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Niente elezioni per le province che scadono in primavera

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All'ultimomomento è cambiato l'emendamento del governo che prevedeva il loro scioglimento entro il 31 marzo 2013: scadranno alla loro scadenza naturale. Per quelle che vanno a scadere successivamente non si andrà invece ad elezioni ma arriverà un commissario in attesa di un intervento complessivo. Per gli organi provinciali che dovevano essere rinnovati in primavera non si andrà più al voto ma saranno nominati dei commissari ad acta. Un intervento contro il quale ha tuonato il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione, chiamando in causa il Capo dello Stato per difendere la Costituzione e la democrazia, visto «che i mandati elettivi delle Province non possono essere sospesi o commissariati». E, chance già anticipata giorni fa, ieri pomeriggio il leader delle Province ha annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale, già avviato nel frattempo dalla Regione Piemonte. Dura la presa di posizione espressa da un Ufficio di presidenza straordinario dell'Upi, convocato nel pomeriggio per far fronte al precipitare degli eventi: «Siamo certi che il Presidente della Repubblica, massimo garante della Costituzione, non consentirà – si legge in un documento – che una legge cancelli enti democraticamente eletti dai cittadini». Numerosi i vizi di incostituzionalità rilevati dall'Upi, che peraltro segnala che «la Provincia esce completamente trasformata dalle norme approvate», non esercitando più «la gestione amministrativa», nella prospettiva tra l'altro che il Consiglio e il Presidente della Provincia diventino emanazione degli organi elettivi dei Comuni. Ma soprattutto, ha tenuto a precisare Castiglione, «non ci sentiamo sciolti, soprattutto da un governo tecnico che di tecnico ha dimostrato di avere ben poco». Le Province faranno dunque ricorso alla Consulta. In questo senso, ha informato il presidente dell'Upi, «abbiamo dato mandato ai Consigli delle autonomie locali (Cal) delle Regioni per avviare tutte le procedure». Mossa già avviata dalla regione Piemonte, ha annunciato il presidente della Provincia di Torino e vicepresidente dell'Upi Antonio Saitta, per il quale quanto previsto dall'articolo 23 del decreto è «antidemocratico, autoritario e anticostituzionale». Mossa già avviata dalla regione Piemonte, ha annunciato il presidente della Provincia di Torino e vicepresidente dell'Upi Antonio Saitta. Prossimo appuntamento il 21 dicembre, con un'Assemblea straordinaria dei presidenti delle Province. Al termine dei lavori l'Upi chiederà di incontrare il Capo dello Stato Giorgio Napolitano per sottoporgli «un problema grave per l'assetto futuro delle nostre istituzioni».

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