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Roma Capitale va avanti

Il presidente della Camera Gianfranco Fini con il presidente del Senato Renato Schifani

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«L'assegnazione dello schema di decreto su Roma Capitale è avvenuta nel pieno rispetto dei principi regolamentari e delle relative, consolidate prassi applicative, nell'intento di consentire alle Camere di esercitare le proprie prerogative costituzionali. Resta ovviamente in facoltà della Commisione (quella Bicamerale per il Federalismo, ndr) avviarne l'esame oppure attendere che il Governo trasmetta gli elementi mancanti». Firmato Renato Schifani e Gianfranco Fini. Con queste parole si chiude una lettera di tre pagine che i presidenti di Senato e Camera hanno spedito ai leghisti Paolo Franco, Giancarlo Giorgetti e Roberto Simonetti per mettere fine a una questione che gli stessi tre lumbard avevano sollevato lo scorso 28 novembre. Una protesta contro un Consiglio dei ministri che una settimana prima, nell'ultimo giorno utile, aveva dato il via libera al secondo decreto attuativo che concede alla Capitale poteri speciali. Un affronto per i leghisti che denunciavano, come spiegò il senatore vicentino Paolo Franco, un vizio formale nell'iter seguito dal decreto attuativo: «Ormai sono scaduti i termini previsti dalla legge e il Governo sta cercando di forzare la mano inviando il provvedimento in commissione bicamerale per il federalismo senza il previsto parere degli Enti locali». Un'ottima ragione per scrivere una lettera a Renato Schifani e Gianfranco Fini per denunciare «la palese violazione della legge delega» e per chiedere di «non procedere all'esame dello schema del decreto legislativo». Una missiva alla quale mercoledì scorso è stata data risposta e che ha suscitato immediatamente le ire dei tre esponenti del Carroccio che hanno affidato al senatore Franco il compito di replicare: «Come volevasi dimostrare. Roma ladrona, rappresentata in questo caso dal sodalizio Fini-Schifani, si arrampica sugli specchi per giustificare la corsia preferenziale che la Capitale di questo Stato sconquassato ed arrogante pretende esista solo per sé stessa». E, dopo aver ripercorso le tappe della vicenda sottolineando che per questo decreto attuativo al federalismo si è adottato un iter completamente diverso da quello tenuto per i precedenti otto, tuona: «Roma è diversa da tutti gli altri comuni, per questa Città si possono trovare strumenti per coprire il mega debito accumulato (una «bad company» che deve reperire a tal fine 30 miliardi di euro!) e i provvedimenti che la riguardano possono usufruire di corsie preferenziali (illegittime)». E se i Presidenti definiscono «l'assegnazione dello schema di decreto su Roma capitale» come essere avvenuta «nel pieno rispetto dei principi regolamentari e delle relative prassi applicative». il senatore Franco conclude: «È la classica bugia romana perché non ha rispettato la legge delega. Roma ladrona e bugiarda!».

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