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Tassa di soggiorno. Il governo ci ripensa

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Un gruppo di immigrati a piazza Venezia a Roma

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Il governo Monti corregge il governo Berlusconi sulla tassa per avere o rinnovare il permesso di soggiorno per gli immigrati, prevista - a partire dalla fine di gennaio - da un decreto del 6 ottobre 2011 a firma Tremonti-Maroni. Ieri la questione aveva registrato critiche da parte della Cgil, ma anche di Cisl e Uil. Oggi il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, e il ministro per l'Integrazione, Andrea Riccardi, hanno annunciato che la nuova misura sarà oggetto di "riflessione" e "valutazione" da parte del Viminale. L'intenzione è di rimodulare la tassa in base al reddito del lavoratore straniero e al suo nucleo familiare. Il decreto del governo Berlusconi prevede invece il pagamento da un minimo di 80 euro fino a 200 euro a seconda del periodo di soggiorno richiesto. Ma nel giro di poche ore il tema è diventato incandescente: insorge la vecchia maggioranza di centrodestra, plaude la vecchia opposizione di centrosinistra compreso il Terzo Polo e le associazioni cattoliche. In prima fila nelle contestazioni all'annuncio del governo c'è la Lega. L'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni è inviperito. Lega e Pdl insorgono "La ministra Cancellieri non si azzardi a cancellare il mio decreto sul permesso di soggiorno a pagamento - scrive su Facebook - Sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attacco ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accettare". Prima di Maroni, Roberto Calderoli aveva urlato alla "vergogna", trovando "davvero incredibile" che si possa "spremere i nostri pensionati e i nostri lavoratori, ma non si deve chiedere nulla agli immigrati". La novità è che, oltre alla Lega, contro le intenzioni dei due ministri insorge anche il Pdl, partito che a differenza del Carroccio finora ha sostenuto il governo Monti in Parlamento. Secco il commento del capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri: "Le nuove norme sono giuste e non vanno toccate". Il vicepresidente dei deputati del Pdl, Isabella Bertolini, parla di "razzismo al contrario". Il vicecapogruppo alla Camera, Osvaldo Napoli, avverte: "Così Monti rischia di deragliare: immigrazione e costi della politica sono materie dei gruppi parlamentari non del governo". E ancora: "Non si scambi il nostro sostegno per acquiescenza". Esulta l'ex opposizione "Bene", dice Livia Turco del Pd, che però suggerisce al governo di andare oltre e "abolire" la tassa "in modo da far pagare agli immigrati quello che pagano gli italiani per il disbrigo delle normali pratiche burocratiche". Analoga richiesta da parte dell'Idv. Fabio Granata del Fli ci aggiunge la speranza che ora "si potrà andare avanti anche sulla formulazione di nuove norme per la cittadinanza". Il capogruppo dell'Udc al Senato, Giampiero D'Alia, definisce "saggia" la scelta del governo contro i "rigurgiti di razzismo della Lega". Paola Binetti: "No a una tassa vessatoria e ingiusta". Quello del governo è un atto "coraggioso", è il commento delle Acli. Le Usb rinnovano la richiesta di cancellare la tassa e annunciano lo "sciopero dei migranti a Roma il 27 gennaio". La partita sull'immigrazione rischia di essere uno dei banchi di prova politici del governo tecnico. Tuttavia, le barricate del Pdl non sembrano preoccupare più di tanto i ministri interessati allo scontro di oggi. Conforta infatti la presa di posizione favorevole da parte del mondo cattolico, che pure è parte integrante nel partito dell'ex premier.  

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