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Il Professore riscopre il gusto di sentirsi in cattedra

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Abbandonatala sede di villa Madama che Berlusconi ha sempre scelto per lo stesso appuntamento, Monti sceglie l'aula multimediale di palazzo Chigi, negli uffici che la presidenza del Consiglio ha sopra Galleria Colonna. E se pure ammette di invidiare la capacità comunicativa di Berlusconi, molto più bravo di lui a spargere ottimismo, il premier qualche ironia prova a farla ricorrendo spesso ad un tocco di humour decisamente british. Quando ad esempio parla del ministro Elsa Fornero: «Non abbiamo fatto insieme gli interventi su lavoro e pensioni anche perché, pur essendo una donna dinamica, la professoressa Fornero dispone di sole 24 ore al giorno». E al giornalista che gli chiede notizie sul famoso incontro segreto tra Alfano, Bersani e Casini nel tunnel che unisce palazzo Madama a palazzo Giustiniani, dove aveva il suo studio durante le consultazioni per l'incarico, il premier risponde subdolo: «Sì voi giornalisti fate domande molto profonde...Non so se ci sia stato però a noi si chiede di portare l'Italia fuori dal tunnel». E le metafore? Anche quelle si rivelano un suo punto di forza: «Non saprei quale immagine atletica usare: una corsa da fermo, a ostacoli, con handicap», dice del suo lavoro per la manovra. Il linguaggio invece «tradisce» la sua origine di economista bocconiano. Abbondano i termini tecnici, in inglese – benchmark, best practice, surfing, long term, short term, stock, deliveries, minded, in house information –. Così la sua conferenza stampa di fine anno, la prima per lui, per molti tratti si è rivelata più vicina a una lezione da seguire come se si fosse seduti dietro ai banchi che a una «conference». Con un Prof che pretende attenzione e ogni tanto dispensa qualche bacchettata ai giornalisti. Metaforica, ma comunque non indolore: «C'è sempre qualcosa di profondo nelle vostre domande». Oppure: «Non di rado apprendo da voi cose che ho detto». Ma al di là di questi scambi di «complimenti», tutti i dettagli della conferenza hanno segnato il cambio rispetto al passato, affermando ancor di più il «Monti style». A partire dall'avvio che spacca il secondo: a mezzogiorno, puntualissimo. Il «genero ideale» (l'ha detto lui stesso, citando un «bellissimo complimento» della «Sueddeutsche zeitung») si presenta con un look coerente: un gessato grigio chiaro su camicia azzurro chiara che tra i presenti in sala polifunzionale della presidenza del consiglio suscita un unico (scontato) aggettivo: sobrio. Poi, tutti sui libri. Perché il presidente del Consiglio lascia spazio al professore che, per una mezz'oretta, ha spiegato, illustrato, chiarito. Monti torna alle origini, si alza in piedi (ci resterà per tutta la prima parte dello speech, una novità) e tira fuori un grafico per far capire che lo spread non va «demonizzato né divinizzato». Quando il grafico appare anche dietro alle sue spalle su parete, invita tutti a guardare lo stesso il foglio che ha in mano perché «normalmente nelle aule c'è un modo per indicare», ma non in questa occasione. E alla fine un piccolo record Monti lo raggiunge: una conferenza stampa «monstre» durata oltre due ore e mezza. Pa. Zap.

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