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Salve le pensioni fino a 1.400 euro

Il ministro del Welfare Elsa Fornero

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Governo al lavoro per allentare la stretta sulle pensioni. Il ministro del Welfare Elsa Fornero aveva lasciato intendere che il governo era disponibile ad alleggerire il pacchetto sulla previdenza e ieri la Commissione Lavoro ha messo a punto la proposta di alzare a 1.400 euro la soglia oltre la quale scatta il blocco della perequazione. Nel decreto il tetto è fissato al doppio del trattamento minimo, cioè oltre i mille euro. Sarebbe stata trovata anche la copertura. Diverse le ipotesi sul tappeto. Si va da un intervento sulle pensioni baby con un contributo limitato all'importo superiore al minimo, a un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro (sia attraverso una revisione in aumento della quota di prelievo per quelle pari almeno a venti volte il minimo Inps, sia attraverso un abbassamento dell'importo delle pensioni a cui si applica il contributo). Nel ventaglio delle ipotesi c'è anche quella di un aumento del prelievo, ora all'1,5%, sui capitali rientrati con lo scudo fiscale. Il parere della Commissione non è vincolante ma in questo caso ha il significato di un vero pressing sul governo giacchè recepisce il malcontento diffuso su questa misura. Peraltro sia il viceministro Michel Martone che il ministro Fornero ieri hanno fatto capire che sono aperti a modifiche. «Considero molto proficuo il lavoro svolto dalla Commissione - ha commentato Martone - vedremo se riusciremo a modificare la norma a saldi invariati». E il ministro Fornero: «se ci sono le risorse io sono favorevole». Il blocco dell'adeguamento all'inflazione per tutte le pensioni superiori al doppio del minimo Inps riguarda il 76,5% degli assegni e garantirà 3,8 miliardi nel 2012. Nel 2013 il risparmio lordo dello Stato ammonta a 6,7 miliardi. E sulle modifiche alle misure previdenziali, i sindacati si sono ricompattati e ieri hanno messo a punto un documento in cui si chiede di «ripristinare il sistema di indicizzazione attualmente in vigore per gli assegni pensionistici superiori a circa 1.000 euro; una maggiore gradualità nell'abolizione delle cosiddette quote, il sistema basato sulla somma di età anagrafica e contributi. Inoltre, i sindacati chiedono di equiparare a 41 anni e 1 mese dal 2012, per uomini e donne, il requisito contributivo per andare in pensione a prescindere dall'età e di eliminare l'aggancio del requisito contributivo di 41 anni e mezzo all'aumento dell'aspettativa di vita. Ma soprattutto i sindacati insistono sulla possibilità per coloro che sono impegnati in lavori usuranti, di conservare l'anticipo fino a tre anni dei requisiti di accesso al pensionamento rispetto all'attuale sistema delle quote. Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni è determinato: «non basta portare la soglia di indicizzazione delle pensioni a 1.400 euro mensili. Un pensionato che vive in città, paga l'affitto e le spese non ce la fa, è un povero». Ma le modifiche richiedono una copertura che secondo i sindacati va trovata nelle misure di contrasto all'evasione fiscale e meccanismi di contrasto tra compratore e fornitore di beni o servizi. Confindustria però frena. «Capisco perfettamente il senso della richiesta sull'indicizzazione delle pensioni» afferma il direttore generale dell'associazine degli industrialia, Giampaolo Galli e avverte: «il costo per eliminare questa norma è notevole, quindi c'è bisogno che sia coperto non con misure una tantum». Poi Galli segnala che «l'applicazione delle nuove regole per l'accesso al pensionamento è esclusa per alcune categorie di lavoratori (quelli in mobilità sulla base di accordi collettivi ante 31 ottobre 2011, i destinatari di trattamenti alla stessa data da parte dei Fondi di settore, i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria ante 31 ottobre 2011) nei limiti di 50.000 unità».

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