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Asta Btp senza euforia. Tassi giù

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Un operatore della Borsa di Francoforte

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Non c'è l'euforia dell'asta di mercoledì scorso quando nel collocare i Bot a 6 mesi il Tesoro è riuscito a dimezzare i tassi di rendimento, dal 6% al 3% circa, ma alla fine anche l'asta dei ieri, con la quale via XX settembre ha chiesto agli investitori soldi da restituire in un arco di tempo più lungo, è andata bene. I tassi di finanziamento, unico vero parametro da tener conto per capire quanto costerà al bilancio pubblico, e ai cittadini, il denaro preso a prestito sono in calo, sotto il 7%. Una diminuzione non esagerata, ma comunque una tendenza positiva. La domanda poi, non imponente, è comunque rimasta all'interno della forchetta stabilita dal ministero dell'Economia. Insomma il segnale arrivato ieri è che gli investitori preferiscono debito più sul breve termine che sulle lunghe scadenze. Da segnalare anche che un aiutino è arrivato anche dalla Banca centrale europea, tornata ad acquistare Btp sul mercato secondario e finanziatrice di qualche banca che ha reinvestito anche sul debito italiano a breve. Nel penultimo giorno dell'anno, in un mercato rarefatto negli scambi e dunque in condizioni non ideali, il Tesoro ha venduto agli investitori 7,02 miliardi di euro di debito, nella parte alta del ventaglio fissato fra i cinque e gli 8,5 miliardi di euro. «Le aste sono andate piuttosto bene ma non consideriamo concluse le turbolenze finanziarie», è il commento del premier Mario Monti. Le attese ieri erano alte in vista di un 2012 difficile per l'Italia, chiamata a rinnovare (cioè vendere agli investitori) quasi un quarto dei suoi 1.900 miliardi di debito pubblico, nel mezzo della recessione. I risultati complessivi sono in chiaroscuro stando allo «spread», volato fino a sfiorare i 530 punti base per poi rallentare e chiudere a 518, e alle quotazioni dell'euro, scivolate ai minimi da settembre 2010 (sotto 1,2860 dollari) prima di recuperare. Il Btp a tre anni è stato assegnato per 2,538 miliardi contro un'offerta fra due e tre miliardi, al tasso del 5,62%, in forte calo rispetto al 7,89% record dello scorso mese. Il rapporto fra domanda e offerta (il cosiddetto bid to cover) è però sceso a 1,357 da 1,502. Il Btp marzo 2022, attuale benchmark decennale, ha venduto 2,5 miliardi, il massimo offerto, con una domanda salita a 1,357 volte l'offerta (da 1,335) e tasso in calo al 6,98% (da 7,56% di un mese fa). Domanda tiepida per il settembre 2021 (1,176 miliardi contro un ventaglio di uno-due miliardi offerti, con tasso del 6,70%), mentre il CctEu aprile 2018 ha visto il tasso balzare al massimo storico del 7,42% dal 4,52% dell'ultima asta. Certo l'Italia continua a giovare del sostegno della Bce, che ieri dopo l'asta è tornata a comprare titoli di Stato e che nelle scorse settimane aveva sostenuto i titoli a due e tre anni, non a caso oggi protagonisti di un netto calo di rendimento che fotografa la realtà del mercato primario. È poi probabile che qualche miliardo dei quasi 500 prestati dalla Bce alle banche (a scadenza triennale) sia stato reinvestito ieri nei Bot, e oggi nei Btp a 3 anni. Un'altra chiave di lettura dell'asta è che i titoli a breve non scontano più il rischio di insolvenza che era prezzato meno di un mese fa. Ma gli investitori continuano a pretendere un premio che cresce con la durata dei titoli. «La gente è ancora preoccupata dal rischio credito, quindi più alta è la scadenza, tanto più dev'essere remunerata», dice Alessandro Mercuri di Lloyds Bank. Conclusione? «Tutto sommato l'esito è discreto», riassume Mercuri. Ma guai ad abbassare la guardia: «Sui titoli a lunga - avverte Giansanti (Ing) - l'Italia risente ancora di una fiducia non alta da parte degli investitori esteri. E pesano le forti emissioni attese per il prossimo trimestre».

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