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Il caso Minzolini tiene in sospeso la Rai

Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini

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A Viale Mazzini è stato un tranquillo venerdì di tensione. Dopo la pausa dell'8 dicembre, ai piani alti della Rai si è tornati a discutere del caso che da giorni tiene impegnato il consiglio di amministrazione tra riunioni, incontri e consultazioni: la decisione, dopo il rinvio a giudizio per peculato, sul futuro del direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Al termine della giornata la notizia è che il Cda straordinario, originariamente previsto per lunedì, slitta a martedì mattina. Segnale evidente del fatto che il problema resta di non facile soluzione. La palla è nelle mani del direttore generale Lorenza Lei che, come recita l'ordine del giorno della seduta, dovrà occuparsi degli «esiti dell'udienza preliminare della vicenda del direttore del Tg1» e dei «provvedimenti di nomina correlati». Fino a ieri i consiglieri di centrodestra sembravano schierati come un sol uomo a difesa di Minzolini. Ma, ed è questa l'altra notizia della giornata, il fronte si sarebbe incrinato. Alessio Gorla, che già in passato si era distinto per voti "fuori dal coro", sarebbe deciso a sostenere in tutto e per tutto il dg. Questo significa che già martedì alla decisione di rimuovere Minzolini, potrebbe accompagnarsi contestualmente l'ipotesi di trasferirlo in altra sede (destinazioni possibili Parigi e New York) e la nomina del nuovo direttore. Per quanto riguarda il trasferimento Lei sta lavorando da giorni sull'appiglio legale. L'idea è quella di appellarsi alla legge che, in caso di aziende pubbliche e in presenza di determinati reati, prevede l'assegnazione a nuovo incarico equivalente. Idea che non convince l'ex ministro Renato Brunetta: «Se è vero che la Rai è ente pubblico e i suoi dipendenti soggetti alla giurisdizione contabile della Corte dei conti, il rapporto di lavoro del Direttore rientra sicuramente nell'ambito del regime di diritto privato e quindi, non soggetto alle regole dei dipendenti pubblici strettamente intesi». Per il successore, invece, il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: candidato esterno o interno. Qui a parlare è il consigliere area Pdl Antonio Verro: «Non mi piace l'idea che il direttore del Tg1 si un esterno in un momento in cui parliamo di sacrifici e di lacrime e sangue». Non solo, ma Verro storce il naso anche di fronte al ragionamento secondo cui una figura esterna potrebbe scongiurare un lungo braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra: «Sostengo che la forza della politica è direttamente proporzionale alla debolezza dell'Azienda». In ogni caso martedì tutti i nodi e tutte le soluzioni arriveranno sul tavolo del consiglio di amministrazione. E se la scelta ricadrà su un candidato interno alla Rai la partita dovrebbe giocarsi tra l'attuale direttore del TgR Alberto Maccari e il vicedirettore del Tg1 Fabrizio Ferragni. Nic. Imb.

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