Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Alla Camera è caos. Espulsi due leghisti

Esplora:
La contestazione della Lega Nord in Senato

  • a
  • a
  • a

«Ostruzionismo». «Allungare i tempi di discussione». «Mettere i bastoni tra le ruote al governo». «Difendere la gente del Nord». Sono queste le parole che i leghisti ormai ripetono fino allo sfinimento. Così ieri il Carroccio ha dato l'ennesima dimostrazione di che cosa voglia dire avere in Parlamento la Lega all'opposizione. E quindi, dopo la «sceneggiata mortificante» del Senato dove i Lumbard hanno gridato a Schifani di essere un «pagliaccio», ieri è toccato a Massimo Pini prendersela con il presidente della Camera: «La sua arroganza non ha limiti. Lei è un cialtrone». Immediata la replica di Fini che, mentre il brusio cresceva in Aula, si sfogava: «Non le consento di insultare la presidenza... È proprio vero che ogni botte dà il vino che ha». Una scarica ad alta tensione che si è abbattuta sull'emiciclo appena quarantacinque minuti dopo (erano le 10.45) rispetto a quando il governo avrebbe dovuto prendere la parola per porre il voto di fiducia sulla Manovra. E il condizionale è d'obbligo visto che gli esponenti della Lega avevano cercato in tutti i modi di proibire al ministro Piero Giarda di pronunciare la formula di rito che bloccasse il testo. Un ostruzionismo fatto da lunghi interventi mirati a contestare il processo verbale della seduta fiume di ieri notte. E così ecco che i Lumbard, attaccandosi al fatto che dopo le 2 non c'erano più i segretari d'Aula e che quindi alcune «sfumature» o «accenti», come li ha definiti Massimo Polledri, non sarebbero stati colti, si sono impuntati. Raffaele Volpi ha chiesto la parola per spiegare la citazione fatta durante il suo intervento sulla Fattoria degli animali di George Orwell e il capogruppo Marco Reguzzoni ha ribadito che il Parlamento deve potersi «esprimere» e ha dato la disponibilità della Lega a ritirare tutte le proposte di modifica tranne una ventina se il governo non avesse posto la fiducia. Tutto inutile e non appena Giarda era riuscito nel suo intento (circa 2 ore dopo il suo ingresso in aula) i leghisti davano il via all'occupazione da parte di Gianluca Buonanno e Fabio Raineri del banco del governo. Una volta accomodati, i due hanno tirano fuori due grandi cartelli con la scritta «No Ici». Non l'avessero mai fatto. In Aula ormai stava per scoppiare la bagarre con Fini che chiedeva ai due leghisti di ritirare i cartelli. Ma quelli non avevano alcuna intenzione di dare seguito alle richieste tanto che il presidente della Camera è stato costretto a espellerli dall'Aula e a sospendere la seduta. Ma i due parlamentari non ne volevano sapere di uscire dall'Emiciclo e così, scortati dai colleghi si asserragliavano ai banchi del Carroccio mentre, poco distante, volavano parole grosse tra Ignazio La Russa, alcuni deputati Lumbard ed un non meglio identificato parlamentare di Fli. La Lega si è, così, sfogata. Ha dato per l'ennesima volta dimostrazione di voler utilizzare tutti i sistemi leciti e anche quelli un po' meno leciti per ostacolare il governo Monti. E se questo è il prologo chissà cosa accadrà alla manifestazione organizzata dai leghisti per il 22 gennaio a Milano.

Dai blog