sono delle perdite nei sistemi idrici che arrivano anche al 75-80% con una media che si aggira intorno al 30-40%.

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