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Monti parte da Roma Capitale

Il presidente del Consiglio Mario Monti

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Roma Capitale in cima all'agenda di governo. Il primo provvedimento all'attenzione domani mattina del nuovo esecutivo sarà infatti il secondo decreto che stabilisce i poteri del nuovo ente. Il provvedimento era in scadenza proprio domani e quindi la decisione del Consiglio dei ministri servirà per non fare restare lettera morta il lavoro sin qui compiuto per dare effettivi poteri di governo a Roma Capitale. "È significativo - osserva il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno - che domani, nell'ultimo giorno utile, il Consiglio dei ministri del nuovo governo tecnico metta le ali alla riforma di Roma Capitale. Dopo 30 anni di attesa, finalmente - prosegue - si stanno sbloccando tutti i passaggi legislativi necessari a dare una governance più adeguata alla nostra cità, al pari delle altre capitali europee".   NUOVE POLEMICHE Ma a poche ore dalla prima riunione del nuovo esecutivo, già sorgono le polemiche, non solo quelle scatenate dalla Lega, secondo la quale il nuovo governo dovrebbe concentrarsi sul federalismo fiscale e non certo partire da Roma Capitale, ma anche quelle di chi si oppone - è la polemica di oggi, sollevata da Pd e La Destra di Storace innanzitutto - a utilizzare questo secondo decreto su Roma Capitale per aumentare i posti dei consiglieri comunali. "Sui costi della politica Monti comincia malissimo... Ieri avevamo salutato favorevolmente la volontà di varare il decreto su Roma capitale, ma apprendiamo che il provvedimento conterrà il ritorno dei consiglieri comunali a 60. Non è una cosa normale in tempi di denuncia dei costi della politica. Roma ha bisogno di poteri, non di 60 biglietti da visita con scritto onorevole", scrive oggi su Facebook il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace. Per l'ex sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro, sarebbe, al contrario "assurdo tagliare il numero dei consiglieri a 48 nel momento in cui riconosciamo a Roma prerogative, funzioni e poteri più ampi". I PUNTI DEL PROVVEDIMENTO Mentre con il primo decreto si disegnavano i contorni di Roma Capitale, a partire dal nuovo nome del Consiglio comunale, che è diventato Assemblea capitolina, il secondo dovrà stabilire quali sono i poteri che vengono trasferiti dallo Stato al nuovo ente e quali, con legge regionale, verranno invece ceduti dalla Regione Lazio o gestiti in collaborazione tra le due istituzioni. Con il provvedimento si delimiteranno le aree di competenza statale che passano a Roma Capitale. Al Campidoglio dovrebbero andare la valorizzazione dei beni culturali, il commercio, le attività produttive, il turismo e la Protezione civile. Per quanto riguarda le materie attualmente di competenza regionale, i settori di cui si parla sono la pianificazione territoriale e il trasporto pubblico locale materia, questa, che sarà gestita in collaborazione tra i due enti istituzionali così come previsto nel protocollo condiviso da Regione Lazio, Campidoglio e Provincia di Roma. Ora, dopo la prima lettura in Consiglio dei ministri, inizia un iter di 90 giorni per ulteriori correzioni in sede parlamentare. Quindi il Cdm deve approvarlo in seconda lettura dopo la quale il decreto potr… entrare in vigore. Parallelamente, ci dovrà essere la legge regionale che regola i rapporti tra Regione Lazio e Roma Capitale. E il governatore del Lazio, Renata Polverini, ha già assicurato che la Regione proseguirà l'iter previsto. Ecco in pillole le norme del provvedimento:   ASSEMBLEA E GIUNTA CAPITOLINA  Gli organi di Roma Capitale sono l'Assemblea capitolina, la Giunta capitolina e il sindaco. L'assemblea è l'organo di controllo politico-amministrativo ed è composta dal sindaco e da 48 consiglieri che eleggono un presidente che convoca e dirige i lavori dell'assemblea. Il sindaco nomina i componenti della giunta capitolina (gli assessori) che possono essere al massimo 12 (un quarto dei consiglieri). È prevista l'incompatibilità tra ruolo di consigliere capitolino e assessore. La nomina ad assessore comporta la sospensione di diritto dall'incarico di consigliere e la sostituzione temporanea con un supplente (il candidato della stessa lista che ha preso tra i non eletti il maggior numero di voti). Il numero dei consiglieri viene ridotto da 60 a 48 dopo l'elezione successiva all'entrata in vigore del decreto. STATUTO  L'assemblea capitolina approva a maggioranza qualificata il proprio statuto entro sei mesi dall' insediamento. Nello statuto vengono anche indicati i criteri per l'adozione da parte della Giunta di una serie di regolamenti sull'ordinamento generale degli uffici e dei servizi. 15  CIRCOSCRIZIONI Lo statuto disciplina i municipi di Roma Capitale, come circoscrizioni di decentramento, in numero non superiore a 15 favorendone l'autonomia amministrativa e finanziaria. ORGANI CONTROLLO E CONSULTAZIONE CITTADINI Lo statuto prevede forme di monitoraggio e controllo del livello dei servizi ai cittadini da affidare a organismi terzi. Sono previsti inoltre strumenti di partecipazione e consultazione, anche permanenti, per promuovere il confronto tra l'amministrazione di Roma Capitale e i cittadini. PROCEDURA D'URGENZA  Per garantire il tempestivo adempimento degli obblighi di legge o per evitare l'omessa adozione di atti fondamentali di competenza dell'assemblea capitolina, il sindaco può richiedere che le relative deliberazioni siano sottoposte all'esame e al voto dell'assemblea con procedure d'urgenza. SINDACO PUÒ ESSERE SENTITO DA CONSIGLIO MINISTRI  Il sindaco può essere udito nelle riunioni del Consiglio dei ministri all'ordine del giorno delle quali siano iscritti argomenti inerenti alle funzioni conferite a Roma Capitale. STIPENDIO CONSIGLIERI  Il sindaco, il presidente dell'assemblea capitolina e gli assessori componenti della giunta capitolina hanno diritto di percepire una indennità di funzione, determinata con decreto del ministro dell'Interno, di concerto con il Tesoro e sentita l'Assemblea capitolina.  

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