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Ecco il governo Monti: i profili dei ministri

Il presidente incaricato del Consiglio Mario Monti a Palazzo Giustiniani

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Sono diciassette i ministeri del governo Monti: dodici con portafoglio (tra questi l'Economia, del quale Monti ha l'interim), cinque senza portafoglio. Tre le donne nella squadra di governo. I 12 ministeri con portafoglio sono: Economia, Mario Monti (interim) - Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata - Interno, Anna Maria Cancellieri - Giustizia, Paola Severino - Difesa, Giampaolo Di Paola - Sviluppo-Infrastrutture, Corrado Passera - Agricoltura, Mario Catania - Ambiente, Corrado Clini - Lavoro-Pari Opportunità, Elsa Fornero - Salute, Renato Balduzzi - Istruzione, Francesco Profumo - Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi. I cinque ministeri senza portafoglio sono invece: Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi - Turismo-Sport, Piero Gnudi - Coesione Territoriale, Fabrizio Barca - Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda - Cooperazione Interna e Internazionale, Andrea Riccardi. Sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricalà.   I PROFILI DEI NUOVI MINISTRI - ISTRUZIONE Francesco Profumo entra nella squadra di Governo dopo una lunga carriera accademica. Ligure (è nato a Savona il 3 maggio del '53), Profumo, ingegnere e docente universitario, dallo scorso 13 agosto è Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sposato, tre figli, ha iniziato la carriera nel 1978 in Ansaldo a Genova come ingegnere progettista. Nel 1985 si è trasferito a Torino dove ha intrapreso la carriera di ricercatore universitario e nel 1995 è diventato Professore Ordinario di Macchine e Azionamenti Elettrici nello stesso Ateneo. Ha quindi assunto la carica di Presidente della Prima Facoltà di Ingegneria del Politecnico dal 2003 al 2005; dal primo ottobre del 2005 è diventato rettore dello stesso ateneo (scadenza del mandato a settembre 2013). Il suo rettorato è stato caratterizzato da una forte spinta verso la collaborazione con diverse aziende internazionali (come Microsoft, Motorola) e con una apertura della didattica verso l'Estero. È stato «Visiting Professor» al Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell'University of Wisconsin-Madison (USA) nel periodo 1986-88, al Dipartimento di Ingegneria Elettrica della Nagasaki University (Giappone) nel periodo 1996-97, al Dipartimento di Ingegneria Elettrica della Czech Technical University-Prague (Repubblica Ceca) nel 1999 e alla Facolt… di Ingegneria dell'Universit… di Cordoba (Argentina) nel 2004 e nel 2005. Accanto alla carriera nella propria Università, Profumo è stato molto attivo in molti gruppi di lavoro internazionali, con numerosi riconoscimenti in tutto il mondo e tante pubblicazioni. Nel 2011 ha dato la sua disponibilità alla candidatura di Sindaco di Torino per il Partito Democratico, ma in seguito ha ritirato la candidatura. Presidente di Columbus, del Forum Torino ha fatto anche parte di un Panel del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (Civr) del ministero dell'Istruzione. Già membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, di Fidia SpA, Unicredit Private Bank, il 12 aprile 2011 è stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia e ha svolto ruolo di Consigliere per Il Sole 24 Ore e per Pirelli. GIUSTIZIA La prima donna ministro della Giustizia nella storia della Repubblica italiana è uno dei più noti avvocati penalisti. Sessantatrè anni, napoletana, Paola Severino arriva al dicastero di Via Arenula con un curriculum di peso: prorettore vicario dell'Università Luiss Guido Carli, professore ordinario di diritto penale presso la stessa Università della Confindustria e, soprattutto, avvocato di clienti 'illustrì. Ha difeso, tra gli altri, Romando Prodi nel processo sulla vendita della Cirio, il legale della Fininvest Giovanni Acampora nel processo Imi-Sir, Francesco Gaetano Caltagirone nell'inchiesta di Perugia su Enimont, Cesare Geronzi per il crac della Cirio, l'ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni nell'indagine sui fondi per la gestione della tenuta di Castelporziano. Ha lavorato nello studio di Giovanni Maria Flick prima che il professore fosse nominato Guardasigilli del governo Prodi, ha rappresentato l'Unione delle comunità ebraiche nel processo al nazista Erich Priebke, e tra le società-colosso alle quali ha dato assistenza legale ci sono Eni e Telecom.  Paola Severino si è laureata in Giurisprudenza all'Università di Roma La Sapienza nel 1971. Gli inizi della sua carriera universitaria sono al Cnr, vincitrice di una borsa di studio dal '72 al '75. Dal '75 all'87 ricopre l'incarico di assistente ordinario presso la seconda cattedra di diritto penale dell'Università La Sapienza. Poi il trasferimento all'ateneo di Perugia come professore ordinario di diritto penale commerciale alla facoltà di Economia. È titolare dell'insegnamento di diritto penale alla Scuola ufficiali carabinieri di Roma. Dal 30 luglio 1997 al 30 luglio del 2001 è stata - prima donna in assoluto anche in questo caso - vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura militare. Proprio mentre rivestiva quell'incarico ha vinto la classifica dei manager pubblici pi— ricchi: nel 1998 dichiarò infatti un reddito da 3,3 miliardi di vecchie lire. INTERNI Per la seconda volta dal 1861 ad oggi una donna si siede sulla poltrona di ministro dell'Interno. La prima era stata Rosa Russo Iervolino (ottobre 1998-dicembre 1999, governo D'Alema). Oggi tocca ad Anna Maria Cancellieri, prefetto in pensione, dallo scorso 20 ottobre commissario straordinario al Comune di Parma. Nata a Roma nel 1943, sposata e con due figli, nonna, laureata in Scienze politiche, giornalista pubblicista, Cancellieri inizia nel 1972 la sua carriera direttiva al ministero dell'Interno. Viene nominata capo ufficio stampa e relazioni esterne della Prefettura di Milano e responsabile del progetto Efficienza per la pubblica amministrazione. Continua a svolgere diversi incarichi nella prefettura del capoluogo lombardo - dove ha casa - tra i quali quello di sub-commissario al Comune. Nel luglio del 1993 viene nominata prefetto e torna a Roma, alla Direzione centrale per la documentazione presso la Direzione generale per l'Amministrazione generale e per gli affari del personale. Nel 1994 è a Parma come Commissario straordinario del Comune. In seguito assume gli incarichi di prefetto di Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova. Nel 2009 va in pensione. Ma a fare la nonna resta per poco tempo. Nel novembre di quell'anno viene infatti nominata commissario straordinario del Teatro Bellini di Catania. Nel febbraio 2010, il suo predecessore al Viminale, Roberto Maroni, la chiama a guidare - sempre nel ruolo di commissario - il Comune di Bologna, in seguito alle dimissioni del sindaco Flavio Delbono, travolto dal cosiddetto Cinzia-gate. Rimane nel capoluogo emiliano fino alle elezioni del 2010, ottenendo grande popolarità nella città e riconoscimenti bipartisan. Fino alla proposta di una candidatura a sindaco da parte di una lista civica in seguito appoggiata dal centrodestra. Lei, dopo averci pensato qualche giorno, rifiuta per l«'indisponibilità ad essere espressione di qualsiasi schieramento politico nazionale o locale». Rimane quindi in stand-by per qualche mese e torna in pista ancora come commissario, sempre in Emilia, ma questa volta a Parma, dopo le dimissioni del sindaco Pietro Vignali. Dopo neanche un mese c'è però la chiamata del duo Napolitano-Monti, a caccia di 'quote rosà nel gabinetto tecnico guidato dal professore. Anche su questo il prefetto ha le idee molto chiare: «io - ha detto - l'8 marzo l'abolirei, la donna non deve sentirsi razza a parte perchè siamo molto meglio degli uomini».   SALUTE  Renato Balduzzi, nuovo ministro della salute, è un giurista esperto di Sanità e presidente dell'Agenas, l'agenzia per i servizi sanitari regionali e al ministero della Salute ha già lavorato nell'ufficio legislativo del ministro di allora Rosy Bindi. Nato a Voghera, 56 anni, sposato con tre figli è professore ordinario di diritto costituzionale nell'Universit… del Piemonte Orientale e professore invitato nell'Universit… di Paris-Val de Marne (Paris XII). Suo il contributo a scrivere impostanti passaggi di leggi di riforma sanitaria varati durante il governo Prodi, come le norme sul lavoro in esclusiva dei medici del servizio pubblico. Nella sua biografia compaiono anche numerose pubblicazioni sul diritto regionale, l'organizzazione sanitaria, il diritto degli enti locali, drafting legislativo e anche le biotecnologie, tutti temi che fanno capo al dicastero che dovrà guidare.  Consigliere giuridico dei Ministri della difesa (1989-1992) e della sanità (1996-2000). Capo dell'ufficio legislativo del Ministero della sanità dal 1997 al 1999; tra il 1997 e il 1999 ha presieduto la Commissione ministeriale per la riforma sanitaria. Dal maggio 2006 Š consigliere giuridico del Ministro delle politiche per la famiglia. CULTURA  Lorenzo Ornaghi arriva nella squadra di Governo dopo una lunga carriera accademica. Nato a Villasanta (Monza) il 25 ottobre del 1948, è dal 1 novembre 2002 Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Nello stesso Ateneo ha conseguito la laurea in Scienze politiche nel 1972 e dal 1990 è titolare della cattedra di Scienza politica. Sempre alla Cattolica, è stato allievo di uno dei 'padrì della Lega, lo storico Gianfranco Miglio. Dal 1998 è membro del Consiglio di Amministrazione del quotidiano Avvenire, di cui dal 2002 è vicepresidente. È anche Direttore della rivista Vita e Pensiero e componente del comitato scientifico di numerose riviste, tra cui Filosofia politica, Quaderni di scienza politica, Teoria politica. Autore di numerosi volumi e saggi pubblicati su riviste italiane e internazionali, Ornaghi, oltre che alle indagini sulle trasformazioni del sistema politico e sul concetto di rappresentanza e organizzazione degli interessi, si è dedicato allo studio dell'integrazione politico-istituzionale dell'Europa. Ornaghi, che non è sposato e non ha figli, nel 2005 ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza, conferita dall'Università Cattolica Pazmany Peter di Budapest. Dal 2001 al 2006 è stato il primo Presidente dell'Agenzia per le Onlus. Dal 1996 è Direttore dell'Alta scuola di Economia e relazioni internazionali (Aseri), destinata alla formazione post-universitaria di esperti di sistemi economici e politici globali.   ESTERI Dalla prestigiosa poltrona di ambasciatore italiano a Washington alla guida della Farnesina.  L'ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, chiamato oggi a far parte della squadra dell'esecutivo di Mario Monti, sarà il nuovo capo della diplomazia italiana, succedendo a Franco Frattini. Per Terzi, il 'ritorno' alla Farnesina da ministro rappresenta il coronamento di una lunga carriera diplomatica che lo ha visto ricoprire alcuni dei principali incarichi della diplomazia italiana. Bergamasco, classe 1946, Terzi è entrato in diplomazia nel 1973 dopo una laurea in giurisprudenza, specializzandosi in diritto internazionale. Tra i vari incarichi ricoperti quello di Console Generale a Vancouver durante l'Expo '86, dove ha promosso importanti eventi per il commercio e la cultura italiana. Nel 1987 è tornato a Roma per prestare servizio prima presso la Direzione Generale degli Affari Economici, dove si è occupato soprattutto di nuove tecnologie, e in seguito alla Direzione Generale del Personale. Il suo successivo incarico all'estero è stato a Bruxelles, dove ha ricoperto la carica di Consigliere Politico presso la Rappresentanza d'Italia presso la Nato, in un periodo particolarmente impegnativo segnato dalla fine della guerra fredda, dalla riunificazione della Germania e dalla prima guerra del Golfo. Dal 1993 al 1998 è stato a New York presso la Rappresentanza d'Italia alle Nazioni Unite, dapprima come Primo Consigliere per gli affari politici, e successivamente come Ministro e Vice Rappresentante Permanente. Ha anche prestato servizio presso il Ministero degli Esteri a Roma come Vice Segretario Generale, Direttore Generale per la Cooperazione Politica Multilaterale e Diritti Umani e Direttore Politico, occupandosi principalmente di sicurezza internazionale e di questioni politiche, con particolare riferimento all'attività del Consiglio di Sicurezza, dell'Assemblea Generale e del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite oltre che quella di organi quali il Consiglio Europeo, la Nato, il G8 e l'Osce. Ha assistito il ministro degli Esteri sui temi della sicurezza internazionale, in particolare relativamente ad aree geografiche quali i Balcani occidentali, il Medio Oriente, l'Afganistan, l'Africa Orientale e a tematiche come la proliferazione nucleare, il terrorismo e i diritti umani. Tra gli incarichi degli anni scorsi di particolare rilievo all'estero vi è stato quello di ambasciatore d'Italia in Israele tra il 2002 e il 2004, un periodo caratterizzato dallo scoppio della seconda Intifada, dal rafforzamento delle relazioni tra Unione europea e Israele e da un rinnovato impegno da parte delle autorità israeliane e palestinesi a sostegno della Road Map. Dal 20 agosto 2008 al 30 settembre 2009, l'Ambasciatore Terzi è stato Rappresentante Permanente d'Italia alle Nazioni Unite a New York dove ha guidato la delegazione italiana al Consiglio di Sicurezza durante l'ultimo periodo del biennio italiano come membro non permanente nel 2007-2008 concentrandosi in particolare su Afganistan, questioni umanitarie e protezione dei civili nei conflitti. Per poi essere chiamato ad ottobre 2009 alla guida dell'Ambasciata di Washington.   DIFESA Un ammiraglio alla guida della Difesa. Giampaolo Di Paola, 67 anni, campano di Torre annunziata ed attuale presidente del Comitato militare della Nato, è il nuovo ministro della Difesa: l'ultima volta che un militare ha ricoperto questo incarico è stato 16 anni fa, quando il generale Domenico Corcione entrò a far parte del governo Dini, dal gennaio '95 al maggio 1996. Di Paola indossa l'uniforme da circa 48 anni. Entrato all'Accademia navale nel 1963, è stato nominato guardiamarina nel 1966. Quindi una serie di promozioni, fino a quella di ammiraglio di Squadra, il primo gennaio 1999.  È un sommergibilista. Dopo la specializzazione presso la Scuola sommergibili, infatti, dal 1968 al 1974 ha prestato servizio con vari incarichi a bordo dei sommergibili convenzionali Gazzana e Piomata. Ha poi comandato il CappellinI e il Sauro e, nel 1984-'85, anche la fregata Grecale. Dopo la promozione a capitano di vascello ha comandato la portaerei Garibaldi, negli anni 1989-'90. Si tratta di un ufficiale dalla vasta esperienza internazionale. Nel 1981 Di Paola ha frequentato il Nato Defence College a Roma; dall' '81 all' '84 ha prestato servizio a 'Saclant' (a Norfolk, in Virginia), nel settore della pianificazione di lungo termine, come ufficiale 'Asw' (guerra antisommergibile) e addetto al programma di guerra subacquea. Nell'ambito dello Stato maggiore della Marina ha assunto diversi incarichi di rilievo, tra cui quello di capo del 3/o Reparto piani e operazioni (1992/94). Dal '94 al 1998 è passato allo Stato maggiore della Difesa, come 'capo del Reparto politica militare. Il 30 novembre 1998 è stato nominato capo di gabinetto del ministro della Difesa, all'epoca Carlo Scognamiglio. Un incarico che ha mantenuto anche con il ministro Sergio Mattarella. Dal 26 marzo 2001 al 9 marzo 2004 Di Paola è stato Segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, e su quella poltrona è rimasto fino al 10 marzo 2004, quando è stato nominato capo di Stato Maggiore della Difesa. In questa veste ha coordinato la pianificazione di tutte le più recenti missioni internazionali dell'Italia, dall'Iraq all'Afghanistan. Ed è proprio la capacità dimostrata nel gestire queste delicate operazioni 'fuori areà - con senso pratico, ma anche la necessaria diplomazia - che gli è valsa quel consenso senza cui il 26 giugno 2008 non sarebbe stato nominato presidente del Comitato militare dell'Alleanza atlantica, posto ambito da diversi altri Paesi. L'incarico dell'ammiraglio sarebbe scaduto a fine giugno 2012, ma dovrà anticipare il rientro.   AMBIENTE  È il negoziatore climatico per l'Italia in campo internazionale (nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite4 sui cambiamenti climatici), ma è anche l'uomo che tiene insieme le aziende intorno all'idea di sviluppo sostenibile. Corrado Clini, neo ministro dell'Ambiente, si sposta di pochi metri: il suo ufficio attuale da direttore generale del dicastero di Via Cristoforo Colombo sale al piano nobile occupato precedentemente da Stefania Prestigiacomo.Attualmente alla guida della direzione generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l'energia, Clini - 64 anni, laureato in medicina del lavoro e in igiene e sanità pubblica - è 'senior research fellow' ad Harvard ed è autore di oltre 40 pubblicazioni scientifiche. È coordinatore della Commissione tecnica del Cipe che ha elaborato il piano nazionale per la riduzione delle emnissioni dei gas ad effetto serra; è stato presidente del comitato nazionale di gestione per le attività del protocollo di Kyoto (2005-2009); focal point del protocollo di Montreal per la protezione della fascia di ozono; è stato membro del consiglio di amministrazione e vice commissario dell'Enea (2004-2007); membro del China Council for International Cooperation on Environment and Development; membro del board dell'Agenzia europea dell'ambiente. Tra il 2002 e il 2009 ha programmato e coordinato oltre 900 progetti, soprattutto sulla modellistica e sulla valutazione dei cambiamenti climatici, ricerca e sviluppo delle tecnologie a basso impatto ambientale. Di particolare rilievo, quelli nel Mediterraneo, in Medio Oriente e in Cina. Inoltre, ha avuto un ruolo fondamentale durante il G8 svoltosi in Italia nel 2009, nell'ambito del Forum sulle tecnologie a basso impatto di carbonio (Trieste e Bologna) e del vertice dei ministri dell'Ambiente a Siracusa. Ha ricoperto la carica di presidente della Global Bioenergy partnership (2005-2009), a cui aderiscono 20 Paesi. Infine, da agosto è presidente del Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste. Il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, torna a Palazzo Chigi dove è già stato segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sposato, due figlie, Catricalà è stato fino ad oggi Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ruolo ricoperto dal 9 marzo 2005. Il suo incarico all'Antitrust sarebbe terminato a marzo 2012, momento in cui, secondo le sue stesse parole, avrebbe puntato a «rindossare la toga», tornando quindi alla sua lunga carriera di magistrato e giurista. Nato a Catanzaro il 7 febbraio 1952, a ventidue anni si è laureato con lode in legge a Roma ed è stato nominato, a seguito di concorso, assistente di Pietro Rescigno (La Sapienza - Facoltà di Giurisprudenza), di cui era stato studente. Per due anni ha studiato economia, sociologia, storia e scienza dell'amministrazione presso l'Istituto Luigi Sturzo di Roma, dove è stato allievo di Federico Caffè. A ventiquattro anni ha vinto il concorso in magistratura ordinaria e ha superato l'esame di abilitazione all'esercizio della professione forense. Ha vinto i concorsi per procuratore dello Stato e, a ventisette anni, per avvocato dello Stato. Nel 1982 ha vinto il concorso per consigliere di Stato. Dal 2006 è Presidente di sezione del Consiglio di Stato in posizione di fuori ruolo. Presidente e componente di collegi amministrativi, ha collaborato con l'Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato Capo di Gabinetto e consigliere giuridico nei Ministeri. È stato segretario generale dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Il 18 novembre 2010 è stato designato dal consiglio dei ministri presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, carica alla quale ha rinunciato nove giorni dopo, prima che le Commissioni parlamentari esprimessero il parere sulla sua nomina.   RAPPORTI CON IL PARLAMENTO Una posizione delicata quella che ricoprirà Piero Giarda che dovrà mediare i rapporti tra un Governo tutto tecnico con il Parlamento. Ma Giarda ha già esperienza in questo senso avendo passato, come sottosegretario al Tesoro, 6 anni tra le aule e le commissioni parlamentari. Tra le ultime attività svolte da Girda il coordinamento di uno dei tavoli di analisi sull'analisi della spesa pubblica all'interno della riforma del fisco. Laureato in economia e commercio nell'Università Cattolica di Milano nel 1962, - si legge sul sito de 'Lavoce.infò con il quale collabora - ha studiato nelle Università di Princeton e Harvard nel periodo 1965-69; libero docente di Scienza delle finanze e diritto finanziario nel 1970. Ha insegnato all'Università Cattolica dal 1968 fino al 1976 in qualità di professore incaricato; dal 1976 al 2001 in qualità di professore ordinario di Scienza delle finanze. Ha insegnato anche alla Università degli Studi della Calabria dal 1972 al 1975 e all'Università di Harvard nel 1970. Tra le materie di insegnamento anche economia politica, politica economica e finanziaria, econometria. È responsabile del Laboratorio di Analisi Monetaria nell'Università Cattolica. Componente del Comitato direttivo della scuola per il dottarato in Economia e finanza delle amministrazioni pubbliche. Ha svolto attività di consulenza alla Presidenza del Consiglio e al Ministero delle Finanze. È stato Presidente della Commissione Tecnica per la Spesa pubblica presso il Ministero del Tesoro dal 1986 al 1995. Poi sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001 con i governi Amato, D'Alema (I e II), Prodi (I) e Dini (I).   AGRICOLTURA Mario Catania, neoministro delle Politiche agricole, è un supertecnico esperto di politiche comunitarie, con un bagaglio di importanti incarichi a Bruxelles. Attualmente responsabile del Dipartimento delle politiche europee e internazionali del dicastero delle Politiche agricole, è il dirigente che ha finora trattato per l'Italia la Pac, la proposta di politica agricola comune vera 'bestia nerà per l'intero mondo agricolo nazionale. Romano, 59 anni, laureato in giurisprudenza, Catania sarà quindi il ministro in prima linea a Bruxelles nelle trattative per la messa a punto della Pac nei prossimi mesi, cercando di mettere argine ai tagli dei finanziamenti previsti per l'Italia. Con l'ingresso nel 1978 al ministero, quella di Catania è stata una carriera tutta interna al dicastero di via XX settembre, stretto collaboratore degli ultimi tre ministri delle Politiche Agricole. Nel settembre 1997 è stato nominato esperto presso la rappresentanza permanente a Bruxelles, nel 2008 è diventato direttore generale del ministero, nell'ottobre 2009 nominato nell'attuale incarico di capo del Dipartimento che cura le relazioni comunitarie ed i rapporti internazionali in sede bilaterale e multilaterale, compresi i lavori dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) in raccordo con il Ministero degli affari esteri. LAVORO Una signora minuta e gentile con carattere di ferro: Elsa Fornero, neo ministro del Welfare, economista è una delle maggiori esperte di previdenza in Italia. Nata a San Carlo Canavese (Torino) nel 1948 è professore di Economia Politica presso l'Università di Torino. Convinta sostenitrice di una riforma strutturale e non estemporanea della previdenza che comprenda l'estensione del metodo «contributivo pro rata» per tutti Fornero ha sottolineato anche più volte la necessità di una fascia flessibile di uscita per uomini e donne tra i 63 e i 70 anni. Questo tipo di interventi oltre a essere equi e di prospettiva potrebbero portare risparmi consistenti. Il calcolo dell'importo della pensione, nel caso di contributivo e di fascia flessibile di uscita, sarebbe a questo punto collegato ai contributi versati e al momento nel quale si decide di uscire dal lavoro. Fornero ha inoltre ribadito più volte la necessità di un intervento «universale» che elimini ogni sacca di privilegio. Vice presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo e coordinatore scientifico del CeRP (Center for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto, Fornero è membro del collegio docenti del dottorato in Scienze Economiche dell'Università di Torino e docente presso l'Università di Maastricht. È componente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Welfare, editorialista de Il Sole 24 Ore e membro del CdA di Buzzi Unicem. Sposata con Mario Deaglio, economista ed editorialista della «Stampa» ha due figli e tre nipoti. Il lavoro difficile che questo Governo si prepara ad affrontare non la spaventa ma cercherà di ritagliarsi del tempo per tornare nella sua Torino e soprattutto il week end in campagna per vedere i bambini e curare l'orto di cui è appassionata.   COOPERAZIONE Se l'obiettivo era quello di premiare l'esperienza, Andrea Riccardi, neoministro alla cooperazione internazionale, è certamente l'uomo giusto al posto giusto. Fondatore della comunità di Sant'Egidio, diffusa in 73 paesi del mondo con larga presenza in Africa e America Latina, con progetti innovativi proprio nel campo della cooperazione internazionale, Riccardi gode di grande stima all'estero. Basti pensare che la rivista americana Time nel 2003 lo ha inserito nell'elenco dei 36 «eroi moderni» d'Europa, che si sono distinti per coraggio professionale e impegno umanitario. Ma non solo: è stato uno dei pochi non politici a ricevere il prestigioso premio Carlo Magno, attribuito a chi si è distinto nella promozione di un'Europa Unita e nella diffusione di una cultura di pace e dialogo. Premio ottenuto negli anni da De Gasperi, Churchill, Ciampi e Angela Merkel. Romano, classe 1950, professore di fama internazionale, oltre che uno dei laici piu« autorevoli nel panorama religioso, Riccardi è ordinario di Storia Contemporanea alla Terza Università degli Studi di Roma. È uno studioso della Chiesa in Età moderna e contemporanea, ma anche del fenomeno religioso nel suo complesso. Tra le sue più recenti pubblicazioni, la Biografia di Giovanni Paolo II del 2010 per le Edizioni San Paolo, poi tradotta in dieci lingue. Con la Comunità di Sant'Egidio, fondata insieme con un gruppo di studenti del liceo romano Virgilio, è stato sempre in prima linea per la giustizia sociale, i diritti degli ultimi, la pace, portando avanti in oltre quarant'anni di impegno numerosi progetti di sviluppo per il Sud del mondo. Ha avuto un ruolo di mediazione in diversi conflitti e ha contribuito al raggiungimento della pace in alcuni paesi, tra cui il Mozambico, il Guatemala, la Costa d'Avorio. Schivo e riservato, (poche le interviste concesse negli ultimi anni) Riccardi ha firmato spesso articoli su giornali e settimanali. «Senza una rivolta morale - ha scritto a luglio di quest'anno su Famiglia Cristiana- l'Italia non ha futuro». Un articolo nel quale neo ministro della cooperazione si soffermava sulle responsabilità dei politici («non hanno ridotto i privilegi») ma non solo. E sottolineava: «Non c'è futuro senza storia; soprattutto in Italia, ricca di vestigia e di monumenti. Ma la cultura umanistica e la storia sono poco considerati». SVILUPPO, INFRASTRUTTURE E TRASPORTI «Non investiremmo 500 miliardi e non andremmo in giro a dire che il paese è meglio di quello che sembra se non lo pensassimo». Lo diceva qualche settimana fa l'amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, neo ministro per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti parlando di un rischio default che per l'Italia «c'è» così come però la possibilità di farcela. Non siamo la Grecia, che pure deve essere salvata e su cui l'Europa ha commesso già tanti errori, diceva, noi dobbiamo salvarci da soli: «qualcosa è stato fatto, ma adesso occorre fare bene i compiti». E lui si è impegnato in prima persona per svolgerli. In oltre trent'anni di carriera si è occupato di informatica, finanza, editoria, credito, amministrazione pubblica, ancora banche. Oggi, a 57 anni, il responsabile del Ministero di Via Veneto accetta la sfida di occuparsi del rilancio dell'economia italiana. Il banchiere è stato spesso dipinto con il cuore al centro che guarda a sinistra, (ha votato per le primarie del Pd), nominato da Prodi e Ciampi alla guida di Poste Italiane, è da decenni in sodalizio con il professor Bazoli, vicinissimo al leader dell'Unione. Negli ultimi anni però Passera si è sempre più smarcato da questa etichetta occupandosi, tra l'altro, e in prima persona, del risanamento di Alitalia, caro all'ex premier Berlusconi. In tutti questi anni, l'ex McKinsey (come il suo 'rivalè Profumò) si è guadagnato appellativi di ogni genere - manager decisionista, duro idealista, risanatore quando era alla guida di Poste Italiane. Per colui che tra le tante sfide vinte annovera appunto quella di Poste, definita anni fa dal Financial Times «un'azienda che non è più motivo di imbarazzo nazionale», l'etichetta di banchiere di 'sistemà è però quella più duratura. Quella che lo ha anche differenziato da Unicredit. Quando quest'ultima guardava più all'Europa, Passera all'Italia, Piazza Cordusio evitava operazioni finanziarie che potevano avere implicazioni politiche, Ca dè Sass ne valutava comunque la fattibilità. Nato a Como a fine dicembre del 1954, Passera è sposato, ha tre figli e uno in arrivo per i primi mesi del prossimo anno: due dal primo matrimonio, Luigi e Sofia, l'ultima Luce nata poco più di un anno fa dalla seconda moglie Giovanna Salza. Laurea alla Bocconi di Milano (come Monti) e un master in Business Administration alla Wharton School di Philadelphia, il neo ministro si dimostra fin dai suoi primi passi nel mondo del lavoro un enfant prodige. Inizia la carriera come manager all'Olivetti e, dopo un' esperienza in McKinsey (1980-1985), torna a Ivrea dove diventa braccio destro dell'ingegnere, presidente, amministratore delegato e direttore generale della Cir. È di quegli anni la sua prima esperienza nel mondo del credito: dall«88 al '95 è vice presidente del Credito Romagnolo. Sempre per De Benedetti, Passera sbarca nel mondo dell' editoria diventando prima direttore generale della Mondadori e poi vice presidente e amministratore delegato del Gruppo Espresso-Repubblica. In quelle vesti - è l'inizio degli anni Novanta - si trova a fronteggiare ptoprio Silvio Berlusconi sul lodo Mondadori. Dal 1992 al 1996 è amministratore delegato di Olivetti nel periodo della grande ristrutturazione dell'informatica e dell' avvio di Omnitel e di Infostrada nel mondo della telefonia. Lascia Ivrea nel 1996 per diventare amministratore delegato dell'Ambroveneto al fianco di Bazoli, che per la nuova banca punta su un manager con esperienze nel mondo dell'industria. Quando però va in porto l'acquisto della Cariplo, la scelta di capo azienda cade su Carlo Salvatori. Passera tenta di mettersi in proprio lanciando un progetto di banca virtuale, ma quell'idea rimane nel cassetto perchè proprio in quei giorni arriva la telefonata dell'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi che, assieme al ministro del Tesoro dell'epoca, Carlo Azeglio Ciampi, lo sceglie come l'uomo su cui puntare per risanare le disastrate Poste. Passera si rimbocca le maniche - look per lui abituale, come dimostrano le numerose foto che lo ritraggono informalmente in camicia - e trasforma il monolite romano prima in una Spa e poi, grazie anche al piano di impresa da lui pensato e progettato, in un'azienda pronta a fare utili. Proprio sul traguardo torna al timone di una grande banca, Intesa, che poi si unirà al Sanpaolo di Torino. Adesso la sfida politica sotto i riflettori dell'Europa e del mondo intero.   SPORT  È un cursus honorum tutto legato al mondo dell'economia e della finanza quello di Piero Gnudi, neoministro del Turismo e dello Sport del Governo Monti. Con una carriera decisamente di rilievo, segnata da incarichi di massima responsabilità in alcune delle società più importanti del nostro Paese, Gnudi, laureato in economia e commercio nel 1962 presso l'Università di Bologna, ha rivestito numerose cariche all'interno di consigli di amministrazione e di collegi sindacali di società come Stet, Eni, Enichem e Credito Italiano. Tra il '95 e il '96 è stato consigliere economico del ministro dell'Industria; dal 1994 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell'Iri, con l'incarico dal 1997 al 1999 di sovrintendere alle privatizzazioni, e - dal 1999 al 2000 - nel ruolo di presidente e amministratore delegato; sempre presso l'Iri ha quindi svolto (dal 2000 al 2002) le funzioni di presidente del comitato dei liquidatori. Membro del direttivo di Confindustria, della giunta direttiva di Assonime, del comitato di indirizzo strategico per lo sviluppo della Piazza Finanziaria Italiana, del comitato esecutivo dell'Aspen Institute, del comitato per la corporate governance delle società quotate, presidente onorario dell'Osservatorio Mediterraneo dell'Energia, ha ricoperto anche l'incarico di presidente del consiglio di amministrazione di Emittenti Titoli, nonchè di consigliere di amministrazione di Unicredit, di Astaldi e de 'Il Sole 24 Orè. È stato infine presidente del consiglio di amministrazione dell'Enel e nel cda di Unicredit.   AFFARI EUROPEI Enzo Moavero Milanesi è il ministro degli Affari europei del governo guidato da Mario Monti. Un ingresso nell'esecutivo, quello del 57enne avvocato e attualmente giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia Ue, dato per scontato negli ultimi giorni. Moavero che conosce bene il nuovo premier perch‚ ne è stato capo di gabinetto ai tempi della Commissione Ue, era stato indicato quale papabile sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un incarico che poi Monti ha deciso di affidare a Antonio Catricalà, dando però a Moavero un posto chiave in un momento in cui, mai come ora, i rapporti con l'Unione Europea sono cruciali. Già capo di gabinetto dei commissari europei Filippo Maria Pandolfi e Mario Monti a Bruxelles e consigliere a Palazzo Chigi di Amato e Ciampi nel 1992-1993, Moavero è esperto di mercato e concorrenza, con una vita trascorsa in gran parte all'estero, dedicata al mercato ed al diritto internazionale. Considerato da molti come una sorta di alter ego giuridico di Monti, il nuovo responsabile degli Affari europei - sposato e padre di tre figli - all'inizio della sua carriera è andato a Yale, dopo la laurea in legge alla Sapienza nel 1977 e un tirocinio in uno studio legale di diritto internazionale. Poi è arrivata la specializzazione al College de France di Bruges in diritto comunitario e quella in diritto internazionale, alla University of Texas, a Dallas. Nel 1993 è entrato, a meno di 30 anni, come funzionario della Direzione generale della Concorrenza della Commissione dell'allora CE, passando sei anni dopo al gabinetto del vicepresidente. In veste di consigliere dei governi Amato e Ciampi dal 1992 al 1994, è tornato spesso a Roma. Amato lo nominò poi capo del Segretariato per gli Affari Europei nell'ambito del Segretariato generale della Presidenza del Consiglio, con funzioni di coordinamento della politica economica italiana con la politica comunitaria. L'incontro con Monti risale al 1995 quando il commissario per il mercato interno, appena nominato, lo chiamò a capo del suo gabinetto. Per poi portarselo dietro anche dopo quando il professore assume la guida della Commissione alla concorrenza. Nel 2002, nel pieno del mandato di Monti alla Concorrenza, Moavero viene nominato segretario generale aggiunto della Commissione Europea. Dal 2005 al 2006 diventa direttore generale dell'Ufficio dei Consiglieri per le Politiche Europee della Commissione, per poi giurare a Lussemburgo come giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia della Ue. Moàvero (si legge così: con l'accento sulla a, precisano i suoi conterranei) appartiene a una famiglia le cui radici affondano nella storia del Lodigiano. Con avi tra gli abitanti di Cavenago d'Adda dall'anno 1460, Moavero è - si apprende da alcune fonti del territorio - diretto discendente dei Bocconi che, partendo da Cavenago, finirono poi per fondare a Milano la Rinascente prima e l'Università Bocconi poi.  

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