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La profezia dei Maya non ci salverà

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Come sarà l'agenda del 2012? Il dibattito nel nostro Paese è autoreferenziale. Il solo Giorgio Napolitano ha cercato di tracciare nel suo messaggio di fine anno un quadro in cui l'Italia è inserita in un contesto globale. Per il resto è buio fitto. I leader dei gruppi politici e lo stesso governo finora non hanno offerto una visione completa del puzzle. A Palazzo Chigi hanno la testa china sui dossier di politica interna, i partiti hanno la mente proiettata sul voto del 2013 e tutti alla strategia di lungo respiro preferiscono in questa fase la tattica di corto raggio. In realtà ciò che accadrà fuori dall'Italia avrà un'influenza enorme sul nostro destino, sulle sorti di una nazione che non è indipendente dalla realtà circostante ma spesso fa di tutto per essere inattuale e fuori dalla realtà. Riforme non più rinviabili, come quella istituzionale, fiscale e del mercato del lavoro, diventano una fatica titanica. Come ricordava The Economist tempo fa: «Serve un nuovo sistema fiscale. È assurdo che solo lo 0.17% dei contribuenti (76.000 persone) dichiari un reddito superiore a 200.000 euro quando ogni anno circa 210.000 auto di lusso vengono vendute ogni anno in Italia». Assurdo Sir? In Italia no. Mentre il nostro Parlamento discuterà il non da farsi e sfoglierà la margherita del «cade o non cade?» (il governo Monti) accadranno un po' di cose: in Francia si voterà per un nuovo presidente della Repubblica (sfida tra Hollande e Sarkozy); la campagna elettorale americana più costosa della storia entrerà nel vivo e il 6 novembre sapremo se Barack Obama sarà ancora alla Casa Bianca o no; Londrà ospiterà l'evento globale per eccellenza, le Olimpiadi, mentre la città di Roma sembra aver dimenticato di esser una delle metropoli in gara per i giochi olimpici del 2020; le dittature vicine e lontane cadute nel 2011 (Libia, Egitto, Tunisia e anche la Corea del Nord) avranno un volto nuovo ma un carattere forse più instabile di quelle che conoscevamo; l'Iran continuerà a costruire la Bomba mentre qualcuno penserà che è giunta l'ora di bombardare i suoi impianti nucleari poco civili e molto militari; in marzo in Russia - nostro fondamentale fornitore di energia - ci sarà lo scambio di poltrone tra Putin (tornerà al Cremlino) e Medvedev (sarà il primo ministro); il mondo dei social media crescerà ancora con un andamento esponenziale inimmaginabile cambiando il nostro vivere quotidiano; la recessione economica morderà i bilanci delle imprese e delle famiglie dell'Europa, mentre i suoi leader continueranno a grattarsi il capo senza risolvere un problema che si chiama debito pubblico. Tutto questo accadrà nel 2012 e non verrà a salvarci la profezia dei Maya: il mondo non finirà il 21 dicembre prossimo. Dovremo affrontare la vita. Vivendo.

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