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Gori prende la tessera del Pd. Bersani ha un nuovo avversario

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Dopoaver lasciato a novembre la presidenza della casa di produzione tv Magnolia – che aveva fondato –, secondo quanto si legge sul sito del quotidiano L'Eco di Bergamo, avrebbe infatti preso la tessera del Pd al Circolo democratico di Città Alta, dove risiede con la moglie, la giornalista Cristina Parodi, e i tre figli. Ma la sua scelta potrebbe non essere una buona notizia per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Perché il «cuore» dell'imprenditore «batte» per Matteo Renzi, il rottamatore dei Democratici. Della passione politica di Gori se ne è iniziato a parlare infatti a novembre proprio quando partecipò, in prima fila, alla manifestazione «Big Bang» organizzata a Firenze dal sindaco. E oggi, con la tessera del Pd in tasca, di lui si parla già come possibile candidato sindaco di Bergamo alle amministrative del 2014. Nell'addio alla casa di produzione Magnolia Giorgio Gori aveva spiegato, con una lettera, il perché delle dimissioni: «Cosa farò? Non un altro business, di questo sono abbastanza sicuro. La situazione che stiamo vivendo fa sì che non sia più tempo, a mio avviso, per chi può farlo, di perseguire solo i propri privati interessi». E ancora: «Ho maturato questa decisione negli ultimi mesi, e potete immaginare non senza difficoltà, ma sono sicuro che sia la cosa giusta da fare. Quelli che di voi mi conoscono meglio sanno che ogni dieci anni, più o meno, dentro di me si manifesta con forza il bisogno di affrontare nuovi percorsi, di mettere in discussione l'acquisito, di provare ad imparare qualcosa di nuovo. È successo così anche quando decisi di lasciare Mediaset. Da lì nacque Magnolia». E il 7 novembre, alla vigilia della convention di Matteo Renzi, Gori in un'intervista aveva spiegato la sua decisione di «avvicinarsi» alla politica proprio a fianco dell'esponente del Pd. Non ho mai votato a destra, non ho alcuna tessera in tasca, ma sono pronto a «fare qualcosa di utile per il mio Paese», dopo aver «guardato con interesse al Lingotto di Veltroni» e avendo «sempre votato Pd». «Purtroppo il Pd oggi fatica ad aprirsi al contributo della società civile» aveva proseguito, sperando però che «ci saranno le condizioni per avviare questo confronto» con Renzi. Giorgio Gori era anche intervenuto sulle accuse a Matteo Renzi di «berlusconismo». Tra i due, era stato il suo giudizio, vedo più «le differenze». «Berlusconi è rimasto fino alla fine un uomo d'impresa, non particolarmente predisposto per i meccanismi della democrazia, abituato a comandare. Renzi non è così. Non è un populista. Mi ricorda semmai Mentana: stessa rapidità, stesso istinto, stessa capacità di sintesi». Pa. Zap.

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