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Tanto rumore per nulla. Alla fine Camusso vede Fornero

Il segretario della Cgil Susanna Camusso

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Fare il segretario della Cgil è un lavoro altamente usurante. Un giorno si attacca il governo, uno lo si applaude, un altro ci si lamenta perché «o tutti o nessuno», un altro ancora si incontra in maniera "riservata" e "informale" il ministro del Welfare Elsa Fornero. Già perché dopo aver criticato il metodo dell'esecutivo che proponeva incontri bilaterali con le rappresentanze sindacali per avviare il confronto sul delicatissimo tema della riforma del lavoro, ieri Susanna Camusso si è concessa un faccia a faccia con la controparte. Poi, con la più classica excusatio non petita, ha diramato un comunicato per spiegare che si è trattato di «un incontro usuale, di carattere informale, per definire l'agenda di lavoro» mentre «ora è auspicabile il ritorno a modalità di confronto ordinarie e vere». Sarà, ma l'impressione è che la Cgil abbia voluto recitare a tutti i costi la parte della "prima donna". Non a caso, ieri mattina, il sindacato di Corso Italia aveva lanciato messaggi di "guerra" su Twitter: «Non è necessario la concertazione anni '90 ma un confronto serio e onesto». E ancora: «Se il governo vuole un accordo chiami i sindacati e parli chiaro, individuando obiettivi e strumenti, altrimenti è solo fumo per decidere da soli». Poi una stoccaticatina a Cisl e Uil: «Bisogna concordare uno spartito, non si può chiedere ogni giorno la concertazione e poi accettare di fare i solisti stonati». Parole che avevano scatenato l'immediata reazione del segretario della Cisl Raffaele Bonanni: «La gravità del momento non consente di innescare polemiche pregiudiziali o peggio ancora di esprimere giudizi caricaturali sulle posizioni altrui. Verificheremo nei fatti la reale volontà sia del governo sia delle altre parti sociali di fare una vera trattativa». Tanto rumore per nulla. Alla fine, dopo le polemiche, il primo «solista» ad entrare in scena è stato proprio il sindacato guidato dalla Camusso. Certo, viste le premesse, non ci sarebbe da stupirsi se domani la Cgil decidesse di tornare sulle barricate. Ma intanto «l'incontro informale» basta a far tirare un sospiro di sollievo al Pd. Che tra quelli che sostengono il governo Monti è sicuramente il partito che rischia di più. Ieri Franco Marini ha provato a definire una linea di mediazione tra le diverse anime: sì alla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, ma mantenendo la coesione sociale e l'unità sindacale. Insomma si può rivedere l'articolo 18, ma solo all'interno di un quadro complessivo che ne eviti la cancellazione. Peccato che sul tema i Democratici continuino a dividersi. L'ala più riformista del partito che fa capo a Enrico Morando e Walter Veltroni, continua a sostenere le posizioni del senatore Pietro Ichino favorevole all'abrogazione (posizione condivisa dal Pdl). Mentre gli altri temono che il ministro Fornero possa giocare sulle spaccature del fronte sindacale per cercare di ottenere un accordo con Cisl e Uil che tagli fuori la Cgil. Un po' come accadeva ai tempi del governo Berlusconi. Anche per questo Pier Luigi Bersani, oltre a cercare di mantenere compatto il Pd, si prepara ad un pressing costante sull'esecutivo perché metta a punto uno schema di riforma il più possibile condiviso. Sabato il segretario incontrerà Mario Monti a Reggio Emilia e non è escluso che i due possano affrontare l'argomento. In un incontro "informale". Proprio come quelli che piacciono tanto a Susanna Camusso.

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