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"Indagine folle, si specula sulla pelle della Capitale"

Della Valle e Alemanno all'interno del Colosseo di Roma

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«Cosa volete fare? Volete farlo cadere a pezzi a furia di Tar, Antitrust, procure, Corte dei Conti?». È indignato il sindaco Alemanno che a 24 ore di distanza dalle osservazioni rilevate dall'Antitrust apprende con sconcerto la notizia dell'apertura di un'indagine da parte della procura e della Corte dei Conti sulla convenzione per il restauro del Colosseo, per il quale il gruppo Tod's di Diego Della Valle finanzierà 25 milioni di euro. E pochi giorni fa aveva definito "atti criminali" gli ostacoli posti all'avvio dei lavori. Per i quali Tod'S ha già versato una fideiussione di 10 milioni. Sindaco Alemanno, prima i dubbi dell'Authority ora le indagini per abuso d'ufficio. Cosa succede? «Io, da spettatore, sono davvero indignato. È chiaro che la procura e la Corte dei Conti hanno tutto il diritto di indagare e di verificare ma questa vicenda mi sembra francamente una follia. Siamo di fronte a un'esposizione di 25 milioni di euro. Vogliamo fare in modo che il consorzio privato si riprenda i 25 milioni di euro e ci saluti? Se questo è l'obiettivo lo si dica francamente. Io sono indignato da questa operazione continua, vergognosa, che fa saltare la sponsorizzazione per restaurare il monumento più importante del mondo».  Il Codacons ha chiesto un incontro urgente al ministro Ornaghi, lo farà anche Lei? «Sono in costante contatto con il sottosegretario Cecchi, che è stato poi il commissario straordinario per le aree archeologiche di Roma, non credo serva un incontro con il ministro». L'opposizione suona la carica e accusa proprio Lei del fallimento dell'operazione e della presunta "magagna" nascosta dietro la convenzione che cede i diritti di immagine del Colosseo per 15 anni. «È la solita propaganda. Io ho soltanto sollecitato un accordo e l'avvio dei lavori di restauro. Tutti sanno che la competenza esclusiva sul Colosseo è del Ministero dei beni culturali e non del Comune di Roma. Si tratta quindi di una doppia strumentalizzazione, contro di me e contro la città». Possibile che a bloccare un'opera così importante a livello mondiale siano un'associazione di consumatori e un sindacato, per non parlare poi dei danni all'immagine? «Ognuno è libero di denunciare o sollevare qualsiasi forma di dubbio, siano essi associazioni, sindacati o singoli cittadini. Quello che sconcerta è la risonanza data ad alcune denunce da parte dell'Antitrust piuttosto che dalla magistratura. Sconcerta che non ci si renda affatto conto dell'importanza e della delicatezza del problema del restauro del Colosseo che è uno dei beni più preziosi al mondo». È notizia di ieri che la sovrintendenza capitolina ha emesso un avviso pubblico per la concessione della gestione dell'area archeologica del Teatro Marcello a privati per la valorizzazione, gestione e manutenzione del sito, che comprende tra l'altro anche il Portico d'Ottavia. Segno evidente che senza privati il patrimonio monumentale e archeologico, non solo di Roma, non ce la fa. O no?  «Non solo il Teatro Marcello, abbiano fatto anche un bando per il restauro del Campidoglio. Quello del Colosseo è un esempio che deve essere seguito sempre di più. I fondi pubblici sono troppo carenti. La logica statalista e veterocomunista che vuole che solo il pubblico, solo lo Stato debba interessarsi dell'immenso patrimonio architettonico del nostro Paese porta poi ai crolli di Pompei». Quella del Colosseo, secondo Lei è una battaglia culturale, politica o economica?  «Da spettatore, penso che quella del Colosseo sia una partita di visibilità e di speculazione giocata tutta sulle spalle di Roma».  

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