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Stangata a scoppio ritardato

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C'è una piccola manovrina bis in quella appena varata dal governo Monti. Una norma presente nella bozza entrata al Consiglio dei ministri che partirà tra un anno, il primo gennaio del 2013. Ma che sortirà effetti non piacevoli sui cittadini. La nuova tassa, che arriverà a scoppio ritardato, istituisce in tutti i Comuni d'Italia il tributo sui rifiuti e sui costi relativi alla gestione del loro trattamento. E aggiunge un'addizionale, una maggiorazione non ancora quantificata di un determinato ammontare di euro per ogni metro quadrato di casa di proprietà. Un'ulteriore gabella per finanziare i costi indivisibili degli enti locali. Quelli non tariffabili, cioè, come l'illuminazione pubblica, la polizia locale e altro. L'indice da cui partirebbe l'imposizione sarebbe ancora una volta la casa. E non a caso il consiglio comunale potrà con una sua delibera, modificare in aumento la misura della maggiorazione, anche graduandola in ragione del tipo di immobile e della zona in cui è inserito. Certo ci saranno anche gli sconti per mitigare l'impatto del nuovo balzello. Lo stesso testo prevede che i Comuni potranno applicare riduzioni tariffarie, nella misura massima del 30%, nel caso di abitazioni con un unico occupante, insomma strizzatina d'occhio ai single, oppure per le seconde case a disposizione per uso stagionale. In pratica quelle utilizzate per fare le vacanze. Insomma l'Imu, che dovrebbe risuscitare l'imposta più odiata dagli italiani ovvero l'Ici, la tassa sulla proprietà immobiliare, sarò solo l'acconto di un piatto amaro di nuove imposte locali. I Comuni non si lasceranno sfuggire certamente la possibilità di applicare il nuovo balzello. Non certo per l'avidità degli amministratori territoriali quanto perché le loro casse saranno inevitabilmente vuote nei prossimi anni. L'anticipo della partenza dell'Imu nel 2012, infatti, cela un tranello. Le somme incassate, infatti, non saranno devolute ai Comuni ma trattenute dallo Stato centrale. Che non solo terrà stretto il gettito ma condirà il piatto per i municipi con un corposo taglio dei trasferimenti statali pari a 1,4 miliardi. Insomma non ci sarà scampo per gli amministratori comunali. Per continuare a erogare i servizi non potranno fare a meno di far partire la gabella. A scoppio ritardato. Ma comunque con pesanti ricadute, tra un anno, sui portafogli dei cittadini. Il capitolo casa resta dunqu uno dei più amari comunque dopo la manovra di Monti. Il ritorno dell'Ici, travestita da Imu, si tramuterebbe in una stangata da circa 11 miliardi di euro complessivi che potrebbe tradursi in un aggravio per una casa media, 80 metri quadri in una zona di non particolare pregio di una grande città, di oltre 400 euro. Per la prima casa, sulla quale oggi non si paga l'Ici. Ma sulla seconda casa l'aggravio annuo potrebbe superare i 500 euro. Pesa come un macigno, nel calcolo, non solo la reintroduzione di fatto dell'Ici sotto forma di Imu ma anche la rivalutazione del 60% dei valori catastali. Secondo gli ultimi dati dell'Agenzia del Territorio circa l'80% delle famiglie italiane ha la casa di proprietà. Il 66% delle case (20 milioni di unità) è costituito da abitazioni principali, poi vi è una serie di case di proprietà tenute a disposizione, 15% (4,4 milioni), il 9% (2,6 milioni) sono invece appartamenti in affitto, infine vi è un 2% di case di proprietà in uso gratuito a familiari (731 mila). Circa 30 milioni di immobili sono di proprietà di persone fisiche, mentre 3 milioni a persone non fisiche. Per un appartamento di 80 metri quadri in zona semicentrale di una grande città, con la nuova Imu e i nuovi valori catastali si pagheranno 440 euro sulla prima casa, 39,29 euro in più di quanto si sarebbe versato con la vecchia Ici. Per lo stesso immobile, tenuto però come seconda casa, l'esborso passerà dai circa 770 euro attuali a circa 1.216 euro, con un aggravio di oltre 500 euro.

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