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Manette a Cosentino, la Lega voterà sì

Nicola Cosentino

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L'impressione è di essere tornati al 1996 quando Umberto Bossi, dopo aver dato il ben servito al primo governo guidato da Silvio Berlusconi, cominciò ad attaccare l'ex alleato senza alcuna pietà. Poi la pace e un rapporto vissuto tra continui alti e bassi. Fino allo scorso novembre quando il Cavaliere e il «fedelissimo» Umberto si sono ritrovati nuovamente da due parti diverse del campo. Da quel momento la spaccatura si è fatta ogni giorno più profonda. Ed oggi appare insanabile. Soprattutto dopo che ieri il Carroccio ha annunciato che voterà a favore dell'arresto dell'ex sottosegretario Pdl Nicola Cosentino accusato dai magistrati di essere il "referente politico" del clan dei Casalesi. Lo farà sia durante la seduta della Giunta per le Autorizzazioni della Camera convocata per oggi, sia giovedì quando l'Aula sarà chiamata (forse con voto segreto) ad esprimersi sulla richiesta del Tribunale del riesame. A dare l'annuncio è stato, dopo la riunione dei vertici leghisti a via Bellerio, Roberto Maroni. E non è un caso visto che l'ex ministro dell'Interno rappresenta da sempre l'anima più "giustizialista" del partito. La scelta condanna "numericamente" Cosentino visto che, con i leghisti, la Giunta finirebbe con 12 sì e 9 no, mentre in Aula i favorevoli sarebbero addirittura 356 (206 Pd, 21 Idv, 59 Lega, 26 Fli, 6 Api e 38 Udc). Ma rappresenta anche un ribaltamento totale della posizione che il Carroccio aveva tenuto quando la Camera si era trovata ad affrontare per la prima volta analoga richiesta. Era il 25 novembre 2009 e Luca Paolini, esponente leghista in Giunta, bollava come «atto ingiusto» la concessione dell'arresto e spiegava che, contro l'esponente del Pdl, erano stati usati «metodi da inquisizione spagnola». Da qui la decisione di votare no. A dire il vero anche oggi Paolini mantiene una posizione critica nei confronti di una quadro accusatorio che ha già definito piuttosto «fragile». Così nel Pdl non si esclude che possa decidere di votare in maniera difforme dal gruppo e che, sfruttando il voto segreto, altri leghisti decidano di seguire il suo esempio in Aula. Non a caso ieri sera ad Arcore, Berlusconi avrebbe ricevuto a cena Bossi per convincerlo a cambiare linea. Dopotutto la Lega ondeggia da tempo tra garantismo e giustizialismo. Dopo il primo no all'arresto di Cosentino, sono arrivati il no a quello di Marco Milanese, ma anche il sì al carcere per Alfonso Papa. E proprio nello stesso giorno in cui, al Senato, il senatore Pd Alberto Tedesco veniva salvato dalla galera grazie ai voti di Pdl e Carroccio. Insomma, tutto può ancora succedere. Anche se stavolta, dietro la vicenda Cosentino, sembra nascondersi ben altro. La trattativa sulla legge elettorale avviata da Pd, Pdl e Udc, rischia di marginalizzare il partito nordista che, non a caso, ha denunciato con Maroni, «manovre antileghiste». Una scelta di questo tipo, accolta favorevolmente dal Pd e dall'Udc, può essere un buon modo per rompere il clima di armonia che regna attorno al governo.

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