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Il Pd non sa che fare: appoggia il governo e sta con i sindacati

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Ufficialmentei Democratici appoggiano Mario Monti, gli hanno votato la fiducia e approveranno la manovra, ma una bella «fetta» del partito sta anche con chi contesta il governo. Ieri pomeriggio, infatti, una delegazione del Pd, formata da Cesare Damiano, Sergio D'Antoni, Donata Lenzi, Maria Grazia Gatti, Antonio Misiani e Luciano Pizzetti ha partecipato alla protesta in piazza Montecitorio. E oggi pomeriggio il segretario del Pd incontrerà alle due i segretari di Cgil, Cisl e Uil proprio per affrontare gli argomenti più scottanti del decreto finanziario. Assicurando però allo stesso tempo che «il nostro voto non è in discussione». A spaccare ancora di più il centrosinistra ci ha pensato il leader dell'Idv Antonio Di Pietro attaccando il Pd: «Bersani anche stamattina si è lamentato perché ho definito "frutto dell'inciucio" il fatto che il governo Monti non abbia intenzione di far svolgere l'asta sulle frequenze televisive, accettando così il veto di Berlusconi. Se non gli piace il termine "inciucio" lo chiami anche "Giuseppa", ma di fatto se non è un accordo è un ricatto. Piuttosto che soffermarsi sui termini e offendersi, Bersani dica se condivide l'arrendevolezza di Monti o se contesta l'episodio ed è disposto a una battaglia comune in Parlamento». La cronaca di ieri, intanto, parla di un fronte sindacale durissimo contro la mancanza di equità nei provvedimenti licenziati dal governo. Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito al Governo la richiesta di rivedere le norme sul blocco della rivalutazione delle pensioni superiori ai 935 euro e sulla reintroduzione dell'Ici sulla prima casa. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha avvertito: «Non è detto che sia finita e che lo sciopero di oggi sia l'unico». Comunque, aggiunge, «bisogna ricominciare a costruire un cammino unitario con gli altri sindacati». Al momento il no è comune perché «pagano molto di più i redditi medio bassi e individuali. Pagano quelli che denunciano tutto e non chi ha di più». Il leader Cisl Raffaele Bonanni si appella addirittura a Giorgio Napolitano, come garante dell'equità della manovra: «Mi rivolgo anche a lui, la coesione sociale è importante, allora lo si dica affinché si abbia una manovra più equa». A Susanna Camusso ha risposto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: «Lo sciopero – ha detto – è un diritto ma il Paese nel suo complesso è in una situazione difficile quindi credo che ognuno debba tener conto che o ci salviamo tutti o non si salva nessuno». «Il punto è – ha proseguito – che stiamo entrando in una fase di recessione e dobbiamo cercare di evitare che non ci siano più investimenti, che le imprese non riescano a mantener più l'occupazione». Quanto alla possibilità di reperire più risorse aumentando il prelievo sui capitali scusati, per Emma Marcegaglia «le una tantum non sono la soluzione ideale. Deve mantenersi – ha concluso – una manovra credibile e forte perché il Paese è ancora in pericolo, e l'andamento di spread e Borse lo dimostrano». Pa. Zap.

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