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"Ora la Capitale può ripartire. Che fatica con la Lega"

Gianni Alemanno

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Giorni fa, quando Berlusconi ha deciso di dimettersi, Gianni Alemanno temeva che Roma Capitale fosse archiviata per sempre. Archiviati i «superpoteri», archiviato il riconoscimento di un ruolo alla città eterna tanto scontato quanto mai riconosciuto. Pensare che arrivasse a tempo di record un nuovo governo e, soprattutto, che riuscisse a dare il via libera entro il 21 novembre (la scadenza prevista) al provvedimento sembrava roba da miracolo. Invece l'incubo ha preso un'altra piega ed è arrivato il lieto fine. Ieri il Consiglio dei ministri, guidato da Mario Monti, ha approvato lo schema di decreto legislativo che disegna nuovi poteri per Roma, in quanto Capitale d'Italia. Ora toccherà alla Regione Lazio riempire la «scatola», con una legge che cederà funzioni specifiche al Campidoglio. Sindaco Alemanno, che significa per lei e per la città il via libera del governo al secondo decreto per Roma Capitale?  «Per me è una grande soddisfazione. Tra uccelli del malaugurio e difficoltà, ho disperato di farcela. Ma il risultato più importante è per Roma. Sono trent'anni che se ne parla senza raggiungere il traguardo. In termini alpinistici, oggi abbiamo valicato il passo e possiamo cominciare la discesa». Qual è stato il momento peggiore in questa scalata?  «Quando Calderoli si è rifiutato di presentare come ministro competente il decreto all'ultimo Consiglio dei ministri del governo Berlusconi. In quel momento ho temuto davvero che non se ne facesse niente».  E invece Monti s'è reso subito disponibile... «Da lui abbiamo avuto un meraviglioso segnale». Eppure il governo del professore è più «padano» di quello della Lega e del Pdl... «È un governo che ha il sostegno del Pdl e di partiti che non hanno pregiudizi territoriali. Sabato Monti mi ha telefonato e mi ha detto: "Io sono di Varese ma sono onorato di essere per alcuni mesi cittadino di Roma"». Invece Calderoli si dice «onorato» di aver bloccato nelle ultime due sedute del Consiglio dei ministri le norme su Roma Capitale.  «La sfida della Lega è il futuro. Se riesce a diventare un partito regionale ma federalista va bene ma se invece continua a parlare di secessione, allora è un problema non solo per Roma ma per tutti. In questo caso il Pdl dovrebbe chiarire il suo rapporto con il partito di Bossi». Calderoli dice anche che Roma ha avuto già troppi soldi. Ma quei famosi 500 milioni di euro che il governo Berlusconi le aveva promesso non sono mai arrivati per intero. O no?  «È così. Di quei 500 milioni necessari a pagare i debiti accumulati dalle amministrazioni che ci hanno preceduto, soltanto 300 arrivano dalla fiscalità generale, gli altri invece dalle tasche dei romani. Tra l'altro queste sono risorse che ci hanno dato per il passato, dal 2008 abbiamo tenuto i conti in ordine: siamo diventati un Comune virtuoso».  Ma quindi la Lega usa Roma soltanto per fare propaganda?  «Di propaganda ce n'è tanta. Il tema resta uno, scegliere: o si crede all'unità nazionale, e dunque a Roma, oppure no. In questo secondo caso non possiamo fare alcuna alleanza con loro».  Ora la palla passa alla Regione Lazio, che dovrà cedere alcune funzioni. Pensa che ci saranno problemi? «Abbiamo già firmato un protocollo d'intesa e ringrazio la presidente Polverini perché senza di lei non saremmo arrivati a questo punto. Ora bisognerà lavorare parecchio ma sono convinto che troveremo un'intesa virtuosa per entrambe le istituzioni».  Qualcuno propone di trasformare il Lazio in regione a statuto speciale. Si può fare? «È un ragionamento fondato e in effetti ci vorrebbe. Ma ora dobbiamo portare a compimento Roma Capitale».  A proposito, non sarebbe stato giusto che contestualmente a Roma Capitale il governo sciogliesse la Provincia di Roma?  «Lo farà quando varerà l'assetto di città metropolitana. In ogni caso, l'equilibrio di poteri con la Provincia dovrà essere affrontato anche dalla legge regionale».  Che cosa le consentiranno di fare i nuovi poteri? «Dimezzare tutti i tempi di approvazione dei provvedimenti che riguardano la vita dei cittadini e la crescita della città».  

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