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Niente pugno duro di Bruxelles contro le agenzie di rating

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Ilsegnale contro la speculazione arriva da Strasburgo: il parlamento dell'Ue ha dato il via libera definitivo al nuovo regolamento sui Cds, i «Credit Default Swaps» che rappresentano assicurazioni contro il rischio dei debiti sovrani, e le vendite allo scoperto, ovvero effettuate senza detenere i titoli. Da dicembre sarà vietato vendere «Cds nudi» (ovvero senza averli) sui debiti sovrani e da gennaio scattano le regole più strette sulle vendite allo scoperto meglio idenficate con lo «short sellings». «È la prima volta che l'Unione europea proibisce un prodotto che serve a speculare sugli Stati», ha osservato il relatore per il Parlamento europeo, l'ecologista francese Pascal Canfin. Nel provvedimento sono comunque previste eccezioni allo stop ai Cds «nudi», che possono essere ammessi quando un Paese teme riflessi sul proprio debito sovrano. Una opzione di «opt-out» voluta soprattutto da Italia e Spagna. Tali eccezioni sono comunque limitate nel tempo e sottoposte alla verifica dell'autorità europea sui mercati, l'Esma. Sul fronte delle agenzie di rating, su cui da tempo l'Europa aveva annunciato la stretta, ieri si è registrato invece un mezzo flop: la proposta del commissario Ue al Mercato Interno Michel Barnier, pensata soprattutto per limitare il potere delle agenzie sui Paesi a rischio, è stata ostacolata durante il collegio dei commissari ed ha perso la sua componente centrale ovvero la possibilità di sospendere il rating per i Paesi che negoziano un piano di aiuti. La «guerra» a Barnier è stata mossa dai colleghi Neelie Kroes (olandese, commissario all'Agenda digitale), Karel De Gucht (belga, commercio estero) e Cecilia Malmstrom (svedese, Affari Interni). Il compromesso approvato dalla Commissione dovrà ora passare il complesso iter di approvazione Consiglio-Parlamento, e Barnier, deluso dall'accordo, spera di poter «reinserire» gli intenti iniziali in corso d'opera. Nella proposta restano le sanzioni alle agenzie di rating in caso di grave errore, l'apertura alla concorrenza, l'obbligo di maggior trasparenza con la pubblicazione dei rapporti su cui si basano i rating dei Paesi e la comunicazione al governo interessato 24 ore prima del rating. Eppure le agenzie di rating rimangono ancora scettiche. Non sarà semplice convincerle: per Standard and Poor's le nuove regole «lasceranno gli investitori con meno rating sul debito europeo, di minore qualità e meno indipendenti», per Moody's «avranno un impatto fortemente negativo sull'accesso al credito ed incrementeranno la volatilità dei mercati in Europa».

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