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La sferzata di Bankitalia. Visco: bisogna reagire

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Il quadro economico è in peggioramento ma dalla Banca d'Italia viene lo sprone a reagire alla crisi. Il governatore Ignazio Visco nel corso di un convegno in memoria di Padoa-Schioppa, ha invitato a non abbandonare la determinazione nell'azione. «Come abbiamo visto con la crisi dei subprime, ci vuole del tempo» affinchè le misure anti crisi funzionino ma «abbiamo alcune ragioni di ottimismo fra cui la determinazione al mantenimento dell'euro come moneta unica». Visco ha richiamato le parole di Padoa Schioppa quando diceva che «occorre reagire, assumere una visione di lungo termine dei problemi dell'economia italiana e affrontare gli ostacoli strutturali che impediscono una crescita sostenuta». Anche riguardo alla situazione Europea, ha proseguito Visco, «negli ultimi anni, Tommaso vide materializzarsi le sue paure con apprensione ed amarezza. Nonostante sia stato, a ragione, considerato uno degli artefici dell'euro, capì subito che la moneta unica era un progetto incompiuto. Egli fu tra i primi a percepire il pericolo di una moneta senza stato. Era profondamente insoddisfatto dell'inerzia politica che seguì l'introduzione della moneta unica. Percepì chiaramente i rischi connessi ad una governance inadeguata in campo macroeconomico, nella regolazione finanziaria e supervisione ed a un'unione che non era riuscita a soddisfare neanche le funzioni che le erano state attribuite, i principi cardine del costituzionalismo occidentale (equilibrio dei poteri, il voto democratico, il principio di maggioranza). Egli chiese senza sosta una più stretta integrazione della politica europea». Visco ha anche ricordato la metafora utilizzata da Padoa-Schioppa per descrivere l'Italia: il ciclista capace di scattare per non restare dietro il gruppo ma incapace di tenere la testa della corsa o addirittura distanziare gli altri, un Paese capace di dare il meglio solo nell'emergenza. Alla conferenza si discute anche del ruolo della Bce e dell'utilizzo del «bazooka» degli acquisti massicci dei titoli di Stato e del prestatore ultima istanza. Il presidente Mario Draghi non parla e Visco alle numerose domande della platea di esperti, accademici e banchieri si limita a rispondere che la strada per tranquillizzare i mercati è una sola e «ci stiamo lavorando». Sull'integrazione europea ha insistito anche il componente uscente della Bce Lorenzo Bini Smaghi che ha ricordato i pericoli di una guerra delle monete e l'urgenza di una riforma della finanza ora perché non possiamo permetterci di aspettare la prossima crisi superando anche i veti dei gruppi di interesse ben organizzati e che sanno far sentire la loro voce a scapito della «maggioranza silenziosa». Secondo Bini Smaghi l'Europa, e specie la zona euro «hanno bisogno di una maggiore e profonda integrazione per ridurre le incertezze e inefficienza nell'attuale quadro istituzionale così che la regione diventi un'area di stabilità». Mentre infuria il dibattito sulle risorse del Fondo salva Stati che la Merkel vuole comunque limitate a 500 miliardi di euro (più la leva e contributi del Fondo Monetario internazionale), l'ad dell'Efsf Klaus Regling, altro ospite dei numerosi panel dice che, anche se non ne avranno bisogno, le necessità di Italia e Spagna potrebbero essere coperte tranquillamente dai 600 miliardi di potenza di fuoco del fondo. L'Efsf ha attualmente risorse per 440 miliardi di euro, dei quali 100 già destinati alla Grecia e 44 a Irlanda e Portogallo ma con il ricorso alla leva potrebbe arrivare a 600 miliardi, una cifra superiore alle necessità di rifinanziamento di Italia e Spagna per il 2012. Secondo Regling il primo dei problemi è che «per molto tempo i paesi membri dell'area euro non hanno accettato le restrizioni implicite dall'appartenere a una unione monetaria». Altro problema «è che non si è riposta sufficiente attenzione sulla vigilanza sia dei conti pubblici che della competitività dei Paesi». I Paesi della zona euro, dopo il vertice che ha dato il via al fiscal compact proposto da Mario Draghi (e verso il quale il premier Mario Monti rinnova l'appoggio dell'Italia) torneranno a riunirsi all'inizio della prossima settimana affrontando anche il tema del fondo salva stati Esm che subentrerà all'Efsf già nel 2012. Intanto Bruxelles promuove la manovra italiana che giudica «molto convincente» ma non abbassa la guardia e indica già la strada ai prossimi sforzi del governo: serve «più crescita e riforme strutturali» nei prossimi interventi, superando anche le resistenze sulle liberalizzazioni di servizi e professioni perchè «gli interessi non possono dettare l'agenda del governo». A fare il punto sulla crisi in Italia è stato il commissario agli Affari Economici Olli Rehn, che incontrando la stampa italiana a Bruxelles ha espresso apprezzamento a governo e Parlamento per aver varato, e votato con una prima fiducia, una manovra «convincente» all'altezza delle «decisioni coraggiose» che servono all'Eurozona.

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