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Il premier gela Bersani: "Riformeremo alcuni istituti del mercato del lavoro"

Il presidente del Consiglio Mario Monti

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Un piano che sarà concordato con sindacati e partiti. Ma una «concertazione» da fare in fretta perché l'Europa «ci chiede tempi piuttosto veloci». Mario Monti non entra nei dettagli della riforma del mercato del lavoro ma dai continui interventi sul tema – anche perché le domande dei giornalisti puntano spesso lì – si capisce che è al primo posto dell'agenda del governo. «La Fase 1 e la Fase 2 non possono andare separate – sottolinea – così come lavoriamo in parallelo sul piano delle liberalizzazioni e su quello dell'occupazione». Tema spinoso assai questo da far digerire al Pd che si è già azzuffato sull'argomento, anche se Monti spiega di essere convinto che i partiti siano molto meno ostili ad alcuni provvedimenti rispetto a quello che vogliono far credere: «Il centrodestra non è così contrario alle liberalizzazioni così come il centrosinistra non lo è su alcune riforme come quella del lavoro». Il nocciolo duro resta l'idea di toccare l'articolo 18, quello che tutela i lavoratori dal licenziamento nelle aziende con più di 15 dipendenti. Il Professore non lo cita direttamente – anche se in conferenza stampa arriva una domanda specifica su questo – gira intorno all'argomento, ma concede una mezza risposta quando ammette che «alcuni istituti del mercato del lavoro saranno riformati». Una prudenza che nasce anche dalle polemiche scaturite dopo l'intervista del ministro del Welfare Elsa Fornero che apriva alla possibilità di una sua modifica. Cosa che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ribadisce di non digerire: «Le cose che vogliamo non hanno risposta nell'articolo 18. Togliamo dal tavolo cose che non c'entrano». Nel piano del governo entrano anche lo stop al precariato, più tutele e una flessibilità maggiore. «Credo sia importante superare la precarieta», sottolinea Monti, «ma non superare il fatto che nel mondo di oggi e soprattutto di domani un lavoro stabile e a lungo termine, facendo lo stesso mestiere e nella stessa azienda, sarà sempre più raro» e per questo «elementi di mobilità e flessibilità saranno essenziali. Dobbiamo arrivare a formule contrattuali che favoriscano l'ingresso dei nuovi assunti». Oggi ci sono ancora «eccessive segmentazioni che nuocciono ai giovani. Gli ammortizzatori vanno ammodernati perché le tutele ci siano, siano rafforzate ma in una prospettiva di maggiore flessibilità economica», spiega ancora Monti. Assicurando che il governo farà «di tutto per evitare tensioni sociali». E c'è anche un capitolo che riguarda la previdenza: «Il ministro Fornero – annuncia il premier – sta lavorando per varare provvedimenti a favore di quei lavoratori che, dopo l'innalzamento dell'età in cui si resta al lavoro, si sono trovati senza occupazione e ancora senza pensione». I sindacati rispondono di essere pronti al confronto. Ma sulla velocità del confronto storcono il naso. Per Bonanni «la necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato». Anche la leader della Cgil Susanna Camusso avverte che «dopo le decisioni unilaterali del governo sulle pensioni e i problemi che sul tema restano ancora aperti il confronto non si presenta facile; dovrà essere vero e non condizionato dalla fretta». Infine Luigi Angeletti, segretario generale Uil: «Pronti ad affrontare una discussione serrata per l'attuazione delle politiche necessarie a rilanciare la crescita. Sino ad oggi, ciò non è ancora avvenuto». Pa. Zap.

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