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Riflessioni per andare "oltre Cortina"

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Alcune riflessioni a margine dei controlli effettuati il 30 dicembre a Cortina dagli 80 funzionari dell'Agenzia delle entrate e, soprattutto, delle furiose polemiche e controrepliche che ne sono seguite. 1. Per sconfiggere l'evasione fiscale, i presidi di cassa da parte dei funzionari dell'amministrazione finanziaria costituiscono una delle linee d'azione più rispettose del diritto di difesa del contribuente, altro che studi di settore e discutibili presunzioni statistiche varie. Ogni polemica sul punto è strumentale e inaccettabile. Semmai, la critica può essere che ancora oggi l'Agenzia delle entrate tende a privilegiare troppo spesso comodi accertamenti presuntivi a tavolino a questo tipo di meritoria attività investigativa sul territorio. 2. Il rastrellamento in loco di targhe di automobili, ai fini del loro incrocio con i dati reddituali degli intestatari, è scarsamente significativa, perché basta far funzionare decentemente l'anagrafe tributaria per poter condurre questo tipo di controllo su tutto il territorio nazionale. Qui è palese l'aspetto di spettacolarizzazione dell'intervento cortinese e legittime sono le rimostranze dei politici e degli operatori economici locali. 3. La gran parte dei commenti di esponenti di primo piano della ex maggioranza di governo è francamente imbarazzante per chi, oggi, ne sottoscriverebbe volentieri il pensiero. La pressione fiscale è insostenibile; non c'è equilibrio tra lotta all'evasione e lotta a corruzione e sprechi; gli accertamenti sono esecutivi anche in pendenza di giudizio, nonostante il 40% delle volte alla fine risulta aver ragione il contribuente. Tutto sacrosanto, ma dov'era questa gente mentre misure, come appunto gli accertamenti esecutivi, venivano introdotte negli ultimi tre anni, tra le perplessità di chi queste cose le dice da sempre? Stava nel governo a proporle o in maggioranza a votarle, ecco dove stava. 4. I funzionari di primo livello dell'Agenzia delle entrate e di Equitalia, quelli che operano sul campo come gli 80 della fredda giornata e nottata cortinese, meritano tutta la nostra più sincera solidarietà, perché si ritrovano sbattuti in prima linea da una classe politica che è inadempiente sul fronte della eliminazione dei privilegi e dei tagli di spesa e che per di più spara loro addosso dalle comode retrovie della pseudo maggioranza e pseudo opposizione in cui oggi si ritrova. 5. Nonostante quanto appena osservato appaia comprensibilmente come una provocazione ai vertici dell'Agenzia delle entrate, essi sbagliano a diramare comunicati stampa con dati proposti secondo modalità degne di tecniche di marketing e pure con l'aggiunta di incisi dal sapore strafottente. Il sindaco di Cortina ha ragioni da vendere quando chiede di conoscere quali saranno i concreti recuperi di evasione che seguiranno a questi dati. Se proprio qualcuno dovesse ritenere opportuno fare questo tipo di uscite e ironie, dovrebbe essere il Ministero dell'Economia, organo politico, di cui l'Agenzia delle entrate è il mero braccio operativo. Così invece si trasmette sempre più la sensazione che la ragguardevole mole di risorse, informazioni e poteri messi a disposizione di questo ente tecnico lo stia trasformando in un vero e proprio player politico che non si limita ad attuare indirizzi, bensì concorre in modo proattivo a determinarli. Tutto questo non fa bene alla lotta all'evasione e nemmeno ai dipendenti dell'amministrazione finanziaria "in prima linea". 6. Dobbiamo scrollarci di dosso alcune esagerazioni del pensiero oggi dominante, complici anche alcuni spot televisivi non proprio azzeccatissimi, secondo cui l'evasore fiscale è il primo parassita della società. L'evasore fiscale è senza dubbio un soggetto che va perseguito, ma, assai più parassita di chi omette di versare le imposte sulla ricchezza che si prende quanto meno la briga di creare, è chi sperpera le risorse pubbliche raccolte grazie alla contribuzione sulla ricchezza creata da altri. Sembrano sottigliezze, ma sono invece presupposti cognitivi fondamentali per poter impostare una lotta all'evasione che sia efficiente anziché ideologica, ma soprattutto inserita in un più ampio contesto di afflato legalitario che le consenta di essere emotivamente partecipata da tutti i cittadini e non soltanto da una parte di essi.

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