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Monti con i leader Ue. Un mese per salvarsi

Il premier Monti e il cancelliere tedesco Merkel (D)

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«L'Europa non deve avere più paura dell'Italia». Alla vigilia dell'incontro con il presidente francese Sarkozy (fissato per domani), il premier Mario Monti lancia dalle colonne de Le Figaro, un messaggio rassicurante sulla solidità del sistema Italia, sul forte europeismo del Paese e sulla capacità di uscire dalla crisi tornando a crescere. Per il presidente del Consiglio si apre un mese denso di appuntamenti europei e per l'Eurozona gennaio potrebbe essere decisivo per capire che futuro avrà il sistema della moneta unica. I mercati sono tornati in fibrillazione preoccupati per la crisi del debito sovrano e nel mirino non ci sono solo Grecia e Italia ma anche Spagna e Francia. Sui mercati continua ad aleggiare lo spettro di un declassamento per Parigi e Madrid e di un altro downgrading per l'Italia. I dati record della Germania sull'occupazione e le stime degli istituti di ricerca di Berlino di una ripresa da metà 2012 non bastano a mettere in sicurezza l'area Euro sperando nell'effetto traino. Dopo Sarkozy, Monti vedrà mercoledì prossimo il Cancelliere Angela Merkel. Nel mezzo di questi due appuntamenti, lunedì 9, c'è il summit franco-tedesco a Berlino. Poi il 18 gennaio il premier sarà a Londra da Cameron. Un'agenda così organizzata non è casuale. Si tratta di incontri preparatori all'Eurogruppo del 23 gennaio e al vertice straordinario del 30 che serviranno per completare la risposta dell'Europa alla crisi dei debiti sovrani e per avviare la fase due: rilancio della crescita e politiche per la creazione di posti di lavoro. L'obiettivo di Monti è duplice: rassicurare i partner europei che ora l'Italia mamderà in porto le misure per lo sviluppo e rivendicare al nostro Paese un ruolo di primo piano nella politica europea recuperando un prestigio che si è incrinato. «L'Europa non ha più alcuna ragione di aver paura dell'Italia. Disponiamo di materia prima molto rara in Europa, un consenso di fondo dell'opinione pubblica a favore dell'integrazione europea», ha spiegato a Le Figaro: «io sono stato commissario europeo per dieci anni. Il presidente della Repubblica italiana è un europeista molto convinto. Noi abbiamo messo l'Europa al centro delle nostre preoccupazioni». Non solo: «tutti gli analisti dicono che l'Italia ha fatto il proprio dovere» per risolvere la crisi. Gli italiani «hanno mostrato un senso di responsabilità ammirevole». E ieri è arrivato un altro messaggio di allarme. «L'Europa è sull'orlo della recessione» ha detto il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e ha esortato l'Europa ad agire in modo adeguato per far fronte al rallentamento economico. Juncker si è detto particolarmente preoccupato per i depositi bancari presso la Bce, «che hanno raggiunto un livello record», e per il fatto che le banche «restano riluttanti a concedere prestiti». Monti si presenterà agli appuntamenti europei con alcuni punti fissi all'accordo salva euro. Entro la fine del mese avrà modo di discutere di ricette anti-contagio e anti-recessive anche con il presidente Barack Obama a Washington. A fine dicembre, l'Italia ha raccolto in un documento di 12 pagine le sue proposte di emendamento alla bozza di accordo tra i 26 stati membri (la Gran Bretagna si è autoesclusa). Il primo confronto importante è previsto venerdì a Bruxelles, dove torna a riunirsi il Forum a 26 (più i rappresentanti di Gran Bretagna, Commissione e Parlamento Ue) che negozia il nuovo trattato intergovernativo. Le richieste più importanti riguardano il capitolo del debito e del deficit. L'Italia chiede che si «tenga conto dell'influenza del ciclo economico», ma anche del debito privato delle famiglie e della sostenibilità dei regimi pensionistici, nella valutazione del ritmo di riduzione del debito eccedente il 60% del Pil. Mentre per il calcolo sul disavanzo, propone di considerare le necessità di investimenti pubblici, che andrebbero scorporati. L'offensiva italiana riguarderà anche la crescita. Il governo chiede una maggiore convergenza delle politiche economiche europee per promuovere la competività e il lavoro.

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