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«Il caro benzina? È un problema di imposte.

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PasqualeDe Vita, presidente dell'Unione Petrolifera ci tiene a sottolineare che «le aziende petrolifere non c'entrano nulla con questi rincari» e che, anzi, «non hanno seguito gli aumenti a livello internazionale». Con la benzina a quota 1,73 euro il litro e in alcune regioni del Sud vicino a 1,80 le associazioni dei consumatori già paventano un impatto pesante sui prezzi dei generi alimentari. Che ne pensa? «Sì ho letto quello che dicono i Consumatori. Ma io ci starei attento a insistere sul fatto che l'aumento della benzian scatenerà un effetto a catena sui generi alimentari e su tutti i beni trasportati». Siamo di fronte alla consueta speculazione? «Vorrei chiarire un punto. Innanzitutto l'aumento riguarda la benzina e non il gasolio, quindi non c'è giustificazione per dire che il trasporto merci sarà più caro con un impatto sui prezzi finali. Non vorrei che sotto l'onda degli aumenti, si applicassero a valle, sul prezzo finale, rincari non giustificati. Siccome le associazioni dei Consumatori sono molto attente a seguire l'andamento del prezzo benzina vorrei che prestassero la stessa attenzione alle variazioni del prezzo delle merci. Insomma si abbia il coraggio di dire che i rincari sono dovuti ad altri motivi e non ai carburanti. C'è poi un altro fattore». Quale? «I traportatori per il caro gasolio hanno un recupero dal punto di vista degli oneri previdenziali. Anche questo non giustifica un aumento». Insomma è tutto un problema di maggiori imposte sulla benzina e di speculazione sulle merci? «In questo periodo le aziende petrolifere non hanno ritoccato i listini anche a fronte di incrementi internazionali del prezzo della benzina. La benzina a livello internazionale è aumentata di 2,8 centesimi. Nello stesso periodo il prezzo alla pompa al netto delle tasse è salito di 6 millesimi. Quindi non stati recuperati 2,2 centesimi dalle aziende. Per il gasolio dal 7 dicembre a oggi a livello internazionale le quotazioni sono scese di 3 millesimi e il prezzo industriale italiano è sceso di 4 millesimi. Le aziende hanno tenuto conto dei leggeri ribassi sul gasolio. I petrolieri non possono stare sul banco degli imputati. In questa fase è solo un problema di imposte». Quanto incidono le imposte? «L eimposte incidono per il 59,60%. È un livello simile a quello del Regno Unito, della Grecia e quasi della Germania. Sul gasolio l'incidenza è del 53% a fronte del 58% nel Regno Unito e del 52,6% in Svezia 52,6%. Le imposte sui carburanti sono alte in tutti i Paesi giacchè è considerato un modo per far cassa in maniera semplice, rapida e economica. Noi siamo cresciuti più di altri, questa volta in Italia si è fatto qualcosa di più». L'altra accusa alle società petrolifere è di fare cartello impendendo una reale concorrenza. «Un'idea che non sta in piedi. A chi sostiene questa tesi dico che basta vedere i cartelli dei prezzi sugli impianti indipendenti e con il marchio delle società per verificare che emergono differenze che arrivano a 8-10 centesimi. Cosa che qualche anno fa era impensabile. Oggi il mercato è aperto a tutti, c'è un'ampia libertà di iniziativa».

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