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Piano segreto di "Merkozy" Cambio lampo dei trattati Ue

Il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel

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L'Unione Europea è già fallita se sono già in corso «trattative segrete» fra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. La notizia di un piano franco-tedesco per riscrivere le regole fiscali e di conseguenza monetarie di Eurolandia è stata lanciata ieri dal tabloid tedesco Bild. Che riferisce di un'accelerazione di un'intesa tra Parigi e Berlino per arrivare a un nuovo Patto di stabilità europeo entro l'inizio del prossimo anno. Stando alle indiscrezioni del giornale tedesco, le nuove regole sui bilanci dei paesi della moneta unica dovrebbero essere pronte entro gennaio e potrebbero disegnare il nuovo Patto di stabilità come un trattato fra stati nazionali, sulla scia della versione iniziale di Schengen. L'obiettivo sarebbe quello di velocizzare il processo di adesione e ridurre la resistenza degli stati membri scettici. Insomma o si prende per buono quanto deciso dal direttorio franco-tedesco oppure si resta fuori. Una versione edulcorata dell'ideale tedesco che idealizza ormai in maniera palese la possibilità della divisione dell'euro in due monete: una forte, con un cambio supervalutato rispetto ai concorrenti dollaro e yen, e una seconda divisa da applicare ai paesi più deboli, Italia compresa, con un tassi di conversione meno stabile e più fluttuante. Insomma una moneta svalutata rispetto ai valori attuali che non coincidono più con il potenziale economico dell'Eurozona. Sarebbe realizzato così il grande sogno della Germania di tornare al suo amato marco, forte e inossidabile, anche a rischio di spezzare in due l'Europa. Un'ipotesi ormai non più impossibile e irrealizzabile considerato che le grandi banche internazionali hanno già messo nel conto l'implosione a breve dell'euro. Certo se ciò accadesse alcuni paesi potrebbero trarne, nella disgrazia di far fallire il progetto europeo, anche un vantaggio. Un cambio più basso rispetto al dollaro rimette nella competizione internazionale le merci che adesso ne sono tagliate fuori. Una spinta importante per economie, ad esempio, come quella italiana con una forte componente manifatturiera e che il supereuro ha frenato. Il tabloid parla di «trattative segrete» fra la cancelliera Merkel e il presidente Sarkozy. E il governo tedesco, chiamato a chiarire, ha confermato «colloqui intensi» con la Francia, per presentare entro l'8 dicembre, al Consiglio europeo, proposte comuni. L'accelerazione è avvenuta nelle stesse ore in cui è in corso di organizzazione un vertice a Washinghton, domani: il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy incontreranno Timothy Geithner e Barack Obama, per discutere della crisi dell'Eurozona, con il presidente degli Usa che vuole aumentare la pressione, perché preoccupato dei contraccolpi che la crisi della moneta unica europea può avere sulla ripresa dell'economia americana. Dopo una settimana che ha tenuto altissima la tensione in Europa, con i tassi di interesse dei titoli italiani a due anni che hanno toccato al soglia del 7,6% (citati da Bild come la principale preoccupazione del momento) le indiscrezioni su questo scatto a sorpresa non vengono smentite in un comunicato ufficiale del governo tedesco. «Il governo tedesco è convinto che una modifica del trattato sia necessaria, per rafforzare in modo sostenibile le fondamenta dell'Unione economica e monetaria, e per riportare fiducia e dare nuova stabilità all'Unione» ha risposto un portavoce. «Per questo approccio si spende il governo tedesco con tutti partner. E al momento ci sono colloqui intensi naturalmente con la Francia. Germania e Francia vogliono insieme portare comuni rappresentazioni nel contesto del Consiglio europeo di dicembre» ha sottolineato Berlino. Non si ferma, intanto, in Germania, l'acceso dibattito sugli eurobond e sul ruolo della Bce. In un'intervista alla Berliner Zeitung, Jens Weidmann, esponente del consiglio direttivo della Bce, ha ribadito che la socializzazione del debito, effetto intrinseco di titoli del debito comuni, può essere immaginata solo «alla fine del processo di integrazione politica che si sta delineando». In materia anche il vicecancelliere Philippe Roesler ha ribadito la sua contrarietà. E c'è stata una presa di posizione radicale del ministro degli Esteri liberale Guido Westerwelle: «Finché i liberali saranno al governo non ci saranno gli eurobond». Sull'indipendenza della Bce ha lanciato un nuovo allarme il «dissidente» falco Juergen Stark, che alla Faz ha detto: «La pressione politica sulla Banca centrale europea è enorme. Sarà certamente utilizzata per l'abbattimento del debito». Fil. Cal.

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