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Meno soldi agli onorevoli. Il Parlamento pagherà portaborse e servizi

Il presidente della Camera Gianfranco Fini con il presidente del Senato Renato Schifani

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Meno soldi ai parlamentari e più servizi gestiti direttamente dal Parlamento. Ecco il piano dei questori di Camera e Senato, che si sono incontrati ieri a Palazzo Madama e che si rivedranno la prossima settimana. A metà gennaio trasmetteranno un documento agli uffici di presidenza per ridurre le spese. Innanzitutto verrà ridotta la voce «Rapporto eletto-elettore», 3.690 euro al mese dati a ciuscun parlamentare per coprire le spese di segreteria e organizzare eventi politici. Una parte della cifra, l'ipotesi è 2 mila euro, sarà trattenuta dalle amministrazioni di Camera e Senato che li useranno per pagare i collaboratori di deputati e senatori, che spesso, almeno fino ad ora, sono «assunti» in nero o malpagati dagli onorevoli. Scompariranno i biglietti gratis per treni e aerei. Oggi i parlamentari possono viaggiare senza pagare niente in tutta Italia. I questori puntano invece ad assegnare un numero determinato di biglietti ai gruppi politici, che poi ne gestiranno l'assegnazione. Non è tutto. La diaria, cioè i 3.500 euro al mese che vengono trasferiti a ogni onorevole per pagare le spese di soggiorno a Roma, sarà nettamente ridotta per i parlamentari residenti nella Capitale, che non hanno bisogno di prendere in affitto un appartamento ma che, misteriosamente, ottengono la stessa cifra degli eletti in altre regioni. Infine Montecitorio dirà addio al ristorante, che sarà trasformato in self service. L'indennità, invece, pari a 5 mila euro netti al mese (11.283 euro lordi per i deputati e 11.550 per i senatori) non subirà ritocchi. Con questo piano, che dovrebbe essere approvato alla fine di gennaio, si punta a disinnescare la polemica contro la casta. Diventata ancora più feroce dopo la pubblicazione del tanto atteso dossier della Commissione guidata dal presidente dell'Istat Giovannini sugli stipendi dei parlamentari. Un lavoro non risolutivo, che arriva a una conclusione già evidente dall'identico rapporto preparato dalla Camera a marzo dello scorso anno: impossibile stabilire una media Ue degli stipendi dei parlamentari. Tanti onorevoli non ci stanno: «Prendiamo meno di tutti». Altri attaccano, come Alessandra Mussolini (Pdl): «Affidiamo il completamento del lavoro della Commissione a Stella e Rizzo, i due giornalisti che hanno scritto sui privilegi della "casta politica"». Il presidente del Senato, Renato Schifani, contesta: «Il documento è stato provvisoriamente acquisito dal sito del Dipartimento della Funzione pubblica, in assenza di una tempestiva e opportuna trasmissione ufficiale» al Senato da parte del governo. Poi precisa: «Le decisioni sui tagli saranno prese dal Consiglio di presidenza, unico organo deputato a decidere sulla materia». In serata si fa sentire anche l'ufficio stampa della Camera che sottolinea: «Tenendo conto dei differenti regimi fiscali, l'ammontare netto dell'indennità parlamentare erogato ai nostri deputati risulta inferiore rispetto a quello percepito dai componenti di altri Parlamenti presi a riferimento». Ribadisce i suoi dubbi sui criteri adottati lo stesso presidente dell'Istat, Enrico Giovannini: «Se uno guarda solo l'indennità è possibile fare una media a livello europeo, ma poi ci sono molti altri aspetti da tener conto che sono differenti nei vari Paesi: quindi, è impossibile fare una media europea». Il Pdl replica: «È un clamoroso bluff. I parlamentari italiani sono pagati meno rispetto ai loro colleghi francesi, tedeschi e inglesi». Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani è netto: «Ben vengano altri tagli», ma «evitiamo titoli che non rendono giustizia alla condizione reale, altrimenti sembra che i parlamentari siano la causa di tutti i mali». Per il Terzo Polo parla Italo Bocchino: «Il problema non è tanto il costo dello stipendio di ogni parlamentare, ma il numero di deputati e senatori che risultano essere troppi». Antonio Di Pietro (Idv) chiede invece tagli subito: «Perché quando si tratta di far pagare i pensionati, i lavoratori e le classi più povere, il Parlamento trova subito l'accordo trasversale, mentre quando si tratta di tagliare i propri privilegi, deve aspettare gli esiti di una commissione?». Il questore della Camera, Antonio Mazzocchi (Pdl), non ha dubbi: «Stando ai dati della Commissione Giovannini, i parlamentari italiani - molto contestati per una deriva anticasta che colpisce simboli e istituzioni nel nostro Paese - sono in Europa quelli che percepiscono di meno». Secondo il leader del Pid, Saverio Romano «non bisogna mettere all'indice capri espiatori». Intervengono anche gli assistenti degli onorevoli: «I dati resi noti dalla Commissione Giovannini sono certamente parziali, ma chiara è invece una prima conclusione che se ne ricava: la razionalizzazione e la trasparenza dei costi della rappresentanza passano per l'applicazione del modello europeo ai collaboratori parlamentari» spiegano in una nota, mostrando piena fiducia nelle decisioni che saranno prese nelle prossime settimane dagli uffici di presidenza di Camera e Senato.

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