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Necessaria la crescita anche politica

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Il premier Mario Monti (C)

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Drin. Telefonata di fine serata per capire che aria tira nel Palazzo. Fonte al titanio: «Cosa vuoi sapere?». Come è andata sulla manovra? «Incazzatura. Frustrazione. Rassegnazione». All'altro capo del filo c'è un parlamentare che lavora sodo. Sta nel centrodestra, ma potrebbe benissimo essere uno del centrosinistra. E infatti faccio l'incrocio. Risultato: «Forse era meglio che noi del Pd andassimo alle elezioni. Così ci stiamo distruggendo». Ecco, questi sono gli stati d'animo che albergano nei partiti che stanno emendando il decreto del governo Monti. Il lavorio è né più né meno quello dei tempi delle finanziarie andate. Si va in commissione, si tenta il botto, l'escamotage, il colpo a sorpresa, l'assalto alla diligenza con qualche emendamento che serve a qualche gruppo d'interesse, ma il risultato stavolta non è quello né della prima né della seconda Repubblica, perché la coperta è cortissima, gli spazi di manovra angusti, la crisi economica feroce. Ammorbidire una manovra da 30 miliardi con gli spiccioli è inutile. Il dividendo politico è praticamente zero. Con un bilancio così magro, un Pil così depresso, e una politica senza fantasia il risultato non può che essere quello di dover firmare il conto finale e cercare di spiegarlo meglio possibile agli elettori.   I partiti potevano fare meglio? Tutto si può migliorare, ma per farlo senza allargare i cordoni della borsa, occorre un colpo d'ala non il provvedimento che fa il buco nella diga e rischia di far tracimare tutto. E il governo Monti ha fatto veramente tutto quello che poteva? No, ci sono delle crepe, e mi preoccupano. Rinviare le liberalizzazioni non è una brillante idea. Cedere alle corporazioni un suicidio. Eccedere nella spremuta fiscale gabella facile un errore depressivo. Abbiamo scritto tante volte che la politica è necessaria, perfino in un governo tecnico. Non siamo stati ascoltati e gli esiti cominciano a vedersi. Spero sempre che il governo vada avanti fino al 2013, me lo auguro per le sorti del Paese, ma come mi spiegava un'altra fonte parlamentare «questa è una miscela esplosiva». Monti mangerà il panettone, ma per mangiare la colomba e un pandoro nel 2013 serve altro. Il presidente del consiglio è in gamba, altre tre o quattro figure lo sorreggono degnamente, il resto dell'esecutivo però è una teoria di comparse. I primi mesi del 2012 saranno tremendi e su questo scenario incombe un referendum elettorale che potrebbe ridisegnare completamente la mappa dei partiti. Rigore e austerità non bastano. Serve la crescita non solo quella economica, ma soprattutto quella politica.  

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