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Il Fisco va a Cortina. Gli affari s'impennano

Turisti passeggiano lungo Corso Italia a Cortina d'Ampezzo (Belluno)

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Metti che un Natale a Cortina, invece della coppia Boldi De Sica, ci vada l'Agenzia delle Entrate. Nessuna gag trash, niente capitomboli osé sulle montagne innevate né malintesi più o meno esilaranti. Questa volta è il "caso" a dettare il copione. Cortina, 30 dicembre 2011, mattina, esterno giorno: 80 agenti del Fisco arrivano in città e iniziano a effettuare alcuni controlli sugli esercizi commerciali del centro. È un vero e proprio blitz, gli uomini si dividono: alberghi, ristoranti, bar, gioiellerie, boutique, farmacie, saloni di bellezza. La scena è sempre la stessa: gli ispettori si posizionano al fianco dei diversi negozianti alla cassa per alcune ore, per verificare la battitura degli scontrini. Fino a notte fonda. Fosse un film, ai botteghini ci sarebbe la coda. Invece è la realtà, e - ahinoi - il finale è fin troppo prevedibile. Il caso vuole, infatti, che il 30 dicembre del 2011, a Cortina, sia stato un giorno di grandi incassi. È la stessa Agenzia delle Entrate che - dopo aver effettuato i controlli in 35 esercizi commerciali (su un totale di quasi mille presenti nella località turistica delle Dolomiti) - a dare i numeri dell'operazione: «Gli incassi nel giorno dei controlli - rileva - sono lievitati rispetto sia al giorno precedente sia allo stesso periodo del 2010». Gli aumenti riguardano tutte le categorie. In particolare, i ristoranti hanno registrato incrementi fino al 300 per cento rispetto allo stesso giorno dello scorso anno e hanno fatturato ben il 110 per cento in più rispetto al giorno prima. È andata ancora meglio ai commercianti di beni di lusso: vendite quadruplicate (più 400 per cento) rispetto al 30 dicembre del 2010. Più 106 per cento se invece si va a guardare la prima nota del giorno prima. «Non sono mancati singoli episodi particolarmente significativi - scrive l'agenzia - Un commerciante deteneva beni di lusso in conto vendita per più di 1,6 milioni di euro, senza alcun documento fiscale». Gli uomini del Fisco hanno controllato anche i bar. La musica è sempre la stessa: guadagni superiori fino al 40 per cento rispetto allo stesso giorno dello scorso anno e un sonoro più 104 per cento rispetto agli incassi del giorno prima. Da un punto di vista prettamente economico (visto soprattutto il periodo di crisi e di calo di consumi che il Paese sta affrontando), i dati sono talmente "incoraggianti" che la stessa Agenzia si concede un comunicato a dir poco fuori dalle righe. Per gli uomini del Fisco, infatti, il "caso" non c'entra: il merito è tutto loro. «L'Agenzia delle Entrate porta fortuna e fa bene agli affari: con l'agente si moltiplicano le vendite», scrive la direzione regionale del Veneto. Gli ispettori non devono aver gradito le polemiche nate dopo la diffusione della notizia del blitz tra gli albergatori (impegnati, il 30 dicembre, nei preparativi del veglione di San Silvestro), i negozianti e anche qualche politico. Ecco allora la precisazione: «L'operazione fa parte della normale attività di presidio del territorio di competenza dell'Agenzia delle Entrate, svolta non solo in Veneto ma su tutto il territorio nazionale. L'esperienza e la professionalità dei funzionari è tale per cui il controllo è stato effettuato con il minimo intralcio allo svolgimento dell'attività commerciale, evidenziato anche dagli episodi nei quali i funzionari sono stati addirittura scambiati per commessi dalla clientela», spiegano. E non è tutto. Oltre al turismo dei vip nel mirino degli ispettori sono finite anche le numerosissime auto di lusso che si vedono parcheggiate di fronte agli hotel ampezzani. I risultati - ammette l'Agenzia - sono «interessanti». 251 le macchine di grossa cilindrata registrate. Su 133 auto intestate a persone fisiche, «42 appartengono a cittadini che fanno fatica a sbarcare il lunario» - il copyright è sempre delle Entrate - avendo dichiarato 30 mila euro lordi di reddito sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto sono intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi. Gli altri 118 «superbolidi» sono intestati a società che in 37 casi hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi, mentre nei restanti 19 hanno detto al Fisco (sia nel 2009 che nel 2010) di essere in perdita. E questa volta il "caso" non c'entra.

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